Nadia Agustoni

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L’essere umano ha umiliato il suo simile, degradandolo a mera cosa da possedere, sacrificandolo al profitto.

La fabbrica, così come si è rivelata nel Novecento, con le sue rigide, militaresche gerarchie, è ancora una realtà. Così com’è ancora una realtà la divisione in classi che impone agli ultimi di essere marchiati a fuoco come animali e incatenati l’uno all’altro.

Nadia Agustoni ci ricorda che vi possono essere luoghi in cui l’umano si estingue completamente, poiché nell’uomo c’è anche la possibilità di non risvegliarsi all’altro; c’è anche la possibilità del male più profondo.

Ecco una poesia che finalmente sottrae le umane esperienze all’aridità emotiva, all’indifferenza coscienziale, alla vacuità dell’estetico. Una poesia che ci invita a rifuggire da una comunità ridotta a mercato, dove gli individui sono degradati a un groviglio di interessi. Una poesia che si affida a una parola che non ha patria, né professione, né potere.


 

L’alba è coniglio

 

1

le parole sono l’alba. l’alba è coniglio. corre davanti all’auto. bestiola impaurita. manda avanti le gambe e il muso. tutto questo è qui. sono sveglio da tanto. prima le maniche del maglione alla bocca. il caffellatte. i biscotti. a volte il pane. mi arrangio l’uscita per il giorno. l’alba fredda a metà ottobre. ai morti avremo nebbia. senz’altro il vento delle montagne a tagliare il volto. 5,50 timbrato il cartellino. il cancello alle spalle. il corridoio al buio. luci si accendono di colpo. giacca e borsa nello spogliatoio. mi muovo. il corridoio al freddo. il reparto e le macchine. macchie scure cadono dal soffitto. dieci minuti. parte il rumore. il giorno è giorno tra tanti. succede in fretta quel vuoto senza parole. i gesti nel significato. non arriva nulla più in là di noi.

 

2

muovo da terra le casse. casse coi pezzi di ferro. diventano il ferro di altre macchine. pezzi lavorati. subito limati. il braccio fa gavetta da tanti anni. si impara a resistere. non più in là. la prima ora veloce. la seconda uguale. alle 8 il controllo. passano parole grosse. ingrosseranno di più. durante la mattina bisogna bollire col caffè.

 

3

le braccia abbiamo ferite. bruciature portate con magliette. siamo una pelle che ci sta dentro. alle 9 mi ricordo i mandarini la mela. il caffè lungo. o il the. nel the tanto zucchero. le macchinette del liofilizzato e quelle coi dolci. brioche a 60 centesimi di euro. al supermercato 6 con 1 euro e 20. oppure cioccolato. 1,50 il fondente di 100 grammi. la pausa dai 5 ai 7 minuti. la ritirata al gabinetto.

 

4

alle 10 le ossa. più o meno dolore. scricchiolo. il ritmo sale. calcolo dei pezzi appena fatti. il momento di accelerare. da una macchina all’altra. la fretta stringe il corpo a qualcosa. carichi e togli. ricarichi e limare. 4 per volta su una macchina. 8 su due macchine. le orecchie capiscono i rumori. le voci alte. arrivano a colpi. sentire parole intere no.

 

5

alcuni siamo italiani. gli altri non si sa sempre tutto. il pakistano non parla. si volta da un’altra parte. le ragazze berciano. alcune coi diplomi. lavorano qui contando di andarsene. una da 9 anni. veterana di tuta blu. i suoi capelli biondi. ci guardiamo. deboli per vivere. passa fino all’orlo della voce. passa e non si ferma.


Nadia Agustoni (1964) scrive poesie e saggi. Suoi testi sono apparsi su riviste, antologie, lit-blog. Del 2017 sono I Necrologi, del 2016 è Racconto Aragno, del 2015 Lettere della fine Vidya e la silloge [Mittente sconosciuto] Isola Edizioni; del 2013 è il libro-poemetto Il mondo nelle cose (LietoColle). Una silloge di testi poetici è nell’almanacco di poesia Quadernario (LietoColle 2013). Nel 2011 sono usciti Il peso di pianura ancora per LietoColle, Il giorno era luce, per i tipi del Pulcinoelefante, e la plaquette Le parole non salvano le parole, per i libri d’arte di Seregn de la memoria. Del 2009 la raccolta Taccuino nero (Le voci della luna). Altri suoi libri di poesie, usciti per Gazebo, sono: Il libro degli haiku bianchi (2007), Dettato sulla geometria degli spazi (2006), Quaderno di San Francisco (2004), Poesia di corpi e di parole (2002), Icara o dell’aria (1998), Miss blues e altre poesie (1995), Grammatica tempo (1994). Vive a Bergamo.