Autori del Premio Montano

Camilla Ziglia

Da “Materia di vita”

 

SPAZIO IN LUCE


 

***

11

IL COSTO DEL NON DETTO

 

Nel vuoto d’aria dopo il grido

il senso si sostanzia

entro il riempimento dei polmoni.

 

Trasuda dagli occhi tutta

la creta che non ha preso forma

e da altri occhi si lascia modellare

lontana dalla prima intenzione.

 

Anche il non detto

svapora il suo vero

e talvolta ha il maggior prezzo.

Annarita Zacchi

Da “Zerbino - utopie del corpo”

Allegorie del corpo in movimento

 

***

lasciato il sentiero, le altimetriche

previsioni, nelle discese sfatte di

pietraie, in stagni dove saltano grilli

 

ginocchia, mento, nocche

in attesa che il monte riveli

il masso destinazione.

 

Prima che faccia buio,

e in ogni caso disporsi

ad altro ritrovamento.

 

***

Stefano Vitale

Da “Lo stato dell’arte”

 

STARE AL GIOCO

 

***

Si nascondono le cose in piena luce

misteriosa eclisse nell’evidenza di sé

scolpita nel fulgore dei propri contorni

tesa è la volontà del dire

il limite felice d’esserci

umile e potente verità

precipitata in solo un minuto

è la ribelle presenza che si oppone

al grumo malefico della natura

volgendo lo sguardo verso la sera

Angelo Verdini

Da “Le nespole e la canaglia”, Affinità elettive, 2018

 

***

 

Negrieri

 

1.

B. chiude gli occhi e dorme invece di gridare,

scopre di essere

pigra invece di sperimentare

(legge poesie sentimentali).

B. respira con regolarità.

 

1.1.

B. è reticente, non parla ma non protegge

nessuno. D’altra

parte nessuno offre

garantisce la parola. Chi fa domande, lo fa

Roberto Uberti

Da “Affinitudini”

 

***

Permutazioni

 

Non sono sensazionale. Non ho nemmeno capito come ci si può destare la mattina

scolpendo incauti sorrisi, giacché le gocce del risveglio mi

paiono sempre assai amare, non così deliziose come taluni decantano.

Gli elementi della terra mi invitano a non articolare insani suoni

di agevole interpretazione, poiché nessuna delle mie sverniciate parole

Renato Sida

Da “Fughe”

 

***

In te un nodo ho scorso di schemi

e di parole, ho trovato in te

financo il sole ingarbugliato nelle liane.

Lo sciuride risale a rubarti un'intuizione

e poï fugge su,

tra le fronde in cui si strugge e si nasconde.

Già dall'abisso tu ti siedi affiso

o pratichi il sentiero irto in cui

non-vivo ad inseguirti, ablativo.

 

***

no, non era la coscienza

a soggiogarmi in questo fitto

stuolo

Giulia Scuro

Da “Sedute in piedi”, Oèdipus edizioni, 2017

 

***

 

Dodicesima ora di lavoro

 

[…]

Dottoressa, il suo schema prevede

vettori ascendenti,

non comprende la parabola al piede:

funzione cui l’ansia espone i perdenti.

La parabola, come una lama,

fende il piano crocifisso dagli assi

riducendo l’insieme di due incognite al vano

arginare l’ignoto per contarne i passi.

Federico Romagnoli

Da “La meta fisica (Enigmi e interstizi)”


Barbarìe

 

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Enfer

 

L'enfer mi rode dentro

gradito ospite o sillaba

tremenda e mio

profondo.

 

***

Memoria

 

Memoria tetro limpido contrasto

come l'asfalto rovinato che scotta

che brucia disintegrando.

 

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Il buio

 

Un fitto anfratto di stelle

Gabriele Pepe

Da “L’inferno del nostro portento”

 

Metafisiche da passeggio

 

2.

Tra basso cielo e vasta terra concedersi una tregua:

una promessa di purezza totalmente disarmata,

il nostro armamentario inferno deposto per la resa

 

e aprirsi al perdonare come sempre fa la retina

ogni qualvolta che, nel suo duplice affabulare,

il mondo capovolge spacciandolo per vero.

Simulacro intellegibile tutto mirato a lucido

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