Lella De Marchi

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Se il bianco è il colore che li contiene tutti, allora il nome eponimo che agisce in queste pagine, non può non contenere in sé tutte le moltitudini di senso che la poesia riverbera in una voce. Infatti, nella dichiarazione di poetica che apre il poemetto, Lella De Marchi ci informa su tutto ciò che Bianca è e non è, riassumendo ogni metamorfosi nel progetto e nel desiderio di un’opera che “parla come parla un’intenzione, al fondo di tutto le cose, prima di tutte le cose”. Ecco, una lingua che dà corpo al suo significato, non con un movimento o una direzione stabiliti da un principio, ma costruendo con la sua vocalità una struttura mossa, dalle fondamenta foniche, sempre imprevedibili. Perché la parola dell’autrice svolge i suoi tratti distintivi nel mare di una sonorità concreta che fa della poesia una materia fluente, che scava se stessa con lacerazione o accarezza il sentimento del reale e del vero. Lì dove non basta trasgredire norme consumate, ordinarietà comunicative svuotate di significanza “se poi il mondo/ non lo inventi”, scrive con un cenno di giusto ammonimento. Bianca smonta le consuetudini con una scrittura che dice come sia inafferrabile e molteplice la natura della poesia: che è natura umana intonata in una melodia. Anche nell’errore, anche nel dolore il centro propulsivo deve sviare dal conforme, fino all’estremo della dissomiglianza verso ciò da cui prende o dà vita: “il mio cuore è/l’unica cosa che non mi assomiglia”. Così parla Bianca: dal fondo della sua presenza di corpo in essere, quale libertà e unicità di poesia con poesia. Perché questo è il passo, distorto ma necessario e incomparabile, del poema che oltrepassando se stesso e la pagina bianca si avvia prima dell’inizio per terminare dopo la fine.

 

 

Incipit

 

Bianca è la pagina bianca, che fa paura e che seduce chi sa che deve o che può provare a riempirla, chi si trova a giocare o lottare col vuoto, senza bucarlo o ferirlo.

Bianca è la somma di tutti i colori, il colore che non esiste che non vedi ma c’è, prima di ogni colore. Bianca è un’aspirazione al contrario, il sentimento in ogni contrario.

Bianca non ha una forma predefinita, è un po’ dappertutto è in tutte le cose, Bianca ha la forma che nel mondo hanno le cose, prima di tutte le forme prima di tutte le pose.

Bianca non è una donna perché il suo nome finisce per a.

Bianca, se la trovi, la trovi soltanto ad Ibiza, in questa terra c’è solo una terra che possiamo che dobbiamo abitare, che sia solo la nostra, che ci concede il diritto di cittadinanza, nel breve spazio tra l’inizio e la fine.

Bianca non è una poesia, non è un romanzo, non è una canzone, Bianca è un’intenzione, e parla come parla un’intenzione, al fondo di tutte le cose, prima di tutte le cose.

Bianca non sono io.

 

 

Bianca non è un santo, non lo è stato

 

Bianca non è un santo non lo è stato,

Bianca fa l’amore o forse sesso un po’

con tutti, Bianca è tipo-indipendente,

un po’ ricordi di classe operaia un po’

aperitivo trendy post-lavoro, un po’

nullafacente un po’ sé stessa-facente,

Bianca non è un santo non lo è

stato, Bianca fa l’amore o forse sesso

un po’ con tutti e pensa, Bianca

pensa che un cuore solo non ha occhi per

vedere e gli occhi non hanno un

cuore solo per vedere la nostalgia

 

 

Bianca volentieri cederebbe alla tentazione di parlare senza dire niente

 

Bianca pensa che in ogni tempo volentieri

cederebbe alla tentazione di ritrovarsi

immutata superando l’effetto serra e

il tempo più ostinato, Bianca

pensa che in ogni tempo volentieri

cederebbe alla tentazione di riuscire a

non pensare per poter parlare senza

dire niente, senza aggiungere

al rumore altro rumore, senza

diventare una spiegazione, senza

diventare necessaria, necessaria

come una spiegazione

 


Lella De Marchi è poeta, scrittrice, performer.

E' laureata in Lettere Moderne indirizzo storia dell'arte contemporanea all'Università di Bologna. Ha seguito laboratori di scrittura creativa e sceneggiatura cinematografica con Andrea Camilleri, Ugo Pirro, Tonino Guerra, corsi di lettura ad alta voce e teatro. E' diplomata al CET, la scuola di Mogol, come autrice di testi.

Ha pubblicato tre libri di poesia: "La spugna" (Raffaelli, 2010, prefazione di Renato Martinoni, "Stati d'Amnesia" (LietoColle, 2013) con un saggio di Enzo Campi, "Paesaggio con ossa" (Arcipelago Itaca, 2017) postfazione di Caterina Davinio e finalista al Premio Pagliarani 2016 ed un libro di racconti "Tutte le cose sono uno" (Prospettiva Editrice, 2015), vincitore del Premio Braingnu 2013.

Ha ottenuto molteplici riconoscimenti, nazionali ed internazionali, sia con l'edito che con l'inedito. Suoi testi compaiono in antologie di poesia contemporanea, riviste e blog su internet.

Unisce alla scrittura un'intensa attività performativa, partecipando con suoi testi e come attrice a festival, reading, poetry slam, eventi teatrali, in collaborazione con poeti, artisti, musicisti.

Collabora come recensionista di libri di poesia contemporanea con la rivista "Versante Ripido".