Davide Castiglione

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Quale elemento di un testo porta più con sé il piacere di leggerlo, ma soprattutto di rileggerlo?

Il senso, il ritmo, quel sapiente enjambement, la musicalità dei versi ogni tanto interrotta da voluti inciampi, l’architettura verbale, una filigrana di narrato che innerva la materia poetica, la visione, l’esattezza e l’accostamento dei termini, il “tu” che pervade l’opera dal primo verso “Sei inseparabile dai giorni freddi” all’ultimo “lucina fioca io, e tu, candela”, alcune dissonanze, l’uso del monologo?

Me lo chiedo perché sono tutte caratteristiche che ho trovato in “DomantÄ—”.

L’uso del monologo, nella qualità del testo, è impreziosito dal passaggio da “io” a “tu”, evidenziato nella terza parte da un distico superiore, quel “lo so benissimo / che mi hai vista guardarti”: qui parla DomantÄ— e la sua libera affabulazione corrisponde a un’ideale risposta, indiretta, alle prime due parti in cui parla l’autore.

A questa tripartita poesia di Davide Castiglione si continua a tornare volentieri; a ogni ritorno il testo offre qualcosa di inedito, come, ascolto dopo ascolto, un brano musicale.

Sembra invece cinema, con la tecnica del flashback, l’inizio della seconda parte: la neve di un oggi che ricorda la neve di un allora, con i passaggi verbali tra presente e passato che rappresentano i cambi di scena della macchina da presa.

Tutto è così tangibile e insieme così toccato da un’idea compositiva precisa: c’è una sorta di traccia narrativa, ci sono elementi quasi dialogici, scarti temporali, emergono frammenti di memoria, le situazioni sono allo stesso tempo verosimili e trasfigurate, con gli strumenti e dalla sensibilità dell’autore. Ma soprattutto non c’è manierismo, manca completamente il già sentito, la riproduzione di stilemi già conosciuti: l’evoluzione poetica di Castiglione gli ha fatto prendere le distanze dai suoi riferimenti iniziali. Ci troviamo dentro un’apertura, in un nuovo territorio.

 

DomantÄ—

 

I

Sei inseparabile dai giorni freddi,

dal demone del modello che grava

di un rimprovero per sempre le labbra

inesplose. No, hai sorriso, ridi,

questa risacca amara la ricacci

indietro come uno scialle. Ti ho chiesto

copri gli occhi, così, scoprili adesso,

fai lo stesso con la bocca, si affacciano

a ogni giravolta del sipario

il pieno e lo stelo, la carne e il suo contrario.

 

II

Ci sono questi fiocchi in adunata,

lenti, distanziati. Come il cugino

quando spianava ai parenti la strada

che all’estero lo raggiunsero uno

per uno, s’incendiano sul cappotto,

uno scheletro ciascuno e risplende

immortale, incistato nelle pieghe,

primeggiando sul feltro che sta intorno.

Come faccio a tenerti viva se

t’investo così. Come fai, a disfarti

dei violini svenevoli di noi altri –

e di mio, dello sporco dominio di una frase.

 

III

nulla tu nulla tu nulla tu nulla

leggilo come vuoi cioè a tuo favore

questo mio osceno equilibrio il ponte

è crollato e certo, certo che sulla

questione ci hai preso, la storia dello

squarcio prospettico mentre tenevi

banco insegnando e con un pennarello

difendevo quel paesaggio di stevens

in un cuore acceso. Lo so benissimo

che mi hai vista guardarti, gli occhi fissi,

ma chi te lo dice che non ti stessi

soppesando i difetti, i compromessi

dell’aiutarsi a vicenda, ridicolo,

continua a pensarti questa radiosa

potenza nella mia vita, no dico,

calmo apollo, lucina fioca fioca,

perlina stavi per, volevi dirmi,

di una luuunga collana come la

sistemiamo ormai? forse, se ti fermi,

lucina fioca io, e tu, candela.


Davide Castiglione (Alessandria, 1985) è attualmente docente di materie letterarie e linguistiche all’Università di Vilnius in Lituania. Si è laureato a Pavia con una tesi su Vittorio Sereni traduttore da William Carlos Williams, e dottorato a Nottingham (Inghilterra) con una tesi sulla difficoltà linguistica e cognitiva nella poesia angloamericana. Ha pubblicato articoli scientifici su riviste accademiche internazionali (K. Ladygos street 5, flat 61 LT082-35, Vilnius Lithuania Semantics» e «Language and Literature»), gestisce un sito personale che ospita letture di altri «Strumenti critici», «Journal of Literary poeti e ha co-fondato il progetto collettivo di critica poetica In realtà, la poesia. Sue poesie sono state pubblicate su varie antologie e riviste, tra cui «Poesia» (con una nota di Maria Grazia Calandrone). È inoltre autore di due raccolte poetiche: Per ogni frazione (Campanotto, 2010; segnalata al Premio Lorenzo Montano 2011), e Non di fortuna (Italic Pequod 2017).