Luca Bresciani, dalla raccolta inedita “Canzone del padre”, nota di Laura Caccia

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Luca Bresciani, dalla raccolta inedita “Canzone del padre”, nota di Laura Caccia

 

Come vetro soffiato

Traspare un’incandescenza intensa nei versi asciutti e cristallini di Canzone del padre di Luca Bresciani. Un’incandescenza intrisa di sofferenza, nella memoria ardente di incendi familiari, che non viene lasciata ardere e divampare, quanto piuttosto circoscrivere e coltivare attraverso il soffio della parola poetica.

Scrivere in versi / è fare un cerchio di sassi / dove allevare una fiamma / sfregando il cielo nella terra”, dichiara l’autore, nell’accogliere interamente il fuoco e le vertigini che ne agitano la storia personale, poiché “Il fumo serve solamente / a chi non crede nelle scintille / e ha bisogno di un indizio / per sfogliare il nostro incendio”.

E l’incendio, che ne scuote il sentire, appare desideroso di parole di salvezza che la poesia può essere in grado di pronunciare: parole che ritroviamo costanti tra i versi e che paiono capaci di esaudire l’esigenza dell’autore di elaborare sentimenti e rapporti complessi, nel tentativo di “disarmare il proprio passato”, e, nello stesso tempo, di soddisfare la necessità della poesia di dare forma all’incandescenza che la anima.

Lungo percorsi complementari, sul piano personale e su quello poetico, che muovono dal magma alla trasparenza, dalla sofferenza alla pacificazione. Facendo leva, da un lato, su crepe e spiragli in grado di spezzare oscurità e ostilità, di aprire ad un nuovo dialogo. Mettendo in moto, dall’altro, un movimento in levare che può trovare, nella diradazione del dolore, nel soffio e nella luminosità, una possibilità di salvezza.

Cercano un soffio i versi della raccolta. Colmi di un’incandescenza rarefatta che ha preso forma e trasparenza, sembrano lavorati come vetro soffiato, dentro un processo mentale e affettivo in cui la temperatura elevata pare abbia consentito di rendere il materiale malleabile, di plasmare i sentimenti infuocati, di trasformare le tensioni in una parola in grado di toccare e trasformare il dolore: “Ti devo mostrare / la pace nelle parole: / i verbi a formare una conca / come dita attorno a una fiamma”.

Come dire: raggiungere il sentire nel punto in cui prende forma, trovare quella pacificazione che consenta eticamente di recuperare ferite e cicatrici e poeticamente di farne emozione nuova, disponibile ad un nuovo inizio, come ci indica chiaramente Luca Bresciani a conclusione della raccolta: “A volte si danza / solo per restare in vita / mulinando le braccia / per risalire la sofferenza. // Il primo respiro / sarà un atto osceno / in un luogo salvo / tra noi e il mondo”.


 

Dalla sezione: Il diritto di esplodere

 

***

 

Sto tentando di elaborare

gli articoli di una costituzione.

 

In questi scritti in colonna

c’è il ripudio alla mia guerra

e il diritto inviolabile di un uomo

di disarmare il proprio passato.

 

***

Scrivere in versi

è fare un cerchio di sassi

dove allevare una fiamma

sfregando il cielo nella terra.

 

Il fumo serve solamente

a chi non crede nelle scintille

e ha bisogno di un indizio

per sfogliare il nostro incendio.


 

Dalla sezione Un luogo salvo

 

*** 

Un calore che non esiste

piega a metà le mie orme

mentre raggiungo il bordo

di un grido mai risolto.

 

E’ un dovere precipitare

riscoprendo il peso del cuore

incontro a un uomo sconfitto

dal più minuscolo se stesso.

 

E prima di lasciarmi cadere

nel cielo traccio la mia esplosione:

una proiezione spirituale

che dona alla luce ogni dimensione.

 

***

Voglio spendere i domani

per risolvere le mie espressioni

ma non cerco una cifra sfinita

a cui promettere la mia memoria.

 

Se compierò degli sforzi

sarà per piegare le mie parentesi

diventando una fortezza che sogna

abbracciata a una soffice conquista.

 

La presa della bellezza

di chi vive con una sola risorsa:

disegnare nel proprio labirinto

una crepa che invita il mondo.

 

***

Una liquida canzone

che sutura le crepe

e sale verso il soffitto

sfiorando il lampadario.

 

A volte si danza

solo per restare in vita

mulinando le braccia

per risalire la sofferenza.

 

Il primo respiro

sarà un atto osceno

in un luogo salvo

tra noi e il mondo.


Luca Bresciani è nato a Pietrasanta (LU) nel 1978. E’ presidente dell’associazione culturale Vita alla Vita e fondatore del concorso di poesia under30 “Vita alla Vita”. Nel corso degli anni ha pubblicato le seguenti raccolte di versi: Lucertola (2011) Edizioni del leone e cura di Paolo Ruffilli, Modigliani (2015) Lietocolle, L’elaborazione del tutto (2017) Interno Poesia con la prefazione di Davide Rondoni. Le sue poesie sono ospitate su molti siti letterari tra cui Poetarum Silva, Atelier Poesia, Versante Ripido, Pioggia Obliqua e Interno Poesia.