Gabriele Pepe

Da “L’inferno del nostro portento”

 

Metafisiche da passeggio

 

2.

Tra basso cielo e vasta terra concedersi una tregua:

una promessa di purezza totalmente disarmata,

il nostro armamentario inferno deposto per la resa

 

e aprirsi al perdonare come sempre fa la retina

ogni qualvolta che, nel suo duplice affabulare,

il mondo capovolge spacciandolo per vero.

Simulacro intellegibile tutto mirato a lucido

sottoposto a ragionevole interpretazione

 

ben oltre i sacri canoni del giorno e della notte

le ambigue volontà del sonno e della veglia

 

perché materia ardente materia oscura,

progetto sintomatico dell'endoverso,

qualunque fosse all'origine la causa del dividere

l'oggetto del comprendere, in conclusione

caduti come fragili conchiglie, gettati a capofitto

tra le scabrosità dell'ego, guerreggiando, stiamo.

 

Sperduti a dismisura in ogni pianto nascituro,

in luogo alieno a qualunque verità di fuga,

senza requie: respiro per singolo respiro.

Un velo esteso dentro e fuori e tutt'intorno

come se al mondo fosse un altro del tutto estraneo

al ciclo circadiano a sognare l'umanità che erige

il muro quotidiano dei fatti e dei misfatti.

Per tutto il resto di certo non bastano le forze

che appena appena avanzano a porgersi domande

che ansiose tremano e volteggiano nell'aria

in trepidante attesa che oracolo risponda,

sperando, invano, che orecchio le raccolga.

 

Istante per istante, sorge e risorge il moto

dei pianeti: e nel punto preciso, incrocio di creato

e ricreato, si compie l'ennesima illusione: il trucco

del coniglio che spunta dal cilindro del mago universale.

 

Forse se avessimo guardato da un altro punto d'osservazione,

diretto, con mirabile saggezza, l'intero caleidoscopio

su cieli assenti e galassie tra gli specchi,

senza mai contestare il prodotto eterno lordo

del buio e della luce, o se avessimo solo goduto

il senso univoco dei fiori e dei colori

senza mai offuscare il lume dell'artista

forse staremmo tutti in pace e finalmente liberi.

 

 

 

Gabriele Pepe, nato a Roma il 14 novembre 1957.

Libri pubblicati:

PARKING LUNA - edizioni Arpanet (Milano) 2002;

DI CORPI FRANTI E SCAMPOLI D'AMORE - edizioni Lietocolle Libri Faloppio (Como) 2004;

L'ORDINE BISBETICO DEL CAOS - edizioni Lietocolle Libri Faloppio (Como) 2007;

Presente nell'antologia OGNIPAROLA HA UN SUONO CHE INVENTA MONDI - edizioni Arpanet Milano 2002;

Presente nell'antologia: FOTOSCRITTURE - edizioni Lietocolle Libri Faloppio (Como) 2005;

Presente nell'antologia: POESIA DEL DISSENSO II – a cura di Erminia Passananti -Edizioni Joker - Collana Transference;

Presente nell'antologia: BLANC DE TA NUQUE - Uno sguardo (dalla rete) sulla poesia italiana contemporanea - Edizioni Le Voci Della Luna (2006- 2011) a cura di Sergio Rotino - Collana Segni;

Presente nell'antologia FORME CONCRETE DELLA POESIA CONTEMPORANEA - studio critico a cura di Sandro Montalto - Edizioni Joker;

Presente nel progetto Mini concepts arte. Guernica dopo Guernica. Filamento di tungsteno di Gabriele Pepe, Roberto Vaccari edito da ARPANet, 2006.

Finalista, segnalato e vincitore in diversi tra i maggiori concorsi di poesia.

Suoi testi, recensioni e segnalazioni sul suo lavoro sono apparsi:

- SULLA RETE: pseudolo.it; poiein.it; edizionijoker.com (Frontiere); rivistasinestesie.it; sagarana.net; porpore.com; nabanassar.com; Vicoacitillo, lietocolle.com (segnalazioni a cura di Giovanna Frene) , La Poesia e lo Spirito, ViadelleBelleDonne, absolutepoetry, Blanc de ta nuque - Golfedombre, Imperfetta Ellisse, L'ombra delle parole e molte altre;

- SU CARTA: L’Avvenire, Tuttolibri (inserto de: la Stampa) Il Segnale (n.63/2003 e n. 66), Il Segnalibro (dicembre 2002), Spiragli, Storie (n.50), Il Foglio Letterario (marzo 2003), Tam Tam, Stradafacendo, La Clessidra, Poiesis, Tirature ’03 (Ed. Il Saggiatore 2003), Gradiva n. 27/28 (spring & fall 2005) La Mosca di Milano, Polimnia, Testuale e altre.