Morena Coppola, dalla raccolta inedita “Sgorbie e Misericordie di Fratelli Elettrici”, nota di Laura Caccia

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Una sacra dissacrazione

Nella ricerca di coniugare arte e poesia e, nello stesso tempo, di creare una rottura di prospettiva, si muove la scrittura contaminata di Morena Coppola nella silloge “Sgorbie e Misericordie di Fratelli Elettrici”.

Molteplici sono le rivisitazioni nel mondo dell’arte, dal dipinto di Rembrant, Il filosofo in contemplazione, alla video-intervista, Il sogno di una testa, di A.Giacometti, così come nel corpus poetico, con citazioni da D. Campana a J. Brodskij, da P.P. Pasolini ad A. Zanzotto. Non solo: unitamente ai richiami a diversi poeti ed artisti e a molteplici opere musicali, letterarie e pittoriche, l’autrice mette in atto la reinterpretazione di narrazioni bibliche, con l’invenzione di nuove, laiche, dissacrate parabole.

Parrebbe che tutto il dire di Morena Coppola si faccia, laicamente, parabola: un dire allegorico in cerca della sua verità, o post-verità, una parola in cerca di sé, propriamente, come precisa l’autrice, delle “sorgenti di segni primordi che segnano le linee dell'avanti parola”, una scrittura che arde nell'apice di un estremo, nelle profondità nascondiglie di coni a rovescio. / In quei cunei roventi, noi stiamo” e che dissoda, trafigge e perfora: “Con pseudo dotta giuntura trivello il reale … Opus incertum; in ciò sta il fine, la teleologica rissa tra scavi e reinterri”.

Il tutto attraverso fratture di visioni, pluralità dei punti di vista, rovesciamenti di senso, nello stesso modo con cui operava l’artista G. De Dominicis, più volte citato in exergo.

Con tensioni e accentuazioni espressive, che ci conducono anche a Pasolini, che l’autrice ci mostra in una reinventata crocefissione e di cui fa dire: ”Veramente quest'uomo era Poeta di Dio!”. E con l’uso di figure del doppio, in particolare espresse in “Due Pater come due Frida”, che danno titolo a diversi testi.

Pare proprio di scorgere in tutta la raccolta, come nel doppio autoritratto di Frida Kahlo, Le due Frida, con il loro doppio cuore, la duplicità del sentire e della parola di Morena Coppola, tesa tra il sacro e la sua dissacrazione, tra passioni ardenti e immagini stranianti, tra “mete oltresoglia” e “recapito certo”, e, come si conclude la raccolta, tra “salvezza distante e apocalisse privata”.


 

Dalla sezione: .II. Utensili Nuziali

 

***

sottratta l'anemica anatomia al vedere

il cemento armato di espiro sospeso

ostruiva la vista
 

non l'effettiva esistenza

scarnificata da visioni

incrociate a sempre uguali
 

In pozzo di mari noi indosseremo reciproci archetipi
 

LE DEDICHE

Ti vedo girare dietro angoli chiari senza sporgenze.

Architravi smontati di mattoni e cemento esistono nei luoghi dell'incerto e del dove.

So che sei in alto e pascoli nuvole cieche.

La luce offuscata manda attimi e tremiti.

Paura riarde che occhi vacui contagi germoglino. Non voglio languire per questo.
 

Sono anni che conservo il tuo viso, lo raggiungo così.

Dietro la pietra, delle ali di marmo sembrano dire Vieni a vedere.

Il santo è disteso nel campo, ma è andato a morire lontano da qui.

Pupilla opalina proietta memorie, apostrofe senza video né audio.

L'umano non si distacca da Nulla, soltanto lo accetta e lo inventa.
 

ALTRE DEDICHE

Non riesco a raggiungerti ora.

Ricordo pianti e sorrisi che ci fecero fanti di picche.

Non potrei pensarti senza le spine negli occhi.

La bellezza del vivo si ripercuote sulla fotoceramica sbianca.

Sotto lo choc dei giorni trasuda perennità di pensiero.

Aspettami ancora in quel tuo posto appartato.


Morena Coppola è nata a Roma nel 1958. Ha vissuto a Venezia, attraversando lo studio letterario e poetico nell'Associazione La Settima Stanza di Grazia Sterlocchi e Laura Guadagnin. A Roma, frequenta letture lezioni e laboratori; in particolare, gli incontri di lettura poetica tenuti da Daniela Attanasio negli spazi della casa editrice Empirìa. Si interessa delle forme calligrafiche rintracciabili nell'espressività visiva e di arte contemporanea. Le sue sillabe, e il flusso che porta all'esterno logos e pensiero, spesso rilasciano immagini stipate nel magazzino retinico. E' stata selezionata al Premio Lorenzo Montano, nel 2013 per la sezione della poesia inedita, nel 2014 per quella della prosa poetica inedita. Nel 2016, in occasione della pubblicazione di Avrei fatto la fine di Turing, di Franco Buffoni, un suo scritto è stato pubblicato sul sito del poeta. Finalista al premio letterario Interferenze – Bologna in lettere, edizione 2017. Un suo testo accompagna l'immagine xilografica dell'artista Andreas Kramer per le Edizioni PulcinoElefante.