Riccardo Benzina, una prosa inedita, “Collasso e apparizione”, nota di Davide Campi

Versione stampabilePDF version

Collasso e apparizione

 

Il giorno della scomparsa aveva ancora due nomi. Il mio nome, il tuo nome.

Aveva lo scontro, aveva bisogno. Il fallire, ancora – e adesso, invece, di tutto questo niente, niente più.

Metteva da parte il sonno e si dimenticava. In un momento.

È tornato ad essere io, è tornato ad essere te. Bambino, buttava mille oggetti giù dal suo balcone. Per la strada. La forma che si rompe il suo diletto. Infante, incosciente. Dopo, ogni singolo frantume rinveniva: tutti quanti a riempire le grandi buche sul retro.

Ogni volta un collasso, una apparizione.

Sono, meno che. Inalo ed esalo, ma non respiro mai. La irriconoscibile creatura sotto il peso di valanghe immense. Continua esitazione. Non ne ho parlato mai. Lascio un biglietto, bianco senza parole. “Come stai?” Nulla da capire. Non più per le strade appartengo alle fessure. Ci ho messo molto tempo a morire. Perché mi guardi in faccia oh sapessi un altro nascondiglio. Qui pare non ci sia più nulla da imparare. Che non si possa più fare amicizia. Gli sconosciuti resteranno sconosciuti. Così mi siedo al tavolo, e mi presento a tutti: tacendo. Pesante di cose nascoste, il cuore non cede. Nessun mancamento. Nessun rinvenire.

Ogni volta un collasso, una apparizione.

Una cosiddetta deriva, oppure dono. La contraddizione che cammina. Parla. Chiede indicazioni e aspetta. Aspetta. Aspetta. Segue il suo istinto. Si perde in un volo di secondi. Finisce nei campi, la terra senza strade. Né angoli. Controlla, paziente, il suo dispositivo. La mappa differisce in gran misura. Prende poco, lontano dalla rete. Chi ha chiamato, chi ha scritto. Adesso non importa.

Vede in lontananza verdi gambi con le spine. Petali che brillano al sole del mattino.

Ricorda, ricorda. Ricorda il sole i rovi. Ricorda le lacrime il sangue. Le rose che cercava e che ha trovato.

 

***

In questa breve prosa di Riccardo Benzina il titolo è un manifesto esplicito e coerente di tutto il testo.

Non si tratta della descrizione di un flusso della percezione continuo, per certi versi rassicurante; le parole qui si donano ad un pensiero assalito contemporaneamente dall’esterno, dalle frenetiche immagini del mondo, ma anche dall’interno, dai balzi della memoria o di una esperienza logica priva di costrizioni.

Nella lettura si viene scaraventati in un mondo di ritmi irregolari, a volte sincopati, in cui la lingua si nega a qualsiasi funzione naturale che non sia il puro pensiero.

In questa prospettiva l’uso frequente dell’interruzione segnala il dialogo perenne fra la caduta e l’emersione. Nella caduta, nel collasso, un pezzo di mondo in qualche modo sparisce nell’assoluto oblio, trascinandosi dietro tutte le sue logiche; in ogni emersione e apparizione le parole testimoniano logiche completamente inedite.

È un pensiero minoritario, poetico, cui questo testo riconosce la necessità di venire alla luce.


Riccardo Benzina è nato in Italia nel 1988.

Risulta fra i finalisti del Premio InediTO 2016 (Sezione Poesia) e del Premio letterario russo-italiano Bella 2016.

Ha ricevuto una menzione speciale per la prosa inedita al Premio Lorenzo Montano 2016.

Suoi testi sono apparsi nei volumi antologici Zenit Poesia (La Vita Felice, 2015) e Novecento non più (La Vita Felice, 2016).