Giancarlo Stoccoro, poesia inedita "Non hanno scuse", nota di Marco Furia

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Un illuminante dire

 

Con “Non hanno scuse”, Giancarlo Stoccoro presenta un calibrato componimento le cui chiare pronunce sono semplici eppure infinitamente complesse.

Si veda ad esempio:

“le derive fragili del paesaggio

luoghi assoluti sottratti alle radiografie”.

Qui si crea un’immagine poetica il cui immediato emergere tende a continui arricchimenti: si tratta di una raffigurazione dai profili definiti eppure aperti a complessità capaci di crescere con il procedere della nostra riflessione.

Non siamo al cospetto di un gioco di specchi né di un colpo di zoom o di un’osservazione al microscopio, bensì d’intense sequenze tali da mostrare innumerevoli implicazioni nel cui àmbito il lineamento linguistico si offre e, nello stesso tempo, promuove un divenire.

La poesia si conclude con i versi:

“quando la notte spezza le catene
e si fa per tutti sogno luminoso”,

ossia con un’immagine che dal gusto per il paradosso sembra estrarre un’intima esistenza che il lettore riconosce come propria.

Non è facile proporre connessioni di parole suscitando negli altri un’immediata adesione che non consiste nel mero significato, bensì in un’emozione condivisa.

Quella “notte”, ora, è la nostra notte e quel “sogno luminoso” è il nostro sogno luminoso: ci ritroviamo in un territorio linguistico in cui abitavamo da sempre senza saperlo.

Una persistenza esistenziale si è illuminata e noi l’abbiamo immediatamente riconosciuta: qualcosa, che c’era già, si è aggiunto.

Il lavoro dei poeti consiste nel rendere gli uomini maggiormente consapevoli, conducendoli lungo una via di conoscenza che si serve, anziché d’inflessibili nessi

causali, d’immagini e di suggerimenti, d’emozioni e di grumi di senso: lungo tale via ci accompagna la semplice complessità di Giancarlo.

 

 

Non hanno scuse

invitano a gesti plateali
le derive fragili del paesaggio
luoghi assoluti sottratti alle radiografie
ai parenti stretti alle memorie
in epigrafe sui muri
Fino a ieri contavano
ancora le appartenenze gli sguardi
rubati dietro al cancello le ombre
più prossime al sacrificio dei corpi
quando la notte spezza le catene
e si fa per tutti sogno luminoso

 

 

Giancarlo Stoccoro, nato a Milano nel 1963, è psichiatra e psicoterapeuta. Studioso di Georg Groddeck, ne ha curato e introdotto l’edizione italiana della biografia: Georg Groddeck Una vita, di W. Martynkewicz (IL Saggiatore, Milano, 2005), attualmente in traduzione in lingua spagnola. Da parecchi anni, oltre all’attività clinica,  si occupa di formazione e conduce incontri sulla relazione medico-paziente secondo la metodica dei Gruppi Balint e ha  pubblicato diversi lavori su riviste scientifiche.

Suo è il primo saggio che esplora il cinema associato al Social Dreaming (sognare sociale/ sognare assieme) che ha applicato in ambito sanitario, scolastico, nelle carceri e direttamente nei cinema: Occhi del sogno. Cinema e Social Dreaming (Giovanni Fioriti editore, Roma, 2012).

Ha frequentato intorno ai vent’anni il circolo letterario comasco Acarya e sue poesie sono presenti nell’antologia “Voci e immagini poetiche 3”. Ha partecipato al premio Lerici Pea 1988, vincendo la medaglia nati dopo il 1958, con la poesia L’ombra dell’aquilone premiata da Giorgio Caproni.

Sono state segnalate poesie sullo Specchio della Stampa (2/12/06) nella rubrica “Scuola di Poesia” e in “Dialoghi in versi” (17/08/2007) da Maurizio Cucchi.

Per le edizioni Gattomerlino/Superstripes è uscita nel giugno 2014 la silloge di poesie Il negozio degli affetti e in ebook presso Morellini Note di sguardo, tra le opere vincitrici del concorso internazionale Lago Gerundo 2014- 12° edizione, (presidente di sezione Giancarlo Pontiggia). È in corso di stampa per l’editore ticinese Alla chiara fonte la raccolta breve Benché non si sappia entrambi che vivere. Per Nomos editore è in attesa di pubblicazione la raccolta poetica Consulente del buio, con la prefazione di Giovanni Tesio.