Mario Campanino, dalla raccolta inedita "Vendesi uomo", nota di Laura Caccia

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La dissoluzione dell’io

Nell’orchestrazione seriale, con cui Mario Campanino organizza l’impianto narrativo di “Vendesi uomo”, viene messo in scena lo smembramento dell’io, frammentato, fatto a pezzi, messo in vendita.

Dopo la premessa “Vendesi uomo / senza rima e senza uscita / del resto completo / e opportunamente disassemblato”, quasi un controcanto laico della silloge “L’angelo morto”, si assiste all’esposizione della merce corporea e umana, con annunci che alternano, con apparente distaccata ironia, mercificazioni e affetti, denuncia e tenerezza.

Solo l’anima non subisce lo stesso destino, forse perché irriducibile all’io o forse solo non a disposizione: “Non vendo anima / smarrita”, scrive l’autore.

Il procedere disincantato per negazioni e affermazioni, per rifiuti e adesioni non esclude però alla fine un atto di fiducia, anche se solo in un possibile amatore, poiché scrive Mario Campanino, al termine delle offerte di tutto quanto è stato smembrato: “Vendo istruzioni / di possibile riassemblaggio”.

Una fiducia nell’uomo, nel pensiero, nella parola? Una speranza che la premura possa riportare all’integrazione delle parti?

E cosa conta: ridare corpo e unità all’io, all’esser-ci di cui prendersi cura oppure stare dalla parte dell’anima, di ciò che non si vende e non si può frammentare, dell’essere irriducibile e smarrito?

 

 

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Vendesi uomo
senza rima e senza uscita
del resto completo
e opportunamente disassemblato
sì segni di usura
no malfunzionamenti
causa cambio fede
e riduzione spazio
in relativo disimpegno
con realizzo di vuoto.

 

***

Vendo cervello
in buono stato apparente
uso pensieri buoni e cattivi
completo di subconscio e super io
controllo movimenti e linguaggio
gestione riflessi e semicoscienze
anadato qualche volta in sovraccarico
poi opportunamente svuotato
e ricondizionato per nuovo utilizzo
confezione in scatola cranica.

 

***

Vendo capelli
tonalità iniziale nero
sviluppo in variazioni castano
e cadenza finale bianco
salvo perdita componenti
in spazi tra righe in mezzo
per debolezza d’attacco
in contrasto con le cose fisse
come i motivi classici
e le vecchie paure.

 

Nota biografica di Mario Campanino