Lucianna Argentino, da "Frammenti di autobiografia postuma", raccolta inedita

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In principio fu il timore e la vita, dentro quello, un antefatto in bianco e nero per lei che stava sempre nell’incerto, in ciò che diviene senza mai av-venire. Era cronologicamente equivalente all’inizio del discorso.

 

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A sedici anni sognava l’Africa o Calcutta. Voleva mettere le mani nel dolore, dividere il raccolto dalla gramigna – qui sulla terra dove il di più viene dal maligno. Da tempo, oggi, ha nelle mani la poesia e con le parole separa il bene dal male, ma sa che non c’è luce senza ombra, così a volte bene e male le si confondono negli occhi, tra le mani e le mani fanno a meno degli occhi così come fa la poesia.

 

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Quando si lacera il tempo lei lo rammenda col furore della penna. Ma di solito –sprovvista di segni- le cose le scuce, le separa dalla loro utilità, le ricuce sulla pagina ad altra necessità. Con le parole gli ricama un altro uso, un uso inutile eppure misteriosamente prezioso. Indispensabile.

 

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Ama i verbi al gerundio. Il tempo di ciò che è in cammino e chiede e offre contemporaneità. Il tempo dei fiumi, di ciò che diviene ed è in mutamento. Lei estemporanea, lei che in ogni giorno cerca la domenica, lei che... la poesia è la domenica del tempo... l’opera da portare a compimento, l’attimo da santificare.

 

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Li abbracciano. I sommozzatori abbracciano i corpi degli annegati per riportarli in superficie e lei abbraccia le parole vive nel fondo marino del suo corpo contro il loro corpo gonfio di silenzio. Le porta a galla perché sulla pagina cantino al mondo la lucentezza delle tenebre e come è giusto il nostro essere temporali e come è perfetta l’equazione di vita e di morte per noi numeri complessi nel moto relativo dell’esistenza.

 

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Sosta a lungo nel farsi luogo della parola. Impara ad accendere fuochi che ripetano sulla terra il volto delle stelle – un loro tratto almeno – e siano ristoro allo sforzo di perdurare che ogni cosa ed essere compie. Insegna al pensiero l’uso domestico e quotidiano del silenzio, il suo mutare di sostanza attraverso la liquida sonorità dell’inchiostro.

 

Lucianna Argentino è nata nel 1962 a Roma, dove vive. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Gli argini del tempo (Totem, 1991), Biografia a margine (Fermenti, 1994, con la prefazione di D. Bellezza e disegni di F. P. Delle Noci), Mutamento (Fermenti,1999, con la prefazione di M. Bettarini), Verso Penuel (Edizioni dell’Oleandro, 2003, con la prefazione di D. Maffia), Diario inverso (Manni, 2006, con la prefazione di M. Guzzi), la plaquette “Favola” (Lietocolle, 2009, con acquerelli di M. Sebastiani), L'ospite indocile (Passigli, 2012, con una nota di A. M. Farabbi). Ha realizzato due e-book, uno nel 2008 con Pagina-Zero tratto dalla raccolta inedita Le stanze inquiete e nel 2011 Nomi con il blog “Le vie poetiche”. Il suo lavoro La vita in dissolvenza (quattro poemetti-monologhi) è stato musicato dal chitarrista S. Oliva e, dal marzo 2011, presentato in vari teatri e associazioni culturali.