Enrico De Lea, da "Dall’intramata tessitura", Smasher Edizioni, 2011

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Dalla prefazione di Alessandra Pigliaru: (...) La nominazione è faccenda assai complicata.
Determina un soggetto che abbia coscienza di essere tale e una lingua da considerarsi familiare.
Nominare le cose conforta sulla possibilità di mantenere in vita l’ossessione del passaggio. Eppure alla nominazione è sottesa un’ambivalenza linguistica di fondo. Insieme al nome, come suggeriva Blanchot, si decreta una sentenza di morte. Un trapasso necessario potremmo dire, proprio perché nominare riferisce di una scomparsa e insieme di una resurrezione nella parola.La poesia, che non soccombe all’ombra dell’algido concetto, mostra questo turbamento del linguaggio in tutto il suo tremore. Nei pressi di una nominazione tradita e riconsegnata alla visione poetica, incontriamo l’opera di Enrico De Lea. L’iride si stempera e racconta di un occhio che sonda al di là.
(...)



***

Vuoti come ombre, eppure sono
carne che vocifera, corpi di donna o d’uomo
con ogni alibi morale, cogli umori animali.
Per la semente, per la testimonianza
assente – il passo del dominio sui dirupi.



***

Come una moneta di antico conio
che risuona a terra, nel distico
di un interstizio e lungo il tempo – nel tempio
sconsacrato d’ogni vicolo, senza
che un ciottolo leso e levigato possa
darsi pena della sottostante scure.



***

Neri suoni a costruire case,
dove l’acqua possiede il corso
dei corpi nell’agire. Nel mistero
della fondazione originaria,
dagli occhi verso oriente
l’ulivo con la vite ed ogni pietra
nell’utile erigersi.
Per vie d’acqua il legname
che tradimmo.



***

In un’ascesi che non ha memoria, nulla
del deserto, ma una sorte di arenaria spenta,
col racconto paterno, col racconto spezzato
in un’arabia di ruderi, nel greto
degli olivastri, nati a salvazione ed a sembianza,
in cima e col teatro celeste, ancora nulla.



Enrico De Lea (nato a Messina il 25.7.1958), dal 1988 vive nell’alto-milanese, dopo aver vissuto in Sicilia tra Messina e la Valle d'Agrò (in particolare Casalvecchio Siculo), a nord del taorminese.
Ha pubblicato: “Pause” (Edizioni del Leone, 1992), "Ruderi del Tauro" (L'arcolaio ed. , 2009, Finalista al Premio Lorenzo Montano 2010 – Verona), “Dall'intramata tessitura” (Smasher ed., 2011), “Da un'urgenza della terra-luce” (La Luna ed., 2011).
Suoi inediti sono stati premiati al Premio Poesia di Strada 2010 (Macerata – Festival Licenze Poetiche), dove è stato finalista nel 2011.
Con inediti è stato finalista al Premio Miosotis 2010 e 2011– Edizioni d’IF – Napoli.
Nel 2011 è stato, altresì, finalista al Premio Lorenzo Montano 2011 – Verona, con la raccolta inedita “La furia refurtiva”.
Suoi testi sono apparsi sulle riviste Specchio (de La Stampa), Sud, Atelier (su cui è stata anticipata Acque reali, poi sezione di Ruderi del Tauro), Registro di poesia; in rete, suoi testi sono apparsi, fra gli altri, su La poesia e lo spirito (di cui è collaboratore), su Rebstein – La dimora del tempo sospeso, Nazione Indiana, Compitu re vivi, Imperfetta Ellisse, Poetarum Silva, Carteggi letterari.