“Il sostegno della poesia” su Mauro Germani

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Mauro Germani, “Terra estrema”, L’arcolaio, Forlì, 2011, pp. 103, euro 11,00

 

Il sostegno della poesia

Con “Terra estrema”, vivida raccolta articolata in tre parti, Mauro Germani non delude le attese suscitate dal titolo.

Il suo è davvero un viaggio in una terra estrema, in un’ultima regione esposta sul magma dell’indicibile.

Non si tratta di una sottile linea di confine ma, appunto, di una “Terra”, ossia di un territorio nel cui àmbito l’esistere partecipa di particolari qualità.

Qualità che, secondo logica, dovrebbero essere tra loro incompatibili, ma che, qui, appaiono distinte e nello stesso tempo fuse assieme.

Leggiamo:

“in silenzio, tu
altro da te, altro nell’altro,
solo, a frantumi,
nello specchio rovesciato
del mondo”.

Germani, come si vede, dice e si dice.

L’enigma dello stare al mondo (equiparato a uno “specchio rovesciato”) è vissuto nei termini di una scissione multipla (“tu / altro da te” ma anche “altro nell’altro”) in grado di porre sotto minaccia lo stesso concetto d’identità personale e di inoltrare l’autore o qualsiasi altro individuo, come dice Marco Ercolani nella sua intensa nota introduttiva, “nell’abisso del dolore”.

Siamo al cospetto di un non rassicurante processo dalla durata tendenzialmente illimitata che, nel caso in esame, trova un saldo ormeggio nella parola stessa della poesia: al pericolo di dissoluzione, il Nostro oppone l’argine dei suoi versi.

Avendo sotto gli occhi i conturbanti esiti della propria sensibilità lucida ed estrema, capace di cogliere con rigorosa chiarezza aspetti difficili da sopportare, riconoscendo in sé, quale intimo lineamento, un’inquietante visionarietà (“Forse corpi di corpi, / corpi dentro corpi”), il poeta reagisce con l’uso di un idioma che assume i tratti della pronuncia salvifica.

Se nella scienza medica una corretta diagnosi non è ancora cura, in poesia tali due aspetti tendono a coincidere o, almeno, a confondersi: dire, con poetica franchezza, una contingenza (o un’emergenza) produce già effetti benefici.

Il poeta condivide le inquietudini dei suoi simili e le rende esplicite, sicché la sua è parola individuale e, contemporaneamente, collettiva, comune.

Si tratta di un’offerta per nulla generica in cui ognuno può trovare il sostegno di una lingua originale ma mai estranea: la scrittura, almeno una certa scrittura, può essere di grande aiuto.

Con cadenze che alternano forme di verso libero a lineamenti di prosa poetica, attestato al di qua del limite oltre il quale dalla feconda rappresentazione dell’enigma si rischia di cadere (con pericolo di annientamento) nell’enigma stesso, incline alla pregnante esattezza di ritmi precisi articolati in una complessa versificazione, Mauro coglie dell’immagine l’aspetto liberatorio, l’impulso a proseguire, a non restare ancorati a quello che, in senso stretto, viene rappresentato.

Emblematico, a questo proposito, il “Nudo” di Munch riprodotto in copertina?

A mio avviso, sì.