Marcello Angioni: Cintura di sicurezza

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Nota critica di Marco Furia

 

Se è vero che “la sottrazione non rende l’ idea”, potrebbe sembrare opportuno chiedersi se l’ addizione ne sia capace. Si tratterebbe di un quesito mal posto. Ambedue, invero, concorrono, nell’ àmbito linguistico, a produrre proficui effetti e la loro contemporanea presenza, se ben calibrata, conduce a esiti tutt’ altro che trascurabili: pare questo il caso della versificazione in parola, in cui suggestivi toni di quieta ansia provocano ricadute di immagini e parole tali da porre in essere quel dinamismo pacato costituente, direi, caratteristica precipua dei versi presentati. Se nulla, nell’ originale idioma di Marcello Angioni, viene sottratto, possono essere consentiti, come in effetti accade, accostamenti giustificati soltanto da esigenze espressive la cui intima coerenza, oltre ogni regola del linguaggio ordinario, risulta capace di conferire quel particolare senso proprio di ogni felice esercizio dell’ arte della parola. E’ necessaria o no, in poesia, la cintura di sicurezza?

 

Cintura di sicurezza

ecco la coltura del punto
trascrivo la versione attuale
marcando più che retro
comparazione negli antri bui
la sottrazione non rende l’idea
si vuole un moto orientato
verso ordinazione verso posa
qualche prima pietra
anche talun secondo
tutti gli arti si protendono
il disturbo passa come accidente
contrazione infortuita del
centro che è il coso del duolo
come per corsi obbligati
di un sentiero cuneiforme
allure di riposo provvisorio
solo per estroflessione
solo per questo
son fatto venire fin qui
con tutti e tanti carriaggi
affuocare nel frattempo
scegliere un ritmo daffermo
brandeggio di masserizie
nell’alito di quei cosi
gli animali
hanno occhi per la forma
algoritmi per la distanza
mentre cala iperconscia
la palpebra saracinesca
sul racconto del sole
per il muschio
come tante cose
pretese dalla geometria più pallida
non sono forti precostituiti
pretesti di taglio
di vettori
la manovra non è dramma
sofferenza miniaturizzata
ansia azzerata in principio
ecco la marcia assente dei pesi
scavano lo spazio per procura
rodimenti sugli argini dei miti
ritorno logicamente insostenibile
non andiamo in nessun luogo
basta apporre le mani alla roccia
senza acuire
già sempre all’erta
scenario di morte della sibilla
agitazione prestodetta
anche trascurabile la cancellazione
possiamo non volere anche questo
possiamo volere altro ancora
non si cade nè si ristagna
la riuscita è contenuta nell’osservanza
dissoluto silenzio

 

Marcello Angioni (1939) vive in Lussemburgo, dove è stato traduttore presso la Commissione europea. Sue poesie sono apparse su “Nuova corrente”, “Il Verri”, “Anterem” e altre riviste e antologie. Insieme con Franco Beltrametti ha curato, negli anni ’70, l’edizione della rivista “Abracadabra”. Ha pubblicato Preludiomeni (Geiger, 1975) e Analfabetica (Tam Tam, 1982).