Una prosa inedita

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a Trotula che dispensò bellezza e cura - frammenti di un culto misterico

 

Si occupava del corpo delle donne Trotula de’ Ruggiero che fu filosofa e medico nei pressi del 1050 a Salerno, terra di tante lingue erossi frutti, di chiaroveggenti pietre lucide e di un astuto mare che domina e istruisce. Curava Trotula, attingendo a quello stesso uterosempre gravido che fin dall’incanto del primo sguardo, pose nelle mani delle donne il dominio degli elementi. Ancora prima che fosseimpressa la parola alle pietre e la tradizione orale si potesse srotolare nel tempo della memoria. Il principio di cura prevedeva un corpobello a vedersi tanto da poterlo confondere con l’incidere maestoso delle divinità che con lui si intrattenevano. Bello di una bellezzaarborea, capace di competere con la perfezione di animali e piante e di carpirne i segreti. E alla tradizione orale attinge Trotula,iniziata all’arte medica da una donna di cui lei tenne sempre segreta l’identità. Sappiamo di un boschetto di limoni e olivi doveTrotula, ancora bambina, trascorse una lunga notte di luna nera al solstizio d’inverno. Ne uscì al mattino, ormai fattasi donna. Dellasconosciuta sappiamo solo le parole recitate durante i riti misterici che si svolgono nei boschetti di limoni e olivi, dalle donne chedisegnano le costellazioni.

senza volontà esco dal bosco  c’è il minimo indispensabile   odore di polvere  di terra smossa  poca umidità  echi di suoni lunghi e acuti  cigolìo di materia dolorante  spira un leggero vento secco che screpola quel che resta della notte   mi distendo sull’altare di tufo e pietra  tra i ramoscelli di alloro  davanti alla luna nera e chiedo comprensione  sorgo e tramonto senza posa  Trotula  lo sai che gli uccelli si addormentano con il timore che il sole torni?  e il chiarore della luna non li conforta ma li fa tremare ancora di più con la sua  mutevolezza e in queste notti di luna nera di buio denso  pregano che non si provochi lo stupore

l’inverno uniforma gli odori  li rende meno attraenti  avvicinati  stenditi su questo giaciglio  lascia che riconosca il calore di un corpo  sono nata e già questo era sbagliato  Trotula c’è un rimedio all’esser figlia non voluta dall’utero che l’ha partorita?  ho desiderato carne umana volevo divorare una vittima sacrificale  un mio trofeo   e mi ritrovo carcassa putrescente scansata anche dalle iene  trasformami in leggera umidità notturna  in scarna rugiada mattutina e senza riflettere lascia che   mi immerga nella prima sagoma incontrata mi faccia refrigerio per una mucosa di larva che cresce in velocità nevrotica  scavando cunicoli

di giorno sosto in un luogo scuro  con le ginocchia immerse in una fanghiglia impalpabile tra le mani  i miei capelli sono diventati radi e grigi senza il nutrimento della luce   non so se sto invecchiando o se lo scorrere non consuma tempo in questi cunicoli  in fondo potrei essere ancora bambina  odorami Trotula  so di buono?  sono con me gli antenati   intenti a scavare e seppellire vite vissute  le donne si fanno scheletro piùlentamente e hanno il tempo di destreggiarsi con i resti dei loro uomini   ne nascondono le ossa sotto un terriccio  umido e profumato  per non doverle più ricomporre  Trotula gli antenati urlano e reclamano vendetta e mi chiedono di aiutarli a scavare perché  ho dimestichezza con il sottobosco  ma le mie mani sono stanche e necessitano di cure

ascolta  sono gravida  ecco affonda le mani nel mio utero e ascolta  ho il ventre colmo di una vita sconosciuta ascolta Trotula  non senti questo rumore di foglie e arbusti?  non era forse un tempo solo eros?  e tutte lecreature si univano in amplessi  prolungando il balenìo della venuta della storia  e gli amplessi generavano costellazioni  il senso apparteneva agli alberi  fino a quando decisero di disporre fioriture e frutti  dicondividere discernimento e inquietudine  e gli esseri umani sono rimasti intrappolati nel dolore di  un Narciso scomposto  che lascia annegare il proprio riflesso  e volge lo sguardo al cielo che ascende e discendementre la polvere resta l’unica semenza

Trotula  mi curi con aloe miele e zenzero  pensi che io abbia ricordi tatuati  che sia figlia di una terra contesa dalla luce caparbia  dagli aromi esuberanti   i colori riccamente disposti  ma io sono figlia delladimenticanza  della dismissione  di ciò che non svolge per essere visto  ma ascoltato  io sono sorella delle sagome  non mi inseguire

hai compiti importanti Trotula  prendi tutto il mio sapere e fanne luce e calore  permetti le nascite  rinvigorisci gli uteri  lenisci   cospargi di unguenti e ammorbidisci le carni delle donne   permetti il fluire del mestruo  distribuisci bellezza  rendi loro ciò che a me tolgono  poni le vergini a tua difesa  e di questo nostro amplesso  ai margini giorno  taci  non porgere mai le spalle a levante  di notte volgi lo sguardo alle costellazioni  danza e canta dimentica il buio nel momento stesso in cui lo vedi  ché non sia per te d’inganno

Si narrava delle migliaia di donne uccise perché detenevano conoscenze di cura. Ma alla Scuola Medica Salernitana arrivavano dalmare uomini e donne dalle mille lingue. E le parole nuove si sa, generano alchimie e la conoscenza che ne discende si muove in libertàper molto tempo. Dall’alto di un dirupo Trotula una sera volle trasgredire, volse le spalle al mare e posò lo sguardo sulla vasta pianuraoltre le colline che accoglievano la cittadina proteggendola. Vide sparsi bagliori di roghi e lunghi fumi neri che coprivano lecostellazioni. È vero, pensò, le donne si fanno scheletro lentamente. I suoni di flauti e danze la riportarono con lo sguardo verso il maree la sua Salerno dove trascorse una vita lunga e feconda. Dispensò cure e bellezza fino all’ultimo dei suoi giorni. Mai più volse le spallea levante.