Patrizia Dughero, da “Canto del sale”, qudulibri 2016, nota di Davide Campi

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Possiamo definire “Il canto del sale” di Patrizia Dughero come “poesia della terra”.

In questo “canto del sale”, infatti, si scorge tutto lo spessore di una cultura contadina complessa, articolata e antica.

È una narrazione a volte dura, di tagliente precisione. In essa i luoghi determinano gli avvenimenti, e i famigliari diventano gli eroi di un’epica privata.

La cesura dei versi riproduce in tanti casi un respiro rotto dal pianto.

Altre volte i versi hanno ritmo più dolce e compiuto, in aperto contrasto con la forza delle parole scritte e con il dramma che ne emerge.

La scrittura si articola in prima persona: il soggetto prova sul proprio corpo gli effetti degli eventi illuminati dai versi.

Soggetto che non è veramente solo “io”, ma piuttosto una sua forma “collettivizzata”.

Soggetto che in sé somma tutti i soggetti che hanno fornito la materia prima di questi scritti, generandone la cultura.

 


 

Il percorso del sangue

 

Quando la terra è di nessuno allora non ha confine.

                                                               Muro.

Senza confine in un tempo preciso

quando il blu diventa rosso,

il typus di circolazione sanguigna è determinato dal sangue

che entra negli organi come sangue arterioso

                                                            rosso

e li lascia come sangue venoso

                                            blu.

Nell’apparato scheletrico da lì sgorga il sangue.

Il polmone sembra un albero rovesciato

il tronco e le radici dell’albero respiratorio

sono rappresentati da trachea e da laringe dirette in alto.

Attraverso la laringe si può dimostrare

una relazione del polmone con la parola

e del pensiero collegato alla parola.

La postazione esterna del polmone diventa il naso

che assume affnità con la funzione del pensiero.

                                                           Mancanza.

Nel corpo ogni organo presenta una duplice natura

e il fegato dà all’uomo il coraggio

di mettere in atto un proposito.

                                         Sale.

L’asimmetria, processo della volontà,

è nesso riscontrabile anche in architettura.

Così la circolazione, il suo typus, genera

un rimodellamento continuo

come le correnti in un’isola di sabbia: nell’isola,

che ha pianta a forma di rene, Spiekeroog,

il moto ondoso, il calore solare e il vento in continuazione

muovono la sabbia, ricreano in continuazione

la forma aggiungendo o togliendo sabbia.

Non è dunque il cuore che muove il sangue

bensì la corrente sanguigna che muove il cuore,

la forza che muove il sangue sta nei sentimenti,

la limpidezza risulta sempre una caratteristica

della morte e dell’elemento minerale.

                                          Guardiana.

La tendenza eccessiva alla limpidezza

                                 potrebbe causare

l’insorgenza di rappresentazioni ossessive.

L’occhio si svuota di vita e di sangue

e perciò diviene trasparente.

                                            Sguardo.


Patrizia Dughero, di origine friulana, è nata a Trento nel 1960. Si è laureata in Arti Visive a Bologna, dove vive e lavora. Dopo svariate occupazioni, tra cui quella più significativa come restauratrice muraria, si dedica completamente alla scrittura, ricevendo riconoscimenti e alcuni premi letterari, inizialmente in concorsi per racconti brevi e in seguito in quelli di poesia. Considera di aver trovato una sorta di appartenenza inserendosi nel contesto dei poeti del Nord-Est, in particolare del goriziano. È presente in numerose antologie, di racconti, di poesie e con testi di prosa poetica. Attualmente la sua attività si concentra su articoli e progetti editoriali. Recensioni sui suoi scritti sono inserite in riviste letterarie, in Italia e in Slovenia. Da qualche anno sta svolgendo studi sul linguaggio poetico dello haiku, culminati nella sua ultima raccolta, Filare i versi /Presti verze, tradotta da Jolka Milič. È stata capo redattrice della rivista “Le voci della Luna”, per cui ha svolto approfondimenti sul tema della scrittura poetica legata al mito, in relazione al disagio femminile.

Coinvolta nel progetto editoriale di Francesca Matteoni, e del suo Blog “Fiabe”, ha realizzato articoli sul tema delle mitiche figure denominate “agane” e del fiabesco, con la partecipazione al volume Di là dal bosco, Edizioni Le Voci della Luna e con l’imminente uscita di un’altra antologia su figure legate all’acqua nei miti europei.

È curatrice dei volumi e responsabile di redazione di “24marzo Onlus”, associazione non governativa che svolge attività culturali e di formazione giuridica sul tema della tutela dei diritti umani e in particolare sulle questioni legate ai desaparecidos argentini di origine italiana.

Ha partecipato a eventi e festival letterari e artistici a Bologna, in Friuli, e in altre regioni in Italia, oltre agli eventi legati alle attività della Rete per l’Identità Italia (di cui fa parte 24marzo Onlus) con ruolo attivo nell’organizzazione. Suoi articoli sono apparsi, tra gli altri, su “le Monde diplomatique” e “Leggere Donna”.

Nel 2013, insieme a Simone Cuva, ha fondato qudulibri, (qudulibri.wordpress.com). Crede nella trasmissione editoriale di una “poesia agita”.

Sono sei le sillogi poetiche pubblicate: Luci di Ljubljana, Ibiskos Editrice Risolo 2010; Le Stanze del Sale, Edizioni Le Voci della Luna (Premio Giorgi) 2010; Canto di Sonno, in tre tempi, Edizioni Smasher (Premio Ulteriora Mirari) 2011; Reaparecidas, qudulibri 2013; Filare i versi /Presti verze, qudulibri 2015; Canto del sale, qudulibri, 2016.

Le sue poesie sono tradotte in spagnolo e sloveno.