Stefano Della Tommasina, poesia inedita "Global", nota di Marco Furia

Versione stampabilePDF version

Una parola necessaria

 

Con “Global”, Stefano Della Tommasina presenta un’intensa composizione le cui vivide pronunce si susseguono secondo ritmi capaci di catturare l’attenzione e, nello stesso tempo, di lasciarla libera di proseguire.

“Se cogli al volo un dialogo di nervi l’occhio si riproduce”

dice il poeta sorprendendoci e inducendoci a riflettere.

A riflettere su un “dialogo”, ossia su un parlare, “di nervi” che, a prima vista, appare quasi enfatico nella sua propensione a meravigliare.

Ci si accorge presto, però, di non essere al cospetto di una semplice provocazione linguistica o, peggio, di un formalismo volto a stupire in maniera superficiale, bensì di essere di fronte a un’esigenza espressiva talmente intensa da non poter trovare sbocco che in certe parole.

Parole poetiche, appunto, generate da esigenze stilistiche interne a un discorso necessario la cui urgenza trova in una forma linguistica fitta ma equilibrata il suo vero e proprio modo d’essere.

Di questo, davvero si tratta: di un esserci non con le parole, ma nelle parole.

Il che non significa, ovviamente, trascurare un attento lavoro di composizione, bensì cercare e trovare il giusto tono utile a trasmettere un quid che si rende esplicito non per via di definizioni, bensì nel farsi di una sequenza espressiva.

Stefano si serve di parole di uso comune, ma il risultato al quale tende, lungi dal consistere in rigidi significati, è l’emergere di un senso che suggerisce e implica qualità e aspetti dell’esistenza vissuti in maniera davvero vivida.

Si legge, circa a metà della poesia

“Ora che le edicole si chiudono lungimiranti, i titoli di coda

minimizzano, rendono lo strabismo fatalmente estetico”.

Ecco, credo che proprio in uno “strabismo fatalmente estetico” consista l’attenzione estrema, a tratti forse perfino dolorosa, che si fa poesia in virtù di una volontà espressiva capace di diventare lingua superando, con coraggio, non pochi ostacoli.

Arduo è il lavoro del poeta.

 

Global

Le frontiere si dissolvono nell'afa
sono miracoli del primo pomeriggio
prima del dolore, dopo il parto
semplici regali della terra incolta,
razze incrociate nei sentieri
dove si perdono le bussole
e il seme troppo fondo si dimentica.

Non si discostano le labbra dalle gemme scure
di uno scomodo frutto. Sfidano l'aria incerta, il modo
che riporta a terra logore maturità, equilibri di colore
che rasentano il giallo e in un secondo tempo liberano
il viale, gli alberi, la neve artificiale di una realtà circense.
Se cogli al volo un dialogo di nervi l'occhio si riproduce,
i capillari rossi, come minuscole dionee, divorano
ogni fantasia possibile; le nari sembrano infette.
Ora che le edicole si chiudono lungimiranti, i titoli di coda
minimizzano, rendono lo strabismo fatalmente estetico.
Il nero dagli occhi bassi è l'unico a vedere abusi
trasversali, prove di segmenti, relazioni in vetro
e nel disgelo i figli fissano le asiatiche sui marciapiedi
tumulati, chini al davanzale come gambi decimati,
non possono implorare la moria delle uniformi bianche
per restituire un sosia al padre, quasi un capo indiano
che neppure si ricorda dove giace la sua America.

 

Stefano Della Tommasina è nato a Massa il 28 gennaio 1962. Nel 2015 vince il Concorso Opera Prima, iniziativa promossa dal 2012 da Poesia2punto0, con la silloge intitolata “Museo Bianco”.
Alcune sue poesie sono state pubblicate online nel sito http://www.poetastri.com/gennaio-stefano-della-tommasina.html nella rubrica "Per il verso giusto".
Con altri testi è presente in alcune antologie edite da Lietocolle: Il Segreto delle Fragole, Verba Agrestia e L'Amore al tempo della Collera.