Paolo Fichera, dalla raccolta “Bosco”, in corso di pubblicazione presso Anterem edizioni

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in nodi l’alba che non ha frammento

mentre fingo inconoscente il frantume

di ogni opera stipata in orgogli malsani

mentre un’opera ruggisce nel profondo

di un’opera l’acqua è fibra innata a non dire

a non voler restar pensiero che il mio sangue

dona ora al nido che la mano ad artiglio

stringendo crea nello spazio di un foglio

 

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a te che ombra aspetti nel solco

ora che il precipizio oscura

ogni resa pensata – a morire spezzati,

come assenza scagliata

nel bosco feroce e calmo e vivo e santo

mi inchino a ogni deserto, mi inchino

all’indivisa armonia delle mani, mani

che raccolgono marciapiedi e specchi

a sera il grido indorava la danza

iniettava in occhi coincidenze

e bestie placate nel flusso di una fame

ordinata dalla pietà di una grazia

 

*

non è sacro questo sangue

questa scheggia illimitata di trapassi

animati da organi? – mentre il vuoto

pulito dalla sua pelle gonfia

la gola di una pietà che si fa

culla nel relitto di una traccia