Flavio Ermini su Del Limite di Giuseppe Armani

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Saggio tematico

Giuseppe Armani ci avverte: «L’occhio non è mai innocente». E ci invita ad avere maggiore sensibilità per i fenomeni più ordinari, pulviscolari dell’esistenza. Come dire: diffidiamo delle apparenze, non lasciamoci ingannare dai lampi fuggitivi, dalle tracce inafferrabili, dalle stelle cadenti che scompaiono nel momento stesso in cui si accendono. Come dire: diffidiamo delle illusioni, non lasciamoci ingannare dalle soglie. L’esodo, ci conferma Armani, è «un viaggio solo invocato». L’intera realtà è un flusso temporale in continuo mutamento; esclude che si possa accedere all’essenza delle cose, essenza che risulta così imperscrutabile e inaffidabile…

Questo saggio indica che essendo la realtà stessa costituita da un tessuto mobile, sfrangiato e plurale, anche il nostro atteggiamento non potrà che aderire alle infinite pieghe della vita così come la vita di volta in volta a noi si presenta; a noi, impegnati in quella che Armani definisce una vera e propria «avventura spaziale» finalizzata a «dare forma».

Va liberata la sintassi dal logoro dispotismo della logica lineare. Va prestata attenzione agli spazi bianchi del limite, ovvero a quelle soglie che possono costituire più o meno evidentemente l’occasione per il dispiegarsi del pensiero.