Un apparente moto

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Con “ Il moto apparente del sole. Storia dell’ infelicità”, Flavio Ermini mostra come il confine, non semplice superficiale demarcazione, consenta esplorazioni a chi sappia percorrere ardui itinerari: rendere palesi possibilità di ulteriori analisi pare essere il presupposto dell’ opera.

Occupata una postazione di frontiera, il Nostro, conscio del fatto che al di fuori del perimetro linguistico nulla di pensabile può sussistere, non si nega alla sfida del rendere testimonianza, il più possibile, di quanto il suo acuto, partecipe, sguardo riesce a cogliere: compone, così, un articolato testo dall’ intensa valenza evocativa con il precipuo scopo di strappar via gli ottenebranti veli da cui la comunità dei parlanti è spesso avvolta.

Rendere perspicua l’ umana maniera di stare al mondo, liberando l’ idioma da antiche incrostazioni e fraintendimenti, non sembra però, a prima vista almeno, essere di vantaggio all’ autore, che pone, quale sottotitolo, “Storia dell’ infelicità”: dopo aver obbedito all’ imperativo di opporsi, con risolutezza, a qualunque forma di occultamento dei meccanismi linguistici, Ermini non sembra disporre di antidoti alla (comprensibile) angoscia nascente dall’ aver constatato che, evitata ogni opzione metafisica, nulla può considerarsi valido fondamento di un’ esistenza abbandonata a se stessa.

Se, poi, si aggiunge, su un piano più squisitamente sociologico, la presa d’ atto di un doloroso depauperamento di quanto attiene all’ intima dimensione umana ad opera d’ imperanti tecniche proponenti grammatiche e stili di vita sempre più avvilenti, nulla pare in grado di opporsi a quel sottotitolo.

Ma, avverte un Leopardi già citato nel risvolto di copertina, “ E così quello che veduto nella realtà delle cose, accora e uccide l’ anima, veduto nell’ imitazione o in qualunque altro modo nelle opere di genio, apre il cuore e ravviva”: esiste, dunque, una via di scampo, quella del talento.

Dotato di straordinaria vocazione etica, il poeta di Recanati indica una via che il Nostro ha inteso, senza dubbio, seguire: lo dimostra un impegno altrimenti privo di senso.

La poesia è capace di promuovere quella consapevolezza che non deriva dall’ applicazione del reticolato logico, ma è conoscenza diversa quanto profonda: ecco la feconda risposta.

Dai “pessimisti” la più tenace delle speranze ?

Fu sapiente la penna.

Marco  Furia

(Flavio Ermini, “Il moto apparente del sole. Storia dell’ infelicità”, Moretti&Vitali,Bergamo,2006)