Davide Campi, la parola e il suono

La sera del 14 Ottobre, nell’Auditorium del Conservatorio di Riva del Garda, era di scena la musica nel suo rapporto antico, privilegiato e non occasionale con la parola.
E quindi la valenza sonora del testo poetico nella teatralità estesa della pronuncia orale e il suo rapporto con l’evocazione assoluta del suono originale, articolato e frammentario della composizione contemporanea.

Un concerto e un evento organizzato dallo stesso Conservatorio in collaborazione con la rivista Anterem.

I testi di riferimento erano quelli dei vincitori dell’ultima edizione del Premio Montano,  di Flavio Ermini e Ranieri Teti della redazione di Anterem e di Andrea Zanzotto.

Le musiche, puramente acustiche come l’articolato brano di Colazzo per flauto solo,  generate al computer come i potenti pezzi di Biasoni, Russo, Graziani, Cera, Doati, Benzi o con la tecnica mista di suono naturale ed elettroacustico dei brani ricchi di complessità di Cifariello Ciardi, Sinigaglia, Maldonado, Galante, hanno contenuto naturalmente e senza fratture le sonorità della parola poetica recitata dall’attore-cantante Jona, in una espansione di senso spesso sottolineata dalla proiezione di video dedicati.

Dimostrata quindi, ancora una volta (semmai ce ne fosse ancora bisogno) l’intima contiguità strutturale delle forme di espressione musicale contemporanea con quelle legate alla parola e alla sua pronuncia.

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