Mauro Germani, da "Voce interrotta", Italic, 2016, nota di Rosa Pierno

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Oscillazione costante tra il sapere e il non volere. Tra una situazione di fatto e una prevista, futura, Germani, dunque, si dispone a un'evasione, prepara con cura lo scenario in cui il rifiuto sia progettuale. Dove però la condizione di "marcata conoscenza " ( trova sinonimo) sia fattore basilare: "Scriverò la mia voce / condannata/ nello strappo del tempo / e mi scorderò / di me, di tutti / una volta / per sempre".

Condizione di un'uscita dal mondo troppo carica di immagini del mondo, oseremmo dire. Allora, forse, rovesciando il guanto, si potrà vedere che il progetto di Germani contempla la possibilità di una parola nuova, di una nuova lingua che sappia inventare un nuovo mondo. Una parola perfetta e impossibile "dove tutto si perde / e si compie". E che inutilmente determina uno scacco per la scrittura, la quale deve farsi carico di questa visione: "È una parola/ impossibile, un gesto / che salta le righe, / l'inchiostro bianco / che serva l'abisso".

La ricerca di una lingua arcana è votata allo scacco poiché s'impasta col corpo dei morti, delle cose inanimate, dei ricordi che man mano ritornano vita. Così come la scrittura stessa si cancella nella voce di qualcuno che non c'è.

 

IX

quanti delitti

nei corpi

e adesso dove

sono gli indizi,

dove gli anni

che furono raggi

improvvisi

e domande, vene

aperte di fiumi

lontani,

voci d’amore

e d’abisso, partenze

nei mattini

più chiari


XII

mi nascondo sempre

eppure mi guardano

dalle pagine, mi

dicono caro

fratello d’ossa

e di cenere cara

voce deserta

lo sai

noi ti scriviamo

leggendo nella

tana, noi

siamo il vento

delle vocali

e la terra delle

consonanti,

siamo la tua

notte segreta

la lama lucente

della parola

assassina


Mauro Germani è nato a Milano nel 1954. Nel 1988 ha fondato la rivista “Margo”, che ha diretto fino al 1992. Ha pubblicato saggi, poesie e recensioni su numerose riviste, tra le quali “Anterem, “La clessidra”, “La Corte, “Atelier”, “Capoverso”, “Poesia”, “QuiLibri”. E’ autore di alcuni libri di narrativa e di diverse raccolte poetiche: l’ultima in ordine di tempo è Terra estrema (L’arcolaio, 2011), preceduta da Livorno (L’arcolaio, 2008, ristampa 2013), entrambe finaliste al Premio Lorenzo Montano, rispettivamente nel 2009 e nel 2011. In ambito critico la curato il volume L’attesa e l’ignoto. L’opera multiforme di Dino Buzzati (L’arcolaio, 2012). Nel 2013 ha pubblicato Giorgio Gaber. Il teatro del pensiero (Zona) e nel 2014 Margini della parola. Note di lettura su autori classici e contemporanei (La Vita Felice).