Luigi Severi, da “Specchio di imperfezione / Corona” (La Camera Verde, 2013), nota critica di Rosa Pierno

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La cultura è l’oggetto delle evoluzioni linguistiche di Severi, il quale prova sulla propria pelle abiti altrui tramite, appunto, linguistico travestimento. Retorica domanda quella che l’autore affida al lettore: “seminagione / sillabe di diserzione // filano segni di alba, non di croce / divinas // litteras in vulgi linguam transfusas / sapere // è sangue nelle arterie / è prima voce?”. Tutto si consuma nella materia linguistica, ma anche prende vita nuovamente rilanciando, poiché la lingua è terreno esperienziale, ove persino la mistica trova il terreno più adeguato per i suoi esercizi. I due poemetti, il primo su Ferdinando Tartaglia, il secondo su Angela da Foligno, si intrecciano con la storia delle vittime del Petrolchimico di Porto Marghera e con elementi prelevati a viva forza dalla contemporaneità. La pagina diviene un terreno di coltura e di raffinamento, dove il solo prodursi della scrittura estrinseca un pensiero riflessivo di raffinato pondo. E’ la scrittura l’orizzonte a cui guardare e il suolo da percorrere, in un’evidente presa di posizione da parte dell’autore su quale sia il ruolo da assegnarle contro un senso che le pre-esisterebbe. Scrittura che vale anche come rilettura dell’esperienza altrui: il vistoso scarto tra lo stile di Tartaglia e quello di Severi, ad esempio, vale come differenza esistenziale, come prova della diversità individuale. In fondo, il commento stesso riceve qui una motivazione carnale ci verrebbe da dire!

Sulle pagine di Luigi Severi ritroveremo punti in cui la scrittura cerca distanza dall’esperienza diretta e altri dove vuole prenderla invece in carico a testimonianza dell’effettiva consistenza dell’esercizio scritturale, che è anche esercizio pragmatico, non solo mentale. Forniamo un esempio di come, a nostro avviso, la scrittura di Severi riscriva il testo di Tartaglia in altra forma: “ ma cercare di rendere / ma tornare in unione / ma cercarti nei muri”. E un esempio di come la via mistica di Angela da Foligno (e si sa quanto la scrittura mistica sia un paradosso) viene qui coptata da elementi che inseriscono la contemporaneità con estrema naturalezza nel rovello interiore: “c’è anche il fatto della favola preferita / del colpo di telefono a quell’ora precisa / del regalo mandato per posta”. Naturalmente non c’è un esito salvifico, una risposta che saturi il rovello, il dubbio, la ricerca sul linguaggio e, del tutto coerentemente, Severi si mantiene sul medesimo periglioso crinale. (r. p.)

 

 

dalla sezione I. Primi esercizi spirituali

 

Di geometrie ulteriori

(Tartaglia matematico)

 

Tartaglia celebre matematico

inciampato in te stesso e nella maglia

della tua prima infanzia, l’ansia

 

di ogni accento selvatico, di ogni ferita

avrà una sua ratione calchulabile,

un suo pregio geometrico / tracciabile

 

e poi questa fatica

di instabile, di cenobita

satanico a tentare i nessi angelici

 

(tra le algebre di un conto a una candela)

la sinfonia ronzante dei pianeti, l’odore

di bruciato dopo il colpo

 

 

Conclusioni provvisorie

(di veglia)

 

I

In ascolto assoluto,

stasi di quercia arcaica

di radici traverse, a fondo

di un’ultima terra, a legno nudo.

 

Non per la maestà della scomunica

ma per ogni dolore inefficiente

ogni sudore di convalescente,

capillare sommerso della storia

 

(per grumo nella gola

per tutti i libri letti

per ogni voce minima

ogni battito di non-memoria

 

II

Scrivere migliaia di pagine

che nessuno leggerà mai

sanguinare parole

cicatrizzate sole

 

è già una prima

definizione

 

 

Conclusioni provvisorie

(nel sonno)

 

I

alla sconfitta inferta

fino alle sale nere

delle voci più fragili

straniere

 

la certezza dei pochi

che hanno bronchi impeccabili

il dovere dei molti

la maceri

 

ma la tavola algebrica

sotto i colpi più logora

la mia rabbia più dura

prosciuga

 

II

il talento dei muti

il passo degli inabili

il silenzio degli esuli

imparare a difendere

 

ma cercare di rendere

ma tornare in unione

ma cercarti nei muri

 

manomessi, implorarti

(non ho altra ragione

 

che attendere

 

 

Luigi Severi è nato a Roma nel 1972. Ha scritto saggi sulla letteratura rinascimentale e sulla letteratura novecentesca. Suoi versi e racconti sono apparsi in diverse sedi cartacee e telematiche.

Nel 2006 è uscito il suo primo libro di poesia, Terza persona (ed. Atelier).