Giovanni Campi, una poesia inedita, nota critica di Marco Furia

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Contro comodi oblii

 

Le battenti sequenze proposte da Giovanni Campi richiamano un universo poetico come sospeso in una sorta di statico dinamismo che apre varchi nella lingua per chiuderli subito dopo.

 

“nessun giorno senza notte”

è il titolo immediatamente replicato dal primo verso nel suo quasi identico contrario

“nessuna notte senza notte, e tutte”.

 

Primo verso che presenta sul finire quelle due brevi parole “e tutte” capaci di dare l’avvio all’intero, articolato, meccanismo compositivo di un testo che si sofferma ma non si ferma, che indugia eppure corre.

 

La forma è allusiva e tenacemente enigmatica.

 

Un enigma davvero complesso, quello di Giovanni, che riguarda

“la luce e ’l bujo, se di sole o luna”

ossia l’universo inteso come cosmo, congiunto, per via poetica, con l’umano linguaggio vissuto quale necessità espressiva mancante d’inizio e fine e, perciò, quale divenire della comunicazione nel suo stesso farsi, tra certezza e incertezza, suono e silenzio, splendore e oscurità.

 

Leggendo questi versi, avvertiamo un coinvolgimento inconsueto, una sensibile partecipazione rivolta verso l’esterno come verso l’interno e, alla fine, riconosciamo che il nostro stare al mondo è parziale e totalizzante, minimo e immenso, specifico e generale.

 

L’ossimoro quale forma di vita?

 

No, perché in questo caso è espressione di un’integrità maggiore in grado di opporsi a quel rigido determinismo che spesso si nutre di comoda disattenzione, di opportunistico disinteresse.

 

Emerge, così, in maniera netta, la radice etica di una versificazione il cui originale (quasi provocante) dire getta luce sulla complice superficialità di tanti atteggiamenti quotidiani tesi a mantenere nell’ombra taluni tratti non proprio edificanti.

 

Siamo al cospetto di una poesia morale?

Sì e anche coraggiosa. (m. f.)

 

 

nessun giorno senza giorno

(detti sdetti di gc)


 

nessuna notte senza notte, e tutte

l'insonni, come suoni sono – nulli

e nullannulla giorno men trastulli

la data tolta e stolta a voci sdutte


 

e quale sorge come giorno senza

essendo desta d'esso stesso giorno

la luce, adesso, d'esto bujo 'ntorno

contorno e non ritorno d'un'assenza?


 

dischiuso 'l chiuso d'uso sen consumi

il senno 'n sonninsonni, senza sogni

per ciò, né men che meno men bisogni

l'abuso 'l giorno 'n notti grumo a grumi


 

dissimulando símile la notte

a 'l giorno 'n copia o quasi 'l ver a' falsi

' sentieri d'ieri l'oggi pone 'nvalsi

a cosa? forse torre torri rotte?
 

fortezza 'ndéboli babèlbabèlica

minuta derivata 'n dismisura

di nulla sfigurando ogni figura

di giorni e notti, e spira – la matèrica
 

in spira e spira 'n fuga 'l moto immoto

opposta uguale ne ricerca diastole

la luce e 'l bujo 'n spera: spera 'n sistole

allora 'l frullo d'ali qual tremuoto?
 

innebulando senni e segni 'n vaghi

sentieri detti per errarerranze

di rada forma ' verbi ' nomi dianz'e

dipoi, se sdetti – van, e 'nvan divaghi
 

di giorno o notte non saper saperne

la luce e 'l bujo, se di sole o luna

l'imago: vago 'l dire d'altro o d'una

allora, e se superne o forse inferne

 

se forse nera o forse no, la luce

non bianca: allora come dire l'una

o l'altra, e l'un'e l'altr'o se? nessuna,

nessuna luce d'ora in poi, né 'n nuce
 

la luce allora nera come dire?

la volta avvolta nella notte senza

il giorno, senza luce, pura assenza,

cosí di notti e giorni a non finire

 

fino alla fine della notte – solo

che non finisce, giorni senza giorno

nascendo, senza luce, - tutto - attorno

s'intenebri 'n nonnulla: cielo e suolo
 

ma l'ultima non dire né tacere,

ascolta: ché ' silenzj forse parlano:

improprj verbi non comuni cavano

vocando – suoni, e vocj e cerchi 'n spere

 

perché per cosa 'l giorno dopo notti

insonni o quasi, come prima, allora,

essendo l'esser luce – nera dire d'ora

in poi la notte, l'una, e tutte, innotti
 

finché la fine possa non poterne

ancora, d'esser sé, ma come? e quale

di questa fine 'l fine? forse 'l male?

non c'è la fine, no, per cosa averne?
 

aver d'averne cose cosa come dire

di giorni e notti senza fin finiti

non piú cælicoli, gli dèi, se miti

'nqujeti, non equorei, e senza mire
 

se quasi bujo 'l giorno nel finirsi

la notte dir che incombe – come cosa?

s'incúba forse d'íncubi? non posa

di sé che tènebre? e mai da sfinirsi?
 

dirada 'l bujo 'l giorno ne gl'inizj

di che símile al símile s'assímili:

lo vedi o non ancora? le invisibili

visioni ne risveglj, e ' precipizj
 

vertiginando immoto moto d'ess'o

non esser copie o quasi d'esemplare

esempio l'émpia d'émpiti émpj 'l dare

tra l'una traccia e l'altre 'l voto 'l fesso
 

che come cosa dire d'ogni giorno

se non che come se non fosse notte

di poi, tra poco: dopo 'l giorno, rotte

che sian le rotte, via, non c'è via 'ntorno
 

ricorda: non di men dimenticare

di ricordare – cosa? non ricordi

di cosa, non di chi, dei suoni sordi

d'allora 'n voci di ora da invocare

 

che d'ogni giorno non si attenda niente

se non il giorno stesso, o d'esso giorno

la luce, ché la notte tutto intorno

la luce par sparire, e tutto e niente
 

ma quale giorno 'n cielo, o se: che forse

la terra 'n terra non di sé ricopra

talun talaltro corp'o cosa? ad opra

di chi, questa opera? non sen accorse?
 

e pure, a volte, 'n cielo, c'è, di giorno,

come una luce, non si dica questa,

del sole, no, non è soltanto questa,

la luce, forse quella – del ritorno?
 

ancora non ancora, se la notte

non c'è ritorno: l'ultima, da farsi

disfatta, e dirsi sdetta, 'n giorni apparsi

spariti, 'n sonni insonni, questa notte

 

ascolta: cosa ascosa 'l tuo volere

accolga pure giorni e notti quali

che sono adesso, e d'essi – tali ' mali

 

Giovanni Campi (Caserta, 1964). Suoi testi sono in rete (La dimora del tempo sospeso, Nazione Indiana, La poesia e lo spirito, etc.) e in varie antologie; vincitore della settima edizione del premio MAZZACURATI-RUSSO “i miosotìs” delle Edizioni d'if, è in attesa di pubblicazione del volumetto "babbeleoteca minuta" nella collana medesima; di prossima pubblicazione è anche il dialogo "l'irragionevole prova del nove" per i tipi della Smasher Edizioni nella collana "orme di teatro".