Giuseppina Rando, prosa inedita "Alla caduta", premessa di Mara Cini

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Un testo che ripropone la riflessione sul potere/non potere della relazione lingua/realtà: Di fronte alla realtà la lingua diventa parola ingannevole.

I consueti tentativi di costruire l’invisibile dimora dell’essere e la consueta mortificazione nel constatare che le sillabe distanti non colmano il vuoto.

Come è stato detto, nella scrittura di Giuseppina Rando c’è la consapevolezza di un linguaggio che non risolve e nel contempo contiene i semi originari dell’esprimersi.

Così si continua, tentativo su tentativo, a tessere strutture linguistiche, a cercare di mettere ordine nell’universo dei significati per trovare un orizzonte di senso.

E’ come un cammino di passi attenti, in modulazione di preghiera.


 

Alla caduta

Nell’andare a cauti passi, attenti all’ordine comune delle cose, si costituisce il sistema

 

declinando le ore in tonalità di pianto o in modulazioni di preghiera, protesi ad agganciare il compiuto al ritmo dell’infinito che pure s’ode aleggiare intorno alla struttura.

 

 

Alla caduta nel mondo dell’Ignoto

è rimasto impresso in tutto l’essere

l’ardente desiderio di uscirne.

Debole la forma con radici nella melma su cui è stato costruito

il muro dell’indifferenza e da cui hanno origine i cespugli della

 

discriminazione e della violenza.

Sferzate di vorticoso frastuono ne costituiscono la sostanza vivente del tempo.

Le voci di tutte le discordanze si riproducono

in parole nel movimento delle riflessioni fluttuanti,

nella dialettica incessante di forze contraddittorie.

 

Nell’andare a piedi scalzi per luoghi dalle sillabe distanti, quasi impronunciabili, nel vuoto si dissolvono le strade della magia e del disordine:

 

si annulla la Parola, il Sapere che dice

 

Di fronte alla realtà la lingua diventa parola ingannevole, un gioco che irretisce sbarrando la strada verso la pura elevazione.

 

Terrore del nulla.

 

Nell’andare tra la nebbia diradata altra parvenza avanza: un’immensa spianata ove alla necessità di pensare la finitezza corrisponde l’invenzione che apre all’ascolto del sovrumano.

 

Fruscio di chiome nel silenzio; trasalire al ritmo dell’attimo infinito e nello sfiorare il sublime, svanisce il terrore del nulla.

 

Spazio immaginario: ciò che si credeva morto, vive qui sparso tra filari di alberi carichi di frutti, maturati al desiderio di trovare un orizzonte di senso, aneliti-filamenti di travature atti a costruire l’invisibile dimora dell’essere, della propria incorporea sostanza.

 

In chiarità di cuore

distillato di rose selvatiche

alla caduta

nel mondo dell’Ignoto


Giuseppina Rando, poetessa, scrittrice e saggista, è presente in numerosi volumi di poesia, antologie e saggi. Collabora con diverse riviste. Ha pubblicato testi di Poesia tra i quali: Spuma di mare. Poesie (1970-1981), Statue di gesso (1982-1995), Duplice veste (2001), Immane tu (2002), Figura e parola (2005), Cierre Grafica Verona, Vibrazioni (2007) Noubs Chieti, Bioccoli (2008) Anterem Edizioni, Verona; Geometria della Rosa, Aletti editore, 2017. Saggi: Profili di donne nel Vangelo (2001) Bastogi, Foggia, Chiara. Una voce dal silenzio (2002). Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, Milano, Le belle parole (2013) Scrittura Creativa Edizioni, Borgomanero (Novara). Nel Segno, Racconti, (2011) Pungitopo, Patti Marina (Messina) ha ricevuto il Premio di narrativa - Sesta edizione - Joyce Lussu, Offida (Ascoli Piceno)