Nabanassar: Della Rete o del Dilettante

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Cosa giustifica l'ascolto? La speranza di assistere ad un capolavoro, quel brevissimo periodo nel quale "senti le farfalle", come dice Ronnie O'Sullivan a proposito del suo ultimo 147: http://www.youtube.com/watch?v=NtIoJ9Vpubk . E' il boost , la sintesi sempre cercata; lo scopo dell'ascolto è cibarsi di questi boost come di miele, una dieta di puro miele, in qualunque campo dell'umano lo si trovi. Doping di puro piacere al fine di riprodurlo per sé e vivere perennemente sulla cima d'onda. Per questo è importante avere molta esperienza, per individuare e selezionare gli sforzi di successo: più ne riconosci, più ricca è la tua razione di miele. Non c'è ferita, la ferita è uno stadio non risolto: noi non abbiamo ferite o le abbiamo guarite e come i monatti siamo ora indifferenti al dolore. 

In “Werther” il passaggio da Omero ad Ossian, dall’idillio alla catastrofe. Dove la nostra catastrofe? L’iperrazionalismo oscuro de “La nuova Justine” (ancora di più in “Juliette”), tutta la fiducia ribaltata in terrore; solo la consapevolezza di un’impossibile risoluzione modifica i linguaggi e il panico diventa l’occhio lucido della disillusione. L’assenza (in questo caso d’illusione) porta alla constatazione che per riempire il vuoto occorre accettare la sua evidenza come unica realtà consistente. l’unico punto fermo è la nostra instabilità che in termini etici è un’effettiva necessità. È tempo velocemente consumato, questo, di aerei caduti e scatole nere disintegrate; nelle case non vi sono salvadanai. Insomma, si è finiti, a fischi e peti. Accade perché si sogna di fare lo scrittore. E credo sia proprio questa pellicola vischiosa che imporpora gli occhi a rincitrullire. Non si comprende il diafano e abissale sversamento di “tragico”. È il mestiere – ci soccorre il Sogno dello Scrittore. Il sensazionalismo “calibrato”, volta per volta, dà loti piccini, e allappanti. Ed infatti, ci si interessa a tutti, si aprono le gabbie, ci si crea il pubblico, lo si fidelizza con la buona parola. Minima pubblicità. 

Riscoprire il ruolo dell’educatore, maschera di una professione. Far bene, fare il proprio dovere (riallacciandoci alla perdita di responsabilità dei lavoratori descritta negli esempi di Magrelli su Nuovi Argomenti n.40, ottobre-dicembre 2007). Gli scrittori sensibili sono civili, sono scrittori civili; non hanno paura del dardeggiamento, quindi. Noi, invece, siccome crediamo che la civiltà segua vie dirette, men che meno “esortazioni” tirtaiche (A. Seri qui http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2008/02/03/lettera-ai-poeti-che-erano-bimbinellestate-dell80/#comment-39883) o risposte ad appelli (qui

http://www.nazioneindiana.com/2008/02/06/nel-nome-della-letteratura/) – dato che risiede in un alveo di per sé germinativo, una sacca – noi, dicevamo, abbiamo volontà di chiedere a tutti i soldati della buona novella, dove caspitina credono di andare a parare, continuando a vellicarsi con parole passate, ingolfate, ruminate, delicate, e, continuando ad inseguire bontà, riconoscimento e militanteria, facendo, infine, del corpo lecca-lecca. 

Pasciuto è un aggettivo un po’ lontano da una certa afflittiva retorica poetica, ma non occorre molto per potercisi identificare: una cultura da scuola superiore o universitaria, un pc da un paio di centinaia di euro e una buona connessione internet sono molto più di quanto tre quarti del mondo può sognare. Il “terzo millennio occidentale” è quindi un ottimo recinto nel quale operiamo volentieri (www.nabanassar.com), consapevoli di essere appunto pasciuti e disposti a restituire almeno parte dei vantaggi, sotto forma di condivisione dei testi. Per anni abbiamo avuto dentro di noi il pensiero che ci fosse bisogno di una "classe poetica", di gente competente, ma soprattutto seria. Se la "classe critica" dovesse essere quella che vien fuori dalle facoltà di Lettere e svolge questo mestiere con cognizione di causa, va benissimo. Il Dilettante è il blogger, la casalinga, l'amatore, ma anche il narratore che sfonda la sua misura e firma appelli credendoli arte o dovere: mentre non lo sono perché stanno fuori il discorso, non lo seguono, non stanno nel solco degli strumenti ad essi stessi minimi e necessari; sono un calco smorto di ciò che è già stato esorbitato e nemmeno vogliono sentirselo dire; stanno incollati ad un indistinto letto plastico e non biodegradabile che urla presenza, presenza, presenza.

Contributi di Angelo Rendo, Gianluca D’Andrea, Giuseppe Cornacchia, Eleonora Matarrese tratti da “Il Cannone – prima puntata” e “il Cannone -  seconda puntata”, gen-feb 2008, www.nabanassar.com