Lucetta Frisa, “L’energia del sonno”, videolettura; note di Allì Caracciolo, Mara Cini

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L’energia del sonno

 

Io vivere vorrei addormentato

dentro il dolce rumore della vita

Sandro Penna


 Adagiàti

ossa e sensi

infine torneremo

nel Grande Sonno

 

Se gli alberi dormono da quando sono nati

gli animali vivono nel torpore

e ci guardano dal loro chiaroscuro

simile al nostro dormiveglia.

 

Da sempre il mare dorme

cullandosi limpido o torbido

né gli urti di tempeste e scogli

potranno mai risvegliarlo.

 

La strana oscillazione di onda e nave

che ripete la culla umana

è legge creaturale del cosmo

del suo modo di respirare.

 

I gesti insonori

vorrebbero soffiare via il rumore

I’insistente brusìo delle parole e non increspare

la sintesi del sonno e del silenzio.

 

Che ci facciamo qui

noi così svegli e stretti

con le pietre chiuse sul petto?

Se non torniamo presto a dormire

moriremo di noia e asfissia

senza l’aria del sonno.

 

Quel magnifico sonno

che attraversò la storia le storie

le figure le poesie le musiche

che continuano a riposare nel cervello.

 

Come nacquero le immagini

dall’inizio del mondo fino a qui:

lampi di sonno che squarciarono

la luce accecante e cieca

di una terra troppo sveglia.

 

Come nacquero sole e luna

quelle prime forme in alto scintillanti

ancora spoglie di simboli

emersi da dove?

 

Come nacque la notte

prima molto prima del giorno

che conosceva la forza più profonda

l’immisurabile durata di ogni possibile?

 

Si passa via senza un saluto.

Noi non siamo dove siamo.

Come quando le palpebre inclinate

chiudono il mondo in basso

e si guarda incerti solo l’esito della pioggia

i chicchi di grandine e di neve.

 

Non chiamiamola luce

o luce della luce

questo chiarore trattenuto dalle ciglia

dei neonati

dei gatti

o dei lupi invernali.

 

Volontà non c’è

nel dormiveglia

 

di chiamare a sé l’energia.

L’energia non è che questo respiro

dell’aria raggiante

intorno a noi.

 

Tra la terra e le nuvole

l’atmosfera fa socchiudere gli occhi

si insinua nelle fessure

tutto sospende

e i corpi vaporosi

cadono dentro il peso della terra.

 

È ’dalle fessure

che i nostri profili folli e atterriti

vedono futuro e realtà

spiando le scene misteriose della storia.

 

Forse sono gli dèi

a iniettarci nel sangue

un po’ di significato

quella fusione simultanea

con l’estraneità.

 

A volte due corpi insieme

credono di sfiorare

i limiti dell’assoluto.

Confusi in un vertice acuto

mimano l’attimo incostante

dell’ eternità.

 

Non svegliatemi.

Brulicano pensieri senza specchio nel cervello

rosicchiano la pelle vecchia dei sogni.

Se mi sveglio

vorrò mettere ordine al disordine

separando sogno e veglia

fondo e cima.

Non svegliatemi.

Per chi insegue tracce su mappe non scritte

il presente non è mai presente

mai nulla è di fronte

e fugge sempre dietro a qualcosa

che continua a fuggire.

 

Noi si viene

dal grande sonno del grembo materno e marino

poi passiamo il tempo a svegliarci

dimenticando i luoghi sacri

la cima di potenti montagne

il fondo di potenti deserti

perché l’energia del sonno

passa tocca unisce e va.

 

Gli eremiti

le figure bizantine

le figure graffiate sulle rupi

le figure senza figura

le figure di Antonello e Piero

tutti i suoni naturali

continuano qui a testimoniare

quell’energia.

 

Perché piange forte chi nasce

nello strazio di questa luce crudele

che lo strappa al suo sonno?

 

E noi ostinati

a volerci sempre svegliare

camminare e svegliarci

svegliarci e camminare

solo per allontanarci.

 

Mi inginocchio

ai piedi del Grande Sonno

mai diviso o interrotto

dove so di entrare se scrivo

di uscire se smetto

e perdermi e impazzire.

 

Se scrivo

è come chiudere gli occhi

tornare all’animale che sono

albero

nuvola

sasso

tornare all’atomo casuale che sono

che ha nell’aria il suo piccolo eden.

 

Il Sonno

è la prima cellula di tutte le cose

il resto

è opera teatrale del tempo

del suo gioco prospettico

che ci conduce ad aprire gli occhi

lentamente

lentamente

scivolando

 

nell’assoluto sonno dell’inizio.

 

Allì Caracciolo per Lucetta Frisa

Il testo si fonda su un’idea originale, complessa di sensi e fondamentalmente ‘semplice’, una sorta di rovesciamento profondo che attinge all’anima segreta delle cose. La vita umana è un insistente tentato risveglio dal “Sonno”, che è concentrazione assoluta nell’Essere, per gettarsi nella esagitata dimensione della differenza, o della caotica commistione, ignorando la potenza creativa dell’energia di quel “Sonno” così simile al Vuoto.

 

Mara Cini per Lucetta Frisa

L’energia del sonno è un’articolata “rappresentazione” che allude alla condizione naturale di ossa e semi, alla condizione antropologica e culturale di nostre antiche figure graffiate sulle rupi, e risale indietro fino all’assoluto sonno dell’inizio, a un’abiogenesi ancora dormiente.

Tutto questo, ad un io poeta, si rivela, principalmente, nel proprio fare: so di entrare se scrivo / di uscire se smetto.

 


Lucetta Frisa, attrice, poeta, traduttrice, nasce e vive a Genova. Tra le sue opere poetiche: Modellandosi voce (Corpo 10, 1991); La follia dei morti (Campanotto, 1993); Notte alta (Book editore, 1997), L’altra (Manni, 2001); Siamo appena figure (G.E.D., 2003), Disarmare la tristezza (Dialogolibri, 2003); Se fossimo immortali (Joker, 2006); Ritorno alla spiaggia (La Vita felice, 2008); L’emozione dell’aria (CFR, 2012); Sonetti dolenti e balordi (ibidem, 2013). Narrativa: Fiore 2103 (SEL; 1977); Sulle tracce dei cardellini (Joker, 2009); La torre della luna nera (Puntoacapo, 2012). Ha collaborato con i suoi racconti per ragazzi al quotidiano “Avvenire”. È presente in varie riviste (Nuova prosa, Poesia, La mosca di Milano, L’immaginazione, La clessidra), antologie (Il pensiero dominante, a cura di F.Loi, e Altra marea, a cura di A. Tonelli) e in siti web (La dimora del tempo sospeso, Viadellebelledonne, La poesia e lo spirito, Carte sensibili, Doppiozero). Traduce dal francese Pierre-Jean Jouve, James Sacré, Sylvie Durbec e dall’inglese J. Clare, E. dall’inglese J. Clare, E. Dickinson, G.M. Hopkins, J. Keats. In volume: Henri Michaux (Sulla via dei segni), Bernard Noël (Artaud e Paule e L’ombra del doppio) e Alain Borne (Poeta al suo tavolo). Collabora a vari blog letterari tra cui “La dimora del tempo sospeso”, dove sono apparse nuove traduzioni di 30 poesie di C. Baudelaire. Pubblica nel 2018 la plaquette dedicata a N. de Staël, Tutto deve accadere dentro di me (Via del vento, 2018)

Con Marco Ercolani cura i “Libri dell’Arca” per le edizioni Joker e insieme a lui pubblica: L’atelier e altri racconti (Pirella, 1987); Nodi del cuore (Greco & Greco, 2000); Anime strane (Greco & Greco, 2006) (Âmes inquiètes, tr. fr. di Sylvie Durbec, Éditions des états civils, 2011); Sento le voci (Greco & Greco, 2009); (J’entends les voix, ibidem, 2011); Il muro dove volano gli uccelli (L’Arcolaio, 2014); Diario doppio (Robin, 2017) e Furto d’anima (Greco & Greco, 2018). Con lo stesso Ercolani cura la rivista online “La foce e la sorgente”.

Vince nel 2005 il Premio Lerici-Pea per l’inedito e nel 2011 il Premio Astrolabio per Ritorno alla spiaggia e l’opera complessiva. Suoi testi sono tradotti in antologie, riviste e libri collettivi. Nel 2016 raccoglie, per Puntoacapo, un’antologia della sua opera poetica: Nell’intimo del mondo. Poesie 1970-2015 (finalista Premio Camaiore 2017).

Sito web: www.lucettafrisa.it