Enea Roversi, “Il peso delle parole”, videolettura; note di Rosa Pierno, Lia Rossi

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Il peso delle parole

 

riappare (eccolo) il peso delle parole

ostinato e greve confuso con

la grammatura della carta

per astratte materie e indivisibili misure

verso distinte e confinanti unità

si riavvolge il labirinto dei pensieri degli elementi

assoluti così imperfettamente congrui i solchi

le indelebili macchie fra le righe e gli spazi

poi la coerenza da non dimenticare mai

lo stile cercato nei cassetti e dentro la polvere dei libri

la fatica della ricognizione tutto ha un inizio

nulla si conclude qualcosa rimarrà o

magari no forse soltanto un peso inutile

un debordante avanzo di vuoto

e la scialba consapevolezza che il

tempo sposta le nuvole e

inchioda i sentimenti

alle pareti per ogni anima perduta

 

Rosa Pierno per Enea Roversi

C’è un elemento in comune fra parole, peso, misure, spazi, tempo ed è il pensiero. Come si debba riconoscerlo è la questione centrale nella poesia di Enea Roversi “Il peso delle parole”. Innanzitutto, lo si fa tramite l’intercessione di oggetti concreti: la carta con la sua grammatura, il labirinto, le macchie, i cassetti, la polvere: nulla si conosce se non tramite esperienza. Il testo poetico descrive un armamentario - e si direbbe quello tipico dello scrittore, inchiodato alla sua scrivania - che serve metaforicamente alla trasmutazione degli oggetti quotidiani nelle metafore che funzionano da trampolino per la creazione dei concetti astratti. Non troppo nascosta è la questione del pensiero in poesia, come isolarlo, come individuarlo; se esso sia propriamente il pensiero preciso che ogni lettore attinge ineluttabilmente, oppure se esso sia appena una possibilità interpretativa, un barlume, perché se così fosse, si tratterebbe di un senso impreciso e aleatorio, eppure altrettanto ineludibile. Eccola, in chiusa, l’evidenza che risalta come un diamante innestato nella fanghiglia di ogni inizio di scrittura poetica, che ha sempre in sé la possibilità di uno scacco: la consapevolezza che il sentimento, intriso di senso, schiuda ogni volta a qualcosa che, pur nato tra solchi e macchie, illumini il cielo della pagina.

 

Lia Rossi per Enea Roversi

Perché pesare le parole, perché non lasciarle alate, perché pensarle insite in grammature di carte?

Parchè la parola è anche carta assorbente, include silenziosamente solchi, macchie, righe, spazi, polvere dei libri. Attira a sé lo stile della ricognizione, la fatica, la consapevolezza delle nuvole che si spostano e i sentimenti inchiodati alla fermezza dei muri.

Le parole sono abiti, e senza cuciture, come la veste di Cristo, sono sacre fasciature del reale che accade ed è accaduto: un‘unica materia di tessuti intrecciati, un patchwork impensato e sotterraneo, una colla potente.

E’ il modo di cucire del poeta rhapsòdos: cuce il canto.

La parola, già metafora per eccellenza, termine che porta fuori dal confine, pervade pensieri e lingue, organizza, inventa una cosmogonia, all’interno di un tempo eterno. Il tempo entra nella parola di Enea Roversi anche all’improvviso in modo più discorsivo: Poi la certezza di non dimenticare mai

Nulla si conclude qualcosa rimarrà o magari no. Come briciole di conversazione, quasi un poème-conversation di Guillaume Apollinaire, quasi un Lundì, rue Christine: la parola si iscrive, per far parte della commedia della scrittura, di questa necessità ne siamo convinti, insieme a Roland Barthes.

Riappare (eccolo) il peso delle parole: ecco l’iscrizione, per fortuna.

 

 

Enea Roversi vive a Bologna, dove è nato nel 1960.

Ha ottenuto riconoscimenti e segnalazioni in vari concorsi nazionali di poesia ed è stato pubblicato su riviste, antologie e siti web.

Tra le pubblicazioni: la raccolta Eclissi di luna (Poesie 1981-1986), uscita in versione e-book nella collana Nuovi Echi per la casa editrice La Scuola di Pitagora e la silloge Asfissia, pubblicata nel volume Contatti edito da Edizioni Smasher.

Più volte segnalato o menzionato al “Premio Nazionale di Poesia Lorenzo Montano” organizzato dalla rivista Anterem, ha partecipato ad alcune edizioni della Biennale di Poesia di Verona e ad altre rassegne letterarie.

Fa parte della redazione della rivista online Versante Ripido e figura nello staff organizzativo del Festival Letterario Bologna in Lettere.

Cura il sito web www.enearoversi.it, interamente dedicato alla propria attività letteraria e pittorica e il blog Tragico Alverman – Scrittura e altro.