Sonia Ciuffetelli, videolettura della prosa inedita “La colonizzazione invisibile”, premessa di Mara Cini

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La parte più interessante del testo di Sonia Ciuffetelli mi pare la sezione dove le riflessioni “sociologiche” dell’autrice di stemperano in un fermo-immagine di prosa poetica denso e senza sbavature.

Lì vediamo due donne che a distanza si ascoltano e si dimenticano in una intermittenza luminosa, in una bolla di pixel. Lì, al momento, ci siamo un po’ tutti noi, nel nostro presente “tecnologico” che ci fa davvero dire ieri non avevi capito, oggi è già passato.


 

La colonizzazione invisibile

 

Quando si trova in una strada di Vancouver o nell’estrema periferia di Roma sente poca differenza. Quel senso di libertà soffocata è lo stesso. Ovunque si collochi, in qualsiasi punto dei due luoghi, è sopraffatto dall’ombra riflessa. Non ha più amici di carne né gente che si ferma a parlare, a ridere, a discutere. Gente che faccia assemblee per parlare dei problemi comuni. Succede anche a lei, ovunque vada. Succede anche ai loro vicini e a gente conosciuta nel web, pseudo anonima. Cambiare posto e sentirsi infastiditi da un’ombra indesiderata. I Paesi, quando diventano più ricchi, sono più tolleranti e i cittadini si sentono più liberi. Eppure c’è un’ombra lunga. Esprimiamo la nostra personalità così liberamente e con un certo determinismo da diventare spesso smodatamente egocentrici. Lui e lei dimenticarono presto quel passaggio costruttivo e necessario attraverso il quale fu costruita la società democratica: l’impegno collettivo.

Oggi però i due comunicano. Comunicano tra di loro e con gli altri. Mettono in comune, da comunicare. La poeta appartiene al loro mondo, l’artista pure, e ogni figura, ogni persona. La poeta guarda dalla vetrina e ha occhi attenti e, in tasca, parole speciali. Perciò guarda le donne e gli uomini fare le stesse cose in più parti del mondo.

Nelle moschee talvolta dopo la preghiera gli uomini si ricongiungono con le loro donne e si fanno un selfie. Li ho visti farlo. Non è lo stesso selfie che fanno due innamorati qualsiasi sulla scalinata di una qualunque chiesa italiana?

E comunque quando comunicano in realtà condividono un’informazione con un gruppo o con un singolo. Ma il gruppo crea un nuovo significato comune. Quando parlano, nel senso, quando dialogano, costruiscono un significato comune. Il dialogo è democratico dunque.

Prova. Quando dialoghi l’ombra è dietro di te e non la vedi. Il vantaggio della vita collettiva era mettersi a confronto e costruire la capacità di pensare per il bene di una comunità, di individui correlati fra loro. E la democrazia funziona se noi cittadini abbiamo una visione condivisa del mondo in cui viviamo.

Eppure non sta andando così. E quella che poteva essere una straordinaria opportunità dialogica e di condivisione collettiva, Internet, proietta sulla nostra strada un’ombra lunga sovrapposta ai nostri passi, ai nostri tasti, ovunque siamo.

 

I

Più tardi mentre il tempo fugge al controllo

ti sfaldi in un pugno di scaglie: non possiedi.

Ieri non avevi capito, oggi è passato.

Due donne si raccontano e ricostruiscono le distanze perdute

parlano la stessa lingua e sono di colori diversi

tra i loro atomi intercorre

un mondo di bit che faticano ad integrarsi. Cortocircuito.

Si incontrano come per caso sapendo che il caso non c’è.

Nei loro occhi la panna assorbita nella bolla di pixel, la condivisione.

Una si assorda di elementi cliccati e salvati l’altra dimentica.

 

II

Dopo, molto tempo dopo, qualcuno aveva capito che si chiamava intelligenza ambientale.

Gli oggetti posseduti rivelano chi siamo. Le preferenze.

Avevano previsto tutto ma non lo sapevamo.

La colpa non è l’ignorare ma il non aver immaginato.

Costerà sempre di meno impiantare una polvere geniale negli oggetti

sequenziare ogni genoma al costo di un panino.

A quel punto la tentazione di aggiungere i dati estratti ai profili sarà corrosiva.

Resisteremo umani [?]

Il filtraggio comporterà un deplorevole sforzo di immaginazione

e le domande giuste da porre al gigantesco flusso binario non sarà più un problema.

Il codice imparerà. Saprà formulare da solo le domande.

Parlare seduti sulla pietra di un gradino è in disuso,

non siamo più integrati, soli interconnessi.

Abbiamo dimenticato gli odori, li compreremo presto, sotto forma di sostanze artificiali.

 

III

Si tratta di profilo persuasivo. Lo forniamo, punto per punto.

Mentre un tempo riservavi una quota al tuo sogno bambino

ora credi che il sogno possa avverarsi investendo.

Eppure il tuo tempo è una quota oraria prezzolata e inodore

che non difendi più dal nemico che hai lasciato entrare

e mescolarsi al tuo spazio:

parla con te coi toni amici delle cose famigliari

e tu non lo riconosci.

Adesso abiti dove lui ti ha chiesto di stare.

Ti confidi con lui come si fa quando ci credi.

Coincidere con la propria quota di sogno ammazzata

diventata investimento temporale senza nessuna garanzia di successo

fa fornire i tuoi contenuti interiori, stati d’animo, alterazioni umorali,

al metodo centrale che registra, fagocita e distingue una tua giornata sì

da una tua giornata no. Il castigo è la cecità. È il non capire.

Il funzionamento del sistema poiché il sistema non è dotato

di sangue e brevità né di fasci nervosi e sinapsi,

permette di applicare alle idee gli identici processi applicati ai prodotti.

Perciò devi smetterla di fidarti in nome della gratuità e dell’illusione bieca.

Perciò mentre le tue difese si abbassano sarai raggiunto

da una propaganda politica che ti darà il brivido improvviso

di un amore che ti spettina.

La persuasione è invisibile, contraria al principio per cui affidi

le tue rivelazioni soltanto ai più cari, ai tuoi amici.

Il castigo è che non te ne accorgi. È l’asimmetria della relazione.

L’identità ha smesso di sorridere al modo dell’era cartacea

scopre i denti

da quando l’hai regalata in forma liquida a un mostro informe

che non somiglia al mito, non si compara con la fantascienza.

 


Sonia Ciuffetelli si laurea in Lettere all'Università degli Studi di Roma La Sapienza. Esordisce come scrittrice con Ordinaria nevrosi dell'anima, edito da Tracce nel 2003. La sua raccolta di racconti dal titolo Lampi d'ingenuo conquista il primo posto al Premio Nazionale Logos per inediti e viene pubblicata nel 2008 dall'editore Giulio Perrone.

Nel 2010 Sonia Ciuffetelli pubblica la raccolta di poesie Petali di voce, editore Giulio Perrone. Numerosi suoi racconti e poesie sono pubblicate in antologie. La sua poesia dal titolo Come il moto della Luna è stata inserita in Rosso da camera, antologia poetica curata da Letizia Leone, con poesie di Dacia Maraini, Tomaso Binga, Jolanda Insana, Serena Maffia, Cetta Petrollo, Gabriella Sica, Patrizia Valduga, Giulio Perrone Editore, 2012.

È docente di italiano e storia nei licei statali. Specializzata in didattica della scrittura, organizza corsi ed insegna scrittura creativa.

Del 2016 è il suo saggio storico-biografico Non ho vergogna a dirlo, Portofranco editore.

Del 2017 è il suo romanzo Un velo sulla memoria, Augh edizioni.

Nel 2018 pubblica per l’editore Arcipelago itaca, La farfalla sul pube, libro di poesie.

Ha ottenuto numerosi riconoscimenti in concorsi letterari nazionali ed oggi è presidente dell’associazione culturale Le Muse Ritrovate. Nel 2017 ha curato come direttrice artistica il festival letterario Weekend d’autore svoltosi all’Aquila con 11 autori ospiti. Organizza eventi culturali e manifestazioni finalizzate alla promozione della poesia e della narrativa.