Rossella Pretto, videolettura dalla raccolta “Dark love”, nota di Laura Caccia

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Lady narrante

L’opera shakespeariana, riletta dal punto di vista femminile: in Dark love - Ipotesi ladymacbettiana, sullo sfondo dell’eterno dramma, con versi ardenti, colmi di passioni e di abissi, Rossella Pretto ripercorre le tappe di un rapporto straziante, immedesimandosi nella protagonista di una situazione di coppia votata alla perdizione.

Un amore, fosco e buio, che nasce innocente e si fa passione cieca, volta a divenire presto “perversa battaglia”. E che emerge ancora prima: da un nulla in cui “niente era se non ciò che / non era”. Lo stesso nulla con cui, a cornice della narrazione, si conclude la raccolta, a stemperare violenze e inquietudini, sangue ed ardori.

Si tratta di un nulla reale o scenico? E la storia è realmente vissuta o solo recitata? Riguarda singoli individui o destini comuni? In un gioco di scambio in cui “non sono lei, neanche me”, i piani si intersecano di continuo. E la parola, tra disperazione e grazia, è insieme smarrimento afasico e dono.

Soprattutto, però, è la passione per la narrazione a prevalere. Rossella Pretto, nel prendersi carico del ruolo di cantore del fato e dei drammi dei mortali, si fa soprattutto Lady narrante: di “una lady tutta mia da incarnare e cantare” così come “dell'eterna storia di un amore nero” e “degli incrociati destini” degli umani.

(La raccolta nel frattempo è stata pubblicata nel 2020 da Samuele Editore, con il titolo di “Nerotonia”)

 

***

Vi fu un tempo in cui non vi era

nulla

puoi concepirlo, lo posso io?

nulla e dunque neanche il tempo e noi

non c'eravamo, io e te non c'eravamo

e non c'era inizio

alle nostre discussioni

seduti nello studio a tentare

l'improbabile

accordo o in una sala, in piedi per terra

con i nostri tanti corpi da suonare

a volte tutti altre solo uno.


 

E in quel tempo che non c'era, un tempo

del sentire di esserci

perché in quanto a esserci io ero ancora

nessuno

una strega gettò i suoi occhi

tra quelli che dovevan essere i miei piedi

la paglia nella testa che svelava vaticini

la mia arsa e vuota

incantata dall'imbroglio

di poter bastare a me stessa.


 

E niente era se non ciò che

non era.


 

Così dal buio senza tempo

emerse il dettagliato tempo del noi

l'incisione che sbozza nell'istante

le parole, nostre

queste che io ti dico, le tue

e quelle che per giorni

abbiamo gettato al vento

quelle vane

che ci han portato fin su questo palco

il molteplice filtrando

dal setaccio di altri corpi

 

(……)

 

Di corpi dapprima

passione cieca e inesausta

corpi ineguali e anelanti

nel di lui cercare il varco

stampo e marchio

nel di lei disporsi all'accoglienza

nonostante l'inane battaglia

nonostante

perché già intuiva che la perversa battaglia

era ormai vinta e già persa

 

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Chi fui se non

aedo e coppa

dell'eterna storia che narra

di un amore nero

degli incrociati destini e tutti

che nel ventre trattengo

ma fuori infine rovescio

in parole in-canti?

 


 

Rossella Pretto, veneta di origine, ha vissuto a Roma dove si è laureata con una tesi sul Macbeth della Compagnia dei Quattro; ha lavorato come attrice, presentatrice Rai e adattatrice dei dialoghi. Vive a Vicenza da quando ha scoperto l'amore per la scrittura. Alcune sue poesie sono pubblicate nell’antologia del Premio Luzi. Fa parte del Premio letterario A. Fogazzaro. Condirige la rivista di critica letteraria Satisfiction e collabora alle pagine culturali di Alias- Il Manifesto. Collabora anche con la rivista letteraria L'Ottavo, con una rubrica su Karen Blixen.

Ha partecipato due volte al premio Montano, ricevendo menzione speciale per un breve saggio su Macbeth e per un racconto intitolato Erbarme dich.