Jacopo Ricciardi, da “Sonetti reali”, Iride/Rubbettino Edizioni, 2016, nota di Flavio Ermini

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Jacopo Ricciardi è poeta e narratore. Ha pubblicato diversi libri di poesia e due romanzi.

Sonetti reali, edito nel 2016 da Iride – marchio del gruppo Rubbettino –, dà corpo a una tensione verso un altrove irraggiungibile, verso una compiutezza che sembra non appartenere al nostro mondo.

L’incompiuto connota l’intera realtà. Tanto che, nel testimoniare questo limite, la poesia normalmente procede a salti e balzi digressivi; commenta tramite note a margine e  postille l’esistenza, attratta com’è dall’indeterminato, dalla forma aperta.

Va in direzione contraria il lavoro di Ricciardi, impegnato com’è a dire questa frammentaria realtà puntando su di un’aura di completezza formale, sul finito, un’armonia che si rivela nell’articolarsi dei testi come la vera porta di accesso alla realtà.

La compiutezza dell’opera in Ricciardi evidenzia una totalità sempre mancata, mette in luce il carattere irregolare e frammentario del mondo. Si presenta come una specie di officina in cui viene forgiato un processo di scrittura che non si distingue per imitare la realtà (e dunque rispondere alla frammentazione con la frammentazione, all’oscurità con l’oscurità), ma piuttosto si configura come un’esperienza-limite della lingua: nella sua determinatezza (testimoniata dalla chirurgica precisione dei titoli delle singole poesie: velocità, dono, età, lite…).



Termine

   Il giorno si converte nella notte.
Nelle epoche i giovani sempre uguali.
Amate i figli a cui date i natali.
Poi vecchi si guarda il fondo di grotte.
   Il resto è sulla tavola periodica.
La luna sta lì per caso e non vive.
Le guerre hanno sempre ritmiche argive.
L’uomo distrugge l’uomo, è vita iconica.
   Il vivo riluce non si sa dove.
Il caso illude e conduce alla morte.
Ora è l’epoca nuda senza corte.
   Oggi la poesia è dura su Giove.
Ogni persona è un fragile frammento.
Il mondo è un otre ricolmo di vento.

 

Jacopo Ricciardi è nato nel 1976 a Roma, dove vive e lavora. Vincitore di diversi premi, ha pubblicato sette libri di poesie - Intermezzo IV (Campanotto, 1998), Ataraxia (Manni, 2000), Atòin (Campanotto, 2000), Scultura (con Teodosio Magnoni; Exit, 2002), Poesie della non morte (con Nicola Carrino; Scheiwiller, 2003), Colosseo (Anterem, 2004), Plastico (Il Melangolo, 2006), Scheggedellalba (con Pietro Cascella; Cento amici del libro, 2008) - nei quali il suo modo di procedere è “vasto quanto un luogo poiché lì è qui ma quando/ci si avvicina al luogo qui e lì già accade tra la/parola e l’universo che si toccano”. Ha ideato e curato dal 2001 al 2006, per Aeroporti di Roma, il progetto culturale “PlayOn” e ha diretto l’omonima collana presso Scheiwiller. Ha pubblicato due romanzi, Will (Campanotto, 1997) e Amsterdam (PlayOn, 2008). È presente nell’antologia “Nuovissima poesia italiana” (Mondadori, 2005) curata da Maurizio Cucchi e Antonio Riccardi.