Francesco Fedele, prosa inedita “Rassettare”, nota di Mara Cini

Poiché anch’io sono accumulatore ossessivo-compulsivo.

Poiché anche a me sfiora l’idea che potrei tirare fuori un romanzo epistolare da tutte le carte e lettere che ho conservato.

Poiché sono d’accordo: la mia casa e i miei oggetti parlano di me meglio di qualunque autobiografia che non scriverò mai.

Poiché, sebbene in anni ben più lontani, sono partita, come l’autore, da una frazione di paese per una capitale europea (e questo ha cambiato il nostro sguardo sul mondo) vorrei dire a Francesco Fedele che le sue partenze e i suoi ritorni sono forse troppo recenti perché la memoria, nel rassettare, si riassetti…

A volte occorre fa raffreddare i ricordi per farli riapparire scrittura, sulla pelle della pagina.

 

Rassettare

L'ho sempre trovata una azione catartica. Ѐ come mettere ordine nella propria vita. Sistemare l'anima. Oggi l'ho fatto nella vecchia casa dei miei. La mia stanza, quella in cui ho vissuto e che parla di me, meglio di qualunque autobiografia che non scriverò mai. Mi apre un mondo di emozioni. Ho trascorso una ventina di anni qui, quotidianamente. Poi sono andato via.

Qui ci torno quindici giorni d'estate, sette d'inverno. Sono cambiato irreparabilmente nei restanti dì dell'anno, quante metamorfosi subite, certe volte mi chiedo chi sono, e mi riconosco solo in parte.

Però queste quattro mura parlano e mi conoscono molto più di quanto possa pensare.

Per esempio ho sempre considerato di non essere una persona materialista, eppure sono pieno di cose. Sono anche un collezionista, questo mi rende un accumulatore ossessivo-compulsivo, ma il fatto che mi rimbocchi le maniche con la buona volontà di far fuori il superfluo, vuol dire che non sono ancora patologico.

Mettere in ordine non sarebbe così difficile, se non fosse che ogni oggetto mi ricorda qualcosa, un posto, qualcuno, una esperienza.

Mi fermo a dare un'occhiata, a leggere un foglietto, prendere un vecchio biglietto, un appunto, un disegno, libro, una foto o una cartolina, persino oggetti di uso quotidiano.

Dietro c'è una persona, con cui viaggiavo, o che cercavo di raggiungere.

Il biglietto di Fanny, mi ricorda il rientro a BCN dopo aver vissuto a La Coruña, si augura che sia stato bene e mi ricorda che ho una piccola famiglia anche lì.

Sono passati già sei anni, eppure mi sembra ieri.

I saluti in coreano di Boyun, di cui conoscevo la traduzione, ma di cui a malapena adesso riconosco il mio nome.

Quelli di Mathieu, la maglietta firmata da tutti gli amici erasmus della mia despedida, i bicchieri rubati in vari pub, monete e banconote globali, i pacchetti delle sigarette in varie lingue del mondo.

Ritrovo delle lettere. Persone che mi volevano bene, amiche di penna, alcune lettere di ex.

Che diventassi letterato lo si capisce da questo. Scrivere, mi piaceva già allora. Mi sfiora l'idea che potrei tirarne fuori un romanzo epistolare, ma il proposito scorre subito via. A chi interesserebbe nell'epoca di facebook?

Il problema principale, soprattutto con questo caldo sarà sistemare i miei circa mille fumetti.

Mi ripeto ormai da diversi anni che dovrei prima o poi farne un inventario, alcuni ormai hanno anche più di 20 anni da quando li ho acquistati, altri da collezione superano i cinquanta, potrebbero valere anche qualcosa dal punto di vista economico.

Mi conosco però, alla fine comunque non li venderei. Sistemo i testi. Dal fondo sbuca un libro, il primo in assoluto.

Mi vergogno come un ladro oggi, però l'ho messo in prima fila, accanto a Dostojevskij, Bukowski, Fante, Borges, Sartre, Calvino ed Hemingway. Una biografia. L'eroe di un bambino di 9 anni, di un bambino interista, che quando andava dal barbiere (nonostante il tempo trascorso e la moda si chiama ancora così qua), chiedeva che gli facessero un taglio con il ciuffo del suo beniamino.

Certo oggi la biografia di Nicolino Berti, non c'azzecca un granché con questi colossi, eppure è stato il primo libro che abbia letto di gusto e per scelta, e per simpatia ovviamente, sebbene ormai appartenga a un calcio scomparso e ormai dimenticato, ho deciso, con buona pace per l'ego di premi nobel e grandi letterati, avranno a fianco (almeno fino alla prossima rassettata) il faccione sorridente del centrocampista dell'Inter dei record.

Su uno scaffale spuntano i depliant della mia prima volta in Spagna, ormai quindici anni fa. Quando ancora non esistevano le compagnie low coast, ho conservato tutto di quel primo viaggio da maggiorenne all'estero, i biglietti aerei sembrano quelli degli anni cinquanta...

Negli ultimi anni ho spesso riflettuto sulla sfortuna di essere stato bambino negli anni ottanta, in quanto maturo lavoratore sfigato nel duemila, però da questo punto di vista, siamo fortunati.

L'idea di prendere un aereo verso una capitale europea, quasi tutte senza visti e senza cambi di valuta, e soprattutto che costi quanto una vecchia corriera Reggio Calabria–Catanzaro, è una grande fortuna. Non sarei stato quello che sono oggi senza il signore irlandese che ha dato inizio al tutto.

Le borse di studio che ho avuto all'università sarebbero state forse spese in treni di bassa categoria, però forse conoscerei meglio la Calabria anziché l'Europa, chi lo sa.

Sistemo anche qui e do una passata con la pezza, l'oblio è concretizzato dalla polvere, si deposita, come un velo che copre la memoria. Nell'angolo in fondo il basso elettrico è forse l'oggetto più impolverato.

Ho suonato in un gruppo, che io definivo grunge, Marco, il chitarrista, definiva progressive, Carmine, il leader, definiva punk melodico e Coci il batterista definiva ska con influenze funk. Ebbene, se ero confuso allora sul nostro tipo di musica, lo sono ancora più oggi. Non è rimasta nessuna traccia tangibile di questa esperienza sui palchi, allora internet dalle nostre parti era agli albori, nessuno aveva cellulari che fanno foto o video e noi stessi da veri rocker non ci eravamo mai posti il problema di farci immortalare.

Perciò niente di niente, se non il ricordo di quei pochi aficionados che ci hanno seguito alla festa del liceo 1999, in un paio di concerti nel reggino e nella storica saletta.

Qualcuno diceva che eravamo gente che spacca, ma hanno fatto presto a dimenticarci, chissà, se il chitarrista e il frontman non fossero partiti per il militare, se io non avessi cambiato aria, andando all'università e se non ci fossimo persi di vista con il batterista...

Già, se e se, era destino, anche se credo che sia, come dice un caro amico, il fato è la giustificazione dei perdenti. Semplicemente altri progetti avevano soppiantato i sogni di gloria rock 'n' roll.

Nello sportello sotto ritrovo vecchi schizzi, ho avuto un periodo di florida produzione artistica, tra il 2003 e il 2004 ho dipinto circa il 70 % della mia collezione personale.

Qualche schizzo, lasciato lì, dopo secoli non ancora trasformato in dignità di quadro, ne ho per 30 tele ma vincere l'inerzia della mia pigrizia è piuttosto arduo.

Dietro tra le tante cose, sbucano le targhe delle prime vittorie in concorsi letterari.

Passo sopra la mano come a lucidarle, poi le butto via, di getto.

Mi dico che ne verranno delle altre, magari più importanti.

Mi ricordano le prime emozioni, le prime soddisfazioni da giovanissimo autore.

Dopo qualche secondo ripesco solo la prima. Ѐ giusto che la tenga, mi ricorda una delle più belle serate della mia vita. Mi ci sono affezionato.

Io però sono stato pure questo, anzi tutto questo. Quanti sono gli "ho fatto" in questa stanza, e mi chiedo se il mio io del passato sarebbe orgoglioso di me.

Sono forse troppo cattivo con me stesso, dopotutto credo proprio di sì.


Francesco Fedele è nato nel 1981 a Reggio Calabria.

Cresciuto a Bagnara Calabra (RC), scrive e dipinge dall’età di quindici anni.

Dopo essersi diplomato nel liceo del suo paese, si iscrive alla facoltà di lettere moderne dell’Università degli Studi di Messina. È stato assegnatario di una borsa di studio Erasmus alla UAB di Barcellona nel 2006, dove ha appreso spagnolo e catalano.

Laureatosi nel 2007 con il massimo dei voti, ritorna in Spagna con uno stage retribuito del progetto Leonardo, lavorando presso la Biblioteca Provincial di La Coruña (imparando gallego livello A2) .

Tornato in Italia si è abilitato nel 2009 alla Scuola Interuniversitaria Siciliana di Specializzazione per l'Insegnamento Secondario di Messina classe 43/50.

Dal settembre dello stesso anno ha lavorato ad Asti, dove ha insegnato in numerose scuole della provincia partecipando nel 2010 al progetto europeo Comenius promosso dall’istituto comprensivo di Rocchetta Tanaro (AT) in Andalusia e Francia.

D’estate per più anni ha lavorato come GL (group leader, accompagnatore/animatore) per la Ih, Accademia Britannica, presso la sede dell’Anglia Ruskin College di Chelmsford (Essex, UK).

Ѐ stato tra i relatori del Salone del Libro di Torino 2013 e ha collaborato con un reading musicale/poetico da lui ideato alla manifestazione astigiana A sud di nessun nord.

Ha partecipato a mostre collettive e personali nei luoghi in cui ha vissuto. Vicolo Cielo, la sua prima silloge pubblicata nel 2012, ha vinto diversi premi in concorsi letterari nazionali.

Da settembre 2014 vive a Siracusa.