Ultima pagina 3/ Videolettura di Marina Petrillo, con una nota di Ranieri Teti

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MEME

Un meme decade dal suo detto

avocando in remoti frammenti di linguaggio.

Indescritti “geni egoisti” replicano

nuovo logos, di ogni culto afoni, fecondi

all’insipiente clone gravido di nulla.

 

Una genetica difforme crea esistenze

mediatiche, relazioni tra realtà e parvenza

del cui stato rituale si imbeve l’esperire.

 

A spersi fotogrammi divampa

la solitudine dell’imperio straniato

Offusca in diagonale. Confina

ogni lirismo a sua minaccia.

 

Ruminatio sottesa al violato limen

emersa in sotterfugio linguistico

parafrasi dell’anemico adagiarsi in linea retta.

 

Abdica oltre il crogiolo temporale

Accogliendo variazioni nel potenziare

sviluppo di istantanee derubricate

alla “Santa Inquisizione “di Sua Vastità la Rete.

 

Il vuoto campo di liturgie simboliche

in apparizioni devote a lemme sconfinante

il nitore del cogitante paradigma, naufragano

l’Archetipo a messe gravida di scorie emozionali.

 

Isole emerse da generanti veli sterili

Condensa in stille disarmoniche

Offuscate da torpide allucinazioni condivise.

 

 

Rifulge in mugghiante anomalia

Homo sacer asceso in spazi paralleli

“il futuro è solo una malattia dell’enigma”

che promana in dissacrata, spenta liturgia.

 


Un vocabolario ricercato, attualissimo e antico, attraversa questa poesia di Marina Petrillo: già nel titolo c’è il “meme”, uno dei simboli del nostro tempo, ci sono “esistenze mediatiche” e allo stesso tempo latinismi e termini recuperati da un dire passato.

Tutto questo produce una lingua ibridata, metamorfica, che è la base per la costruzione di un testo che via via diventa una forma di resistenza.

In questa poesia si crea un cortocircuito linguistico tra contaminazioni e versi memorabili: questo spaesamento è lo stesso che si coglie nel suo senso complessivo, come se l’autrice osasse andare sempre un po’ più in là, verso dopo verso. Non c’è tregua, nessuna sospensione: l’opera chiede all’autrice di evitare “ogni anemico adagiarsi”.