Flavio Ermini

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Le poetiche di Anterem

Estratto dell’intervento di Flavio Ermini alla Biennale di poesia 2006

Iniziamo citando quattro versi posti in esergo al numero 72 di “Anterem”, dedicato al tema: hairesis.

E sotto il cielo fugace del purgatorio

Noi dimentichiamo spesso che

La custodia celeste e gioiosa
È la casa terrena che si distende.

Sono quattro versi di Mandel’stam.

Che cosa ci indicano?
Che la volta celeste non rimanda più a un al di là… come se fuori dal mondo si nascondesse qualcosa in attesa…. Segnalano che la volta celeste è un’estensione della terra.
 
Ma allora cosa accade quando il qui (la casa terrena) non cerca un oltre, un fondamento al di là del mondo? Cosa accade quando il qui cerca la verità di questo nostro mondo?

Ricordiamolo: alle spalle dell’umanità c’è l’elevatezza celeste, abbagliante e assoluta. Ma sta alle spalle, appunto.
Davanti a noi c’è il protendersi dell’uomo verso il fondamento del proprio essere finito: l’incompiuto.
L’eresia si è insediata nella nostra vita e nella parola poetica. L’eresia nel suo significato originario, propriamente hairesis = scelta!

Ed ecco allora che la parola è intenta nel suo ascolto terreno — che non è più celeste, non più abbagliante, non più assoluto.
E la parola finisce per abbracciare il proprio senso e, insieme, il vuoto che la circonda… Accoglie il limite, insomma.

È proprio in questo divergere da un assoluto armonico che s’inaugurano l’atto poetico e il gesto filosofico della modernità, che pure non smettono di interrogarsi sulla sensazione di vuoto lasciato da quella perdita.
E lo trattiene, insieme a quel buio che preme per salire.

Scrivere è un atto di coraggio e di rischio.
E non rappresenta un abbandono della vita, ma un addentrarsi nel folto dell’esistenza = una disposizione ad aprirci verso noi stessi e ad ascoltarci, trovando nuove parole a cui consegnarci.

Scrivere significa conoscere. E conoscere vuol dire, con Novalis, «sprofondare lo sguardo nell’anima del vasto mondo».

Che altro non è che quella “casa terrena” nominata da Mandel’stam… Una casa terrena che così tanto ha a che fare con la parola poetica di cui ci danno conto:

Paul Celan, Osip Mandel’stam, Madison Morrison, Rosa Pierno

Nota: nell’ambito della Biennale le voci recitanti erano di Jana Balkan e Isabella Casella del Teatro Scientifico