Rosa Pierno 'Istoriato', Nota dell’autrice

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Rosa Pierno “Istoriato”, Gilgamesh Edizioni, 2020

Copertina del libro 'Istoriato' di Rosa Pierno

Nota dell’autrice

Istoriato è un intrico di storie di diversa natura, mitologica, storica, biografica, allegorica, lo snodarsi di una narrazione che rifiuta al tempo stesso d’essere tale. Giacché del raccontare rifiuta le regole canoniche. O meglio, non rispetta il riportare calcolato, conseguente, logico, ordinato di una rappresentazione di tipo realistico. L’inesistenza di una struttura lineare, quella che fingiamo sussistere tra i fatti, fa emergere il coacervo indistinto di percezioni e sensazioni, di pensieri e relative opposizioni che, appunto, affiorando sulla pagina, con il loro sembiante artificiale, inscrivono il resoconto nel solo ambito letterario. Se il piano mitico viene presentato come facente parte del piano esistenziale, la referenza con il reale viene cancellata. Eppure, sembra, al contempo, che si entri ancor più profondamente nella materia trattata, grazie alla molteplicità e alle contraddizioni che sostanziano la complessità interpretativa.

A partire dalla convinzione che il senso di un’esperienza qualsiasi, in questo caso l’esperienza amorosa, sia un’attribuzione arbitraria, il testo di prosa poetica si dispiega senza vincoli, arraffa e ingloba tutti i materiali, realizza legami fra cose aventi contiguità improbabili. Fa conto persino di leggere i quadri cinquecenteschi come illustrazioni della vicenda che va intrecciando. Il letterario emerge come il solo campo esistenziale di colei che scrive, la sua ragione, configurandosi, nel testo ultimato, come l’unico senso.

Naturalmente, che l’amore sia tacciato di paradossale inclinazione, di illogica e contraddittoria natura non delinea una sua particolare caratteristica, poiché questi aspetti appartengono al cosmo nella sua interezza. E non è, infatti, soltanto l’amore il motore propulsore del soggetto testuale; in questione è la storia stessa e la possibilità di narrarla o, più precisamente, di esporne soltanto alcuni aspetti, mai la sua verità o la totalità. La voluta frantumazione che le lasse testimoniano intende mostrare che si può costruire un’immagine del reale esclusivamente cogliendone i frantumi o i riflessi, cioè le apparenze parziali.

Il codice linguistico viene sottoposto a un continuo assalto tramite un assiduo confronto con l’immagine, anche e soprattutto attraverso i modi della loro produzione. L’indagine sull’opera visiva, quadro o disegno che sia, condotta indagando le tecniche, le abrasioni, gli strati, le lacune costringe il testo a assumere una conformazione polimorfica dal punto di vista stilistico: si veda l’uso insistito dell’endecasillabo, della rima, delle figure retoriche, con tutto lo stuolo di rimandi alla tradizione letteraria, dalla poesia amorosa a quella epica. Lo scopo non è quello di mostrare la concorrenza o la coincidenza fra le arti, ma di scandagliare tutti i modi possibili con i quali portare l’assalto all’oggetto della rappresentazione. Che esso sia dunque relativo al tema amoroso, anziché alla radicale irriducibilità della lingua poetica o dell’opera artistica, implica che non esista, nel presente testo, un centro agglutinante, quanto, piuttosto, una costellazione di sparsi universi, d’ideati mondi per un medesimo evento.

Il libro si presenta, pertanto, come una collezione di monadi, poiché non solo non ci sono due storie uguali, per il principio leibniziano dell’identità degli indiscernibili, ma anche perché sono mondi chiusi che non possono influenzarsi a vicenda né subire modifiche dall’esterno. Sono il frutto di un particolare punto di vista e non si può far altro, ogni volta, che ripartire da qualche punto e provare paradossalmente a raccontare la storia inenarrabile.