Premessa di Sirio Tommasoli, curatore della Mostra personale dell’artista russa Larisa Bolshakova

Versione stampabilePDF versionL’arte non ha confini, si espande nel mondo seguendo i flussi del pensiero, le energie dello spirito, le ragioni dell’intelligenza. Se l’artista ha una terra di origine, non ha tuttavia limiti di luogo o di cultura: è un libero cittadino del mondo. E chi si oppone a questa libertà, al manifestarsi della sua parola, alle forme e ai suoni che invadono lo spazio da direzioni diverse in un divenire che non ha mai trovato fine, si oppone alla vita provocando pause dannose quanto inutili alla storia.

Soprattutto si oppone al pensiero dell’uomo, un patrimonio composito e indiviso che, proprio per questo, appartiene indiscriminatamente a tutti, non è alienabile.

La Biennale Anterem di Poesia ha una struttura orizzontale: gli inviti a partecipare sono rivolti da poeti a poeti, da artisti ad artisti, non sottomessi al filtro del mercato o all’opportunità di compiacere una moda o una tendenza della critica.

L’obiettivo è dare spazio alle opere e alla voce degli autori, nella certezza che poesia, arte e musica pensano, con tutte le conseguenze che ciò comporta. Perché “il pensiero che parla dalla poesia, dall’arte, dalla musica non è un pensiero filosofico, religioso, scientifico o politico, ma una provocazione a pensare altrimenti”.

Nella Biennale Anterem, poeti, artisti e compositori contemporanei di diverse culture si incontrano nei luoghi storici di Verona.

Sono voci che affascinano perché si rinnovano mai eguali nella materia e nella forma delle loro opere in un rito che si ripete da sempre e da sempre insegue la verità delle cose: percorsi diversi che trascinano il pubblico sulla soglia del dubbio, nella linea sfumata dell’orizzonte che separa la luce dall’ombra, l’essere dalla sua negazione-origine.

Il pensiero dell’arte ha un suono alto che non abbisogna di traduzione o spiegazione: vola libero in direzioni imprevedibili e si rivela all’improvviso. Suscita un piacere intimo, estraneo alla scena illuminata e patinata degli eventi che vogliono ridurre l’arte in consumo.

Dagli anni Ottanta, artisti e poeti sembrano essere più lontani, le loro voci si ascoltano sempre meno, si perdono nella spettacolarizzazione delle  opere, in luoghi e rituali sempre più estranei alla verità della vita. Per tornare a sentirle è necessario porsi in ascolto, ritrovare i tempi e i luoghi della percezione, ritrovare la forza di amare la libertà delle idee e delle azioni.

Nelle città e nei cieli di Larisa Bolshakova in questa esposizione la sua voce suona come nostra.

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