Osip Mandel’štam: “L’opera in versi”

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Osip Mandel’štam: L’opera in versi

Osip Mandel’štam (1891-1938) è uno degli autori di riferimento della rivista “Anterem”. Lo hanno tradotto per noi Elena Corsino, Camilla Miglio, Maria Pia Pagani sui numeri 72, 74, 75, 81 della rivista.

Salutiamo quindi con gioia la pubblicazione de L’opera in versi di Osip Mandel’štam nella traduzione di Gario Zappi. L’editore di questo splendido libro è Giometti & Antonello di Macerata.

I testi raccolti in questo volume coprono l'intera produzione poetica di Mandel’štam edita in volume quando era in vita: Kamen’ (La pietra), del 1913, Tristia, del 1922, e la sezione aggiuntiva al volume Poesie (1928), che comprendeva le due raccolte precedenti e una terza parte intitolata 1921-1925. Si presenta inoltre un’ampia selezione delle poesie pubblicate postume o solo in rivista, venendo così a costituire la più ampia scelta di testi poetici di questo autore mai uscita in italiano.

Mandel’štam fa parte di una generazione di scrittori di lingua russa che costituisce quasi un unicum nella storia della letteratura mondiale per la schiera di astri intramontabili che ha generato: Anna Achmatova, Marina Cvetaeva, Boris Pasternak, Velimir Chlebnikov, Sergéj Esénin, per citarne solo alcuni. In mezzo a loro Mandel’štam si staglia fin dall’inizio con naturale autorevolezza come la voce di spicco, come un talento ineguagliabile di quelli che in ogni secolo si contano sulle dita di una mano.

Gario Zappi (Bologna, 1964), traduttore e poeta, si è confrontato con questi testi per oltre un decennio. Per tentare di far sì che la vita non «sfugga via dalla traduzione poetica come la lieve polverina delle ali delle farfalle», è stato in grado di chiamare a raccolta le voci maggiori della tradizione letteraria italiana e di coinvolgerle a turno nei suoi versi di traduzione, riuscendo anche a far fiorire quegli embrioni di italiano e di Italia onnipresenti nella produzione del poeta (Dante, Petrarca, Ariosto, le città e la storia italiane) fino a creare un innesto potentissimo da considerarsi come una prova paradigmatica di quella Verjüngung, quel «ringiovanimento», che in campo traduttivo era stato il miraggio di Goethe e dei romantici tedeschi.