Rêve d’Or

Rêve d’OrRêve d’Or

In Anterem Edizioni, nella collezione Limina, è uscito Rêve d’Or, il libro che raccoglie alcune tra le più belle poesie di Chiara Cavagna, poetessa recentemente scomparsa (1963-2005). La postfazione è di Stefano Guglielmin. 

Chiara Cavagna (1963-2005), poetessa. Agli studi e alla ricerca pedagogica ha sempre associato una preziosa attività letteraria, che per molto tempo sceglie di non rivelare. Solo negli ultimi anni della sua vita decide di far conoscere i suoi lavori poetici presentandoli a un sia pur ristretto numero di critici e partecipando ad alcuni premi di poesia, tra cui il Premio Lorenzo Montano, dove risulta finalista sia nel 2004 sia nel 2005. Nel 2004 inoltre partecipa con una lettura di suoi testi ai lavori della prima edizione della Biennale Anterem di Poesia. Questa opera raccoglie le sue ultime poesie.

Nella sua postfazione al volume Rêve d’Or, Stefano Guglielmin scrive: 

“Chiara Cavagna ci ha lasciato soltanto queste poesie, e tracce altre, sofferte. Di più non sappiamo di lei se non quanto traspare nei versi. Per esempio, che ‹‹bellezza e visione›› hanno trovato nella ‹‹rosa›› l’allegoria prediletta, l’ente cangiante e fragile, esile e provvisorio nel quale riconoscere un modello di perfezione caduca: ‹‹non cercare, non avanzare››, dice Chiara a se stessa, bensì imita la rosa, che ammira la ‹‹luce perfetta›› del giorno; però intanto, per precauzione, proteggiti dietro ‹‹mura fortificate››, cercando rifugio altrove, in recinti privati come la poesia e nelle ‹‹catene di alcool / che producono nuovi fiori››, resistenti al ‹‹gelo›› che fuori ‹‹è tenace››, struggente, insopportabile.

Un dolore tutto esposto, il suo, ‹‹Non erlebnis / Ma ékphrasis››, visibile, appunto, una ‹‹esilità›› fatta figura, trascinata pudicamente fra gli umani, nel modo del lento morire di ‹‹organismo e parola››, ossia dell’essere intero, inesorabilmente.

È la medesima fragilità della rosa, personificata e colta spesso, come detto, nella sua ieratica contemplazione, senza ripari: ‹‹ti osservo / vegliare del giorno / il rosso luminoso / stare››.

[…]

Potrebbe essere un canto francescano, questo, tutto proteso a ringraziare il creato per il suo molteplice fluire, se non fosse che, qui, Dio è assente, perduto per sempre, è il non convocato, il non voluto, l’inascoltato; eppure, la costanza con cui Chiara coltivò il silenzio operoso della poesia e la forza con la quale ella rispose alla sua chiamata, rimettono in gioco la presenza, in lei, di una fede laica, intesa quale fedeltà alla bellezza del vero, pur vissuta in una trama di solitudine e incomunicabilità.”

Il volume può essere richiesto ad Anterem Edizioni.