Mostra personale dell’artista russa Larisa Bolshakova: dal saggio critico di Flavio Ermini

Versione stampabilePDF version1    Le ricerche espressive più libere del nostro tempo passano, nel corso della loro evoluzione, dalla forma compiuta al suo presupposto. È la conseguenza di un convincimento radicato nel Novecento: si raggiunge meglio il significato dell’esistenza indagandone la struttura piuttosto che le sue manifestazioni.

1.1    Larisa Bolshakova, come pochi altri, ha voluto compiere un’ulteriore esperienza. Alla via verso l’“interno” ha aggiunto quella verso l’“esterno”. Della sfera che compone il mondo, ci invita in tal modo a conoscere compiutamente sia la concavità dell’inconscio sia la convessità della superficie. Il passaggio dal fondo dell’indeterminazione all’armonia della possibilità realizzata avviene con quella naturalezza che sta a indicare la necessità di quest’ultima curvatura. Tale impegno non va considerato come un ripensamento davanti alle avanguardie, ma come una proposta ulteriore di un dato ancora sconosciuto.

1.1.1    Il reale viene compendiato da Larisa Bolshakova in una delle rappresentazioni che più ci riguardano: la struttura urbana. L’ambizione di Larisa Bolshakova è quella di toccare le emozioni interiori eliminando al massimo i tramiti.

1.1.2 Scegliendo la casa quale soggetto, Larisa Bolshakova prende a modello un aspetto elementare del mondo. Con questa riduzione riesce a cogliere quel ritmo vitale che caratterizza l’esistenza meglio di tante argomentazioni selezionate.

1.2     Non si tratta dunque di un ritorno a uno schema estrinseco, bensì di una meditata assunzione di energie primarie, in un linguaggio coerente. Le riprese tematiche sono in genere riconosciute come evasioni transitorie o segni di sfiducia. Qui abbiamo al contrario la delineazione di un’immagine che intende designare la virtualità segreta e proliferante dell’essere da cui proviene.

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6    Per intendere Larisa Bolshakova dobbiamo meditare sulla sua idea del mondo, che con i suoi colori lei chiama “mistero”.

6.1    Chi allude al mistero, vede la realtà come qualcosa di inafferrabile nella sua totalità. L’essere-qui non ci permette di scorgere le radici del tempo: ci mette in contatto inevitabilmente con un’ombra che ci affascina e ci sgomenta.

6.2    La realtà per Larisa Bolshakova è un movimento offuscato, un corpo fluido dentro una protezione che si lascia tuttavia scalfire. Ciò che è misterioso non dev’essere ritenuto il completamente separato: per qualche tramite esso si mostrerà alla sensibilità umana…

6.2.1    Tra il mistero e l’essere umano si libra un arco lieve. L’uomo tenta di spingersi oltre lo spazio psichico che lo trattiene. È un ricettore di segnali che differiscono da quelli comunemente conosciuti.

6.3    Larisa Bolshakova è l’architetto assiduo del volto del mistero. L’immagine della sua città interiorizzata suggerisce la possibilità di altre dilatazioni e investe tutto l’essere da noi sperimentato.

6.3.1    Il viaggio di Larisa Bolshakova conosce brevi soste, mai permanenze. Ma in ogni sua rappresentazione sta un nucleo molto resistente.

6.3.2    Ogni nota di questa grande tastiera indica che la casa di Larisa Bolshakova vive dell’oscillazione: non ci consegna alcuna certezza, ma ci stimola all’interrogazione ininterrotta.

6.4    Un’indagine senza limiti e senza difese è la bellissima pagina che apre e non chiude questo libro unico dell’esperienza. Il suo fine? Dare all’uomo il potere intuitivo, l’unico che possa sovrapporsi a quello naturale della lenta disgregazione.

da “L’arco lieve del mistero” di Flavio Ermini

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