In memoriam. Nota su Aldo Giorgio Gargani

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Una polifonia del pensiero

 

di Cecilia Rofena

 

Quale pratica e quale progetto filosofico emergono dall’opera di Aldo Giorgio Gargani? E’ una trama fitta, i cui fili d’indagine disegnano scenari intellettuali che restituiscono la tonalità degli studi a Pisa, il carattere di una tradizione e della trasformazione impressa da uno dei maestri di Gargani, Francesco Barone, rivelando la pluralità e i piani intersecantesi di molte figure e istituzioni, come l’Istituto poi Dipartimento di Filosofia di Pisa, la Scuola Normale Superiore, il Wissenschaftskolleg di Berlino, l’Università di Vienna e Oxford, la Österreichische L. Wittgenstein Gesellschaft. Nella polifonia del pensiero di Gargani risuonano, infatti, molte voci, una storia d’influenze e scambi che testimoniano un periodo in cui le istituzioni pubbliche e private, anche italiane, impegnavano le loro migliori energie nel moltiplicare spazi e occasioni di confronto fra pratiche filosofiche e scientifiche, fra saperi confrontabili e criticabili (è da augurarsi che questo sia sempre e ancora possibile). Le scuole di Oxford e Cambridge, la filosofia di Ludwig Wittgenstein, il neopositivismo logico, la Vienna fin-de-siècle, le origini della filosofia analitica e l’epistemologia contemporanea sono i luoghi che Gargani ha attraversato nella ricerca del contributo “rivoluzionario”, nel senso di Thomas Kuhn, all’origine di nuovi vocabolari e “prima di ogni nuova scoperta”, usando l’espressione di Wittgenstein: alcune sue direttrici conducono a Quine, Sellars, Davidson, Brandom, Nozick, altre all’analisi di testi e contesti storico-letterari come i saggi su Musil, Hofmannsthal, Beckett, Bernhard, Bachmann, al confronto con la psicanalisi (Freud, Bion, Matte Blanco, Resnik) e all’interesse originario e originale per la riflessione sui problemi epistemologici e gli aspetti filosofici delle scienze fisico-matematiche (in particolare gli studi su Galilei, Newton, Mach, Boltzmann, Einstein). Una motivazione forte unisce gli aspetti di questa ricerca: ripensare la filosofia nel suo rapporto con i differenti saperi, nel confronto fra metodi e domande. La prospettiva d’indagine si misura allora con i limiti e le possibilità della razionalità, con lo stato attuale delle questioni e dei problemi filosofici, per mettere alla prova quella ricchezza della capacità analitica della disciplina che Gargani interpreta nel rapporto con l’esperienza, con una radice etica e sulla scia di un’influenza pragmatista che annovera nel fine filosofico gli effetti del linguaggio sui modi di pensare e vivere. In quanto esercizio di una razionalità non necessitante, impegnata a trovare vie praticabili della chiarezza concettuale, il metodo abbandona la teoria e si risolve nell’analisi critica di aspetti influenti del dibattito filosofico contemporaneo. L’intenzione di quel movimento filosofico si spinge fino a incorporare i differenti linguaggi e codici, esplicitandone limiti e sviluppi, per tradurne i differenti assunti in una formulazione di sintesi, fino all’esercizio di nuove forme o generi di scrittura filosofica come in Sguardo e destino, Il testo del tempo e L’altra storia. Esercizio di critica e, nello stesso tempo, moto di variazione sul tema, dal singolo autore al problema filosofico, ripetuto in un sistema di rimandi e conferme interne, nella lezione orale e scritta che diventano tracce di un percorso attraverso la cultura scientifica, filosofica e letteraria. Orientarsi nella storia del pensiero mantenendo una misurazione e valutazione degli strumenti a disposizione, secondo una verifica della capacità descrittiva e costruttiva dei criteri adottati, è il modo della sua pratica analitica: così l’affinità elettiva e il dialogo con Richard Rorty, ma anche il confronto, dal lato dell’epistemologia, con Hilary Putnam o, dal punto di vista dell’estetica, con l’interlocutore Stanley Cavell (vi sono gradi d’influenza da esplicitare, come nel confronto con Michel Foucault accostato da Arnold I. Davidson nella sua lettura del Sapere senza fondamenti, recentemente ripubblicato). Realizzazioni diverse dell’esercizio filosofico, nella prassi dell’analisi applicata anche a differenti aspetti della cultura (il cinema, il teatro, la musica, l’organizzazione aziendale), sono in Gargani la controparte degli esercizi interpretativi, quasi un esperimento o una prova di tenuta dell’analisi concettuale. Da questa attenzione e modulazione delle differenti forme di sapere impegnate nella decifrazione della realtà, regioni rese abitabili dalla filosofia, possiamo allora trarre un motto e un compito di consapevolezza: il metodo estende il campo cui si applica. Come cerchiamo e come domandiamo dice ciò che stiamo cercando, i nostri modi di interrogare definiscono i limiti e i confini del campo che, nei casi più felici e riusciti, contribuiremo ad estendere, “provando e riprovando”.

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