Maria Grimaldi Gallinari, "Per Emilio Villa"
Con "Per Emilio Villa", Maria Grimaldi Gallinari presenta un'articolata poesia in cui la riflessione sulla lingua, ossia sul farsi stesso della scrittura, appare predominante.
I versi
"creatività energia luce
nel segno di una parola che è corpo nel corpo che trasuda"
paiono davvero emblematici.
Se la lingua costituisce vero e proprio campo d'energia, àmbito nel quale operano forze espressive capaci di trovare sbocco in parole, nel caso del testo poetico, in particolare, opera una marcata autonomia tendente a produrre specifico senso, più che significato logico.
Nel caso in esame, ad uno spazio bianco molto presente, che pare richiamare quel "silenzio colmo d'espressione" cui si riferiva Aldo Giorgio Gargani, si aggiungono accostamenti linguistici del tutto inediti ("il buio si annoda in filo di luce"), pronunce ricche d'enigmatico fascino ("lucciola impazzita nel groviglio della sintonia"), altre, rare, di tipo descrittivo ("Camminavamo lenti sulla riva di un mare piatto"), espliciti richiami al lavoro stesso dell'artista ("Principio dell'arte è il suo principio"), il tutto secondo cadenze tese ad attirare il lettore non al fine di proporgli una teoria, ossia d'insegnargli qualcosa, ma a quello d'inserirlo, direi quasi a farlo precipitare, in un mondo vivido, suggestivo.
Un mondo in cui continue successioni di vocaboli, non prive di brillantezza retorica, implicano totale coinvolgimento in una persistenza linguistica diversa quanto assidua, perseverante.
E, in prospettiva, infinita, come suggerisce l'assenza di punto finale.
***
Ombra sia luce di memoria
tu credi che non sia
così necessario
è il dire
se lungo è il filo lenta trattenuta parola
abbandonata su di un foglio bianco
in nebulosa estiva
dicevi
corno di nebbia
la vera origine della parola
sublime anima
dicevi
stretta parola al corpo straziato
percorreva cieli infiniti di silenzi in spazi di luce intensa
quanta è dura la scorza che vita s’inchioda
nell’ingiustizia subita
terra fuoco acqua fare arte dimora
sfera di raggio infinita ossessione
dicevi
vedo che vedi sento che senti devi
che devi oltre il mondo
dicevi
Principio dell’arte è il suo principio
eva nera del linguaggio zero silenzio madre
evanescente ritrovata dimora
del tutto poesia
sommo essere al sommo di noi che
stringe si stringe fa male ti abbandona
ti prende ti annulla ti chiude ti apre sei
qui non ci sei e
il buio si annoda in filo di luce e
noi ascoltiamo in un più in là del mondo
la tua mente che stringe il linguaggio dell’ape d’oro
(...)
Trattenevi parola nel fondo della gola
quasi un morso quasi un nodo
nei tuoi occhi luce di luce come
lucciola impazzita nel groviglio della sintonia
Dio come l’alveo misterioso
dicevi
segreto
motore dell’infinito silenzio?
Krishnamurti Krishnamurti
sangue raggrumato ai bordi che stringe ai margini dei fogli
domande raccolte trattenute
nel misterioso segreto dell’infinito silenzio
sussurro del non detto da sempre
preghiera poesia nel tuo spazio vuoto
respiro respiro che riempie
sempre