Carte nel Vento
periodico on-line
del Premio Lorenzo Montano
a cura di Ranieri Teti
Immagini della XVII manifestazione
Immagini della XVIII manifestazione
L'Associazione Culturale Anterem bandisce la XIX edizione del Premio di Poesia dedicato a Lorenzo Montano (Verona 1895 - Glion-sur-Montreux 1958), poeta, fondatore e redattore della rivista "La Ronda". Il Premio porge ascolto alla voce di quei poeti che sono impegnati in una personale ricerca stilistica e di pensiero.
È articolato in quattro sezioni e intende promuovere la conoscenza di forme espressive in cui sia evidente la coscienza del senso originario della parola poetica.
La Giuria del Premio è composta dalla Redazione della rivista "Anterem".
Modalità di partecipazione
Tutte le opere, sia edite che inedite, devono essere inviate in tre copie alla sede del Premio, in
via Zorzi 9 - 37138 Verona, Italia
entro il 31 marzo 2005.
Su ogni copia va riportata la nota biobibliografica del poeta con indirizzo e recapito telefonico.
Per informazioni:
tel. 338/46.28.830 dalle ore 14 alle 15 e dalle ore 19 alle 20
e-mail: premio.montano@anteremedizioni.it
Il Premio è riservato ai soci onorari dell'Associazione Culturale Anterem.
La quota associativa è di:
Euro 29,00 da versare sul c.c. postale 105.833.75 intestato ad
Anterem, via Zambelli, 15 - 37121 Verona,
o con assegno bancario non trasferibile o con vaglia postale.
Tale versamento dà diritto a partecipare a tutte le sezioni del Premio e a ricevere "Carte nel Vento", Notiziario di Poesia prodotto da Anterem Edizioni e inviato per posta elettronica.
Copia del tagliando dell'avvenuta rimessa andrà allegata ai testi inviati.
L'esito del concorso sarà comunicato attraverso il periodico on-line "Carte nel Vento" a tutti i partecipanti che avranno fornito un recapito email.
Sarà inoltre reso noto nel luglio 2005 sul sito Internet del Premio: www.anteremedizioni.it
Verrà altresì pubblicizzato sulla stampa periodica nazionale e sulla rivista "Anterem".
La cerimonia di premiazione sarà promossa dalla Biblioteca Civica di Verona in collaborazione con la Società Letteraria.
All'evento sarà dedicata un'intera giornata, nel corso della quale i poeti finalisti, segnalati e menzionati saranno invitati a leggere le proprie poesie. In tale occasione la poesia si troverà al centro di un grande evento multimediale che coinvolgerà musicisti, registi teatrali e cinematografici, coreografi, artisti, filosofi.
Tutte le opere pervenute saranno conservate presso il Centro di Documentazione sulla Poesia Contemporanea "Lorenzo Montano" della Biblioteca Civica di Verona e presso le Biblioteche Civiche della provincia di Verona.
Prima Biennale di Poesia e Pensiero
Officina della percezione è il titolo che la redazione della rivista “Anterem” ha voluto per la sua prima biennale, indetta in occasione dell’assegnazione del XVIII Premio Montano per la poesia e realizzata con la collaborazione della Biblioteca Civica di Verona.
E’ stata una vivace kermesse che si è svolta durante tutta la giornata di sabato 30 ottobre all’auditorium della Gran Guardia, presente un pubblico fitto e interessato, con parecchi studenti della scuola superiore, che ha seguito con costanza tutto il complesso e vario organigramma della manifestazione.
Ma perché “officina della percezione”? Come hanno spiegato Flavio Ermini e Ranieri Teti nei loro lucidi interventi, l’idea chiave è richiamare la disposizione del soggetto che riceve gli stimoli dei vari linguaggi e li decodifica nella complessa alchimia che regola la nostra percezione degli stimoli stessi.
Infatti la manifestazione ha spaziato dalla poesia vera e propria, alla musica, alla recitazione, alla danza, al video. In questa cornice essenziale per intendere il concetto di poesia che la redazione della rivista e promotrice del premio vuole divulgare, si è collocata anche la cerimonia conclusiva che ha visto la premiazione di Alfredo Giuliani (Opere scelte - regione Veneto), Jacopo Ricciardi (Raccolta inedita), Maria Attanasio, Maria Angela Bedini, Enrica Salvaneschi (Opera edita), Renato Job (poesia inedita).
Nel corso della mattina e del pomeriggio sessanta autori, selezionati fra i migliori partecipanti al premio hanno recitato i loro versi accompagnati dalle musiche di Francesco Bellomi e dalle coreografie della danzatrice Michela Oldin.
E’ stato uno spaccato estremamente significativo delle tendenze più attuali della poesia contemporanea. Agostino Contò direttore della Biblioteca veronese, ha anche annunciato la pubblicazione di una antologia con questi testi, curata dalla Biblioteca di Verona.
Si va dalla rivisitazione dei modi della poesia antica, magari ironica, come nei sonetti di Rustico di Filippo, alle striature di linguaggi speciali o maccheronici, alla lirica e ai linguaggi spezzati e drammatici della sperimentazione.
La musica di Bellomi e la danza di Michela Oldin si sono offerte come intensa trasmigrazione di senso da un linguaggio all’altro e nello stesso modo, quello di una profonda contaminazione fra parola, immagine, suono, hanno funzionato il video di Sirio Tommasoli e il cortometraggio di Andrea De Rosa.
Il video di Tommasoli è intensamente poetico: nuvole, papaveri, suoni attutiti di acqua e vento, un rombo lontano di motori.
Lo spettatore viene avvolto in una sorta di nostalgia di un eden perduto dove l’immagine in movimento sostituisce efficacemente le parole o meglio diventa una diversa parola. Così il cortometraggio che ha per tema la parola di un non vedente che esprime le sue sensazioni-percezioni.
Si tratta del fenomeno della visione, esaminato sospendendolo, cancellandolo per ritrovarlo nelle sensazioni di chi non vede.
La mancanza del commento del filosofo Carlo Sini, che non era presente, diversamente dal previsto, non ha impedito la percezione diretta, immediata della grande intensità emotiva del filmato.
Non è mancato un flash-back con la recitazione di Isabella Caserta e Liana Balkan, su testi poetici degli anni venti del novecento con accompagnamento di musiche contemporanee di Webern, Scoenberg, Berg.
Come uno sguardo al passato prossimo è stata la recitazione, per le stesse attrici, di un testo di Giacomo Bergamini e di un commento al medesimo di Silvano Martini, ambedue inediti.
La voce di Massimo Totola e di Carla Totola ha dato spessore e concretezza alle poesie dei vincitori.
Il vincitore dell’Opera Scelta, Alfredo Giuliani, ha affrontato con garbo e precisione al microfono il non facile compito di dare uno spaccato delle sue idee sul far poesia.
Abbiamo ascoltato poi qualche esemplare intenso dell’ispirazione che ha animato le tre vincitrici dell’Opera edita. Poesia ardua, ma affascinante che ci ha fatto pensare, una volta di più, che la poesia vera non è mai facile.
Maria Attanasio in Amnesia del movimento delle nuvole, si muove tra immagini contrastanti che danno l’idea del conflitto e del rischio del linguaggio, quando affronta territori oscuri della psiche e dell’esperienza, i territori fra il buio e la luce.
Enrica Salvaneschi con In vano affronta temi forti come l’amore, il disamore, il delitto, in un confronto continuo con gli archetipi e un linguaggio che non rifiuta le striature della prosa.
Infine la super vincitrice, Maria Angela Bedini con La lingua di Dio ha dato un esempio di parola dalla tesa spiritualità, spiritualità concreta, carnale, alla maniera della grandi mistiche.
Jacopo Ricciardi, un giovane talento, premiato per la raccolta inedita Colosseo, ora pubblicata da Anterem, ci ha offerto un esempio di poesia magmatica, piena di immagini che mette in scena la metamorfosi dal caos alla individuazione.
Infine Massimo Totola ha letto la poesia inedita premiata, Squali, di Renato Job,un artista a tutto campo, poeta, autore di cortometraggi, di un progetto di Teatro meccanico ecc.
In Squali Job si confronta con la smania che ci fa riempire di cose, come i rifiuti che sono nella pancia degli squali, e ci impedisce di vedere l’inevitabile e universale sparizione che ci attende.
Paola Azzolini
Una nuova collezione editoriale: “Opera Prima”
di Flavio Ermini
1.
Guarire le parole. Questo è il compito al quale sono chiamati i poeti. Noi pronunciamo parole riflesse, consapevoli come siamo del nostro destino di esseri senza dimora. Parliamo parole seconde, derivate, che non creano ma interpretano parole che derivano da altre parole ancora: le parole prime pronunciate dai nomoteti, i sapienti antichi che con la nominazione dei luoghi e delle cose crearono il mutevole orizzonte del mondo. La lingua delle origini è tramontata e con essa la sua capacità di creare. Il poeta avverte questa lontananza e ne soffre. Così come patisce l’estraneità del presente. Ecco perché cerca di pronunciare una parola che non rispecchi semplicemente eventi e cose, ma faccia segno all’unità preriflessiva e preconcettuale che ha preceduto il pensiero cosciente e razionale. Ecco perché lascia riaffiorare nelle parole riflesse ciò che resta in esse di non detto, consentendo l’emergere di un dire che ci preesiste: quella «vera narratio» vichiana, dove fantasia e conoscenza sono una cosa sola. Giungendo a codificare nella frase poetica non solo un’espressione artistica, ma anche vere e proprie forme di sopravvivenza. Il richiamo originario conduce il poeta nel regno del caos, dove il cosmo è disordinato e la forza del mysterium si muove liberamente tra elementi bestiali, demonici, metafisici, titanici. Qui il poeta scopre che quella prima età non è caratterizzata solo da tenebre e terrore, ma anche da «quella purissima fanciullezza in cui verità e menzogna, realtà e sogno non si distinguono l’uno dall’altro», come registra Blumenberg.
2.
La natura continua a rivolgersi al poeta, che è chiamato a tradurre questa sua lingua muta e opaca nella gioia di nominare. Per il poeta si tratta, oggi come allora, di tradurre nel nome ciò che non ha nome. Ma la natura quando parla non è comunemente udita perché l’incivilimento impedisce questa comunicazione. D’altro canto, la nostra lingua, così piegata com’è alla conoscenza razionale, alla classificazione, si trova nell’impossibilità di nominare l’essenza delle cose. Avviene in queste cesure l’intervento decisivo del poeta: guarire la parola per recuperarne la facoltà originaria, tanto da rendere possibile sia il pensare della scienza sia il sentire e l’immaginare della poesia, ricorrendo alla leopardiana «facoltà inventiva». Guarire la parola. Come? Inducendola a cambiare come un serpente la sua pelle, spogliandola di tutti i significati che, come strati consolidati dal tempo, ormai la ingessano e la paralizzano, per ricondurla a quella nudità essenziale del primo giorno: ancora a metà in una luce preaurorale, ma già con contorni precisi. Guarire la parola. Giungendo a riprodurre l’evento misterioso della sua nascita. Ma attenzione: l’originario non è qualcosa che sta alle spalle dell’uomo tecnologico, all’inizio della sua ascesa, bensì una dimensione contemporanea nello spazio, in cui le lingue possono entrare in ogni momento e “comunicare” fra loro.
3.
Ammonisce Benn: «Noi portiamo i popoli primitivi nella nostra anima, e quando la tarda ratio si lascia andare, nel sogno e nell’ebbrezza, essi sorgono con i loro riti, con il loro mondo spirituale prelogico, e concedono un’ora di partecipazione mistica. Quando la sovrastruttura logica si dissolve e la corteccia, stanca dell’attacco delle forze prelunari, apre il confine eternamente combattuto della coscienza, ecco allora che l’elemento antico, l’inconscio, appare nella magica trasformazione dell’Io e nell’identificazione, nella primitiva esperienza del dappertutto e dell’essere eterno». È questo l’aperto al quale vuole schiudersi “Opera prima”, una collana editoriale che ho fondato nell’ambito dell’attività di Cierre Grafica nel 2003 su un’intuizione di Ida Travi. Affidata a un Consiglio di garanti composto da Yves Bonnefoy, Umberto Galimberti, Mario Luzi, “Opera prima” è una collana di poesia e prosa poetica dedicata ad autori che ancora non hanno pubblicato i loro testi poetici in volume. L’iniziativa non ha finalità di lucro, tanto che i libri non sono destinati alla vendita, ma inviati a università, centri culturali, stampa periodica, biblioteche, oltre che a filosofi e a teorici della letteratura e dell’arte. L’intento è questo: far sì che la pubblicazione apra all’autore la possibilità di entrare in contatto con i settori intellettualmente più vivaci del mondo letterario, filosofico e artistico. Nella scelta dei testi non si dà per scontato o prevedibile nessun percorso stilistico: “Opera Prima” si propone di mettere in scena eventi di scrittura che spingono a portarsi più in là degli esiti espressivi, verso il pensiero: quella particolare forma di pensiero che nasce dalla poesia. Ogni opera, introdotta dal disegno di un artista contemporaneo, è accompagnata da riflessioni critiche e interpretative. Il gesto di “Opera Prima” è promosso da un gruppo di intellettuali che si è costituito in un Consiglio editoriale a cui – va sottolineato – si deve anche la produzione dei volumi. In merito a questa iniziativa, è possibile richiedere ulteriori informazioni all’indirizzo di posta elettronica direzione@anteremedizioni.it
4.
A iniziare dalla 19^ edizione, la giuria del Premio Lorenzo Montano presterà particolare attenzione a quelle raccolte di poesia che si configurano come Opera Prima, segnalandole al Consiglio editoriale della collana per una possibile pubblicazione. A questo proposito invitiamo i concorrenti che non abbiano ancora pubblicato il loro primo volume di darne notizia con evidenza sia nella biografia, sia sulla prima pagina della raccolta. Riteniamo di fornire così un’ulteriore opportunità ai poeti che partecipano al Premio.