Ci sono scrittori che dedicano la propria vita interamente alla letteratura.
Sono scrittori che vivono esclusivamente “per scrivere”, tanto da vivere quasi “di nascosto”, nella discrezione e nella riservatezza, lontano dai riflettori mediatici, in nome di una grande libertà espressiva.
Silvano Martini, la cui opera è stata definita “innovativa, audace, coltissima” da Gilberto Finzi, fa parte di questa aristocratica schiera di letterati.
Con la sua ricerca letteraria – di grande fascinazione e forza linguistica – si è sempre tenuto lontano dall’audience e al di qua del mercantile consumo editoriale, anche se ha sempre potuto contare su un selezionato gruppo di affezionati lettori.
Ha raccolto la sua opera poetica e narrativa in sei volumi e ha fondato nel 1976 con Flavio Ermini la rivista “Anterem”.
Scrittore dell’immaginazione e della purezza linguistica, è stato un profondo e originale interprete del fervido clima di ricerca che ha caratterizzato gli anni Sessanta e Settanta del Novecento.
Nel ventennale della sua scomparsa e gli amici poeti di “Anterem” lo hanno ricordano in un convegno che si è tenuto il 17 novembre presso la Biblioteca Civica di Verona. Relatori sono stati: Agostino Contò, Paolo Donini, Stefano Guglielmin, Tiziano Salari. L’incontro è stato curato da Flavio Ermini e Ranieri Teti.
Leggi l’intervento di Paolo Donini
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