Passaggi a livelli
Quanti piani si intersecano in Levels, opera in cui Alberto Mori esplicita alcuni livelli e altri ne lascia intravedere? Appare un graduarsi dal basso verso l’alto, evidente nei titoli delle tre sezioni: ‘low’, ‘medium’, ‘high’. E, insieme, un convergere dei livelli, nel punto in cui si incontrano i desideri del cielo e della terra, come viene anticipato dalla poesia, posta in esergo, di Kikuo Takano, che nell’immagine dell’albero fa confluire, in una sola, le forze opposte di cima e radice, quale unità dei contrari nell’intero. E, ancora, un mantenere i piani in equilibrio, dall’etimo stesso di livello, come esemplificato in alcune poesie a due colonne separate e allineate, in contrappeso come una bilancia a due bracci oppure come una livella. E, nello stesso tempo, un posizionarsi ad un livello di soglia, che i passaggi testuali lasciano scorgere, per l’accesso, in sequenza e insieme in affinità, al principio, al corpo, all’oltre.
I livelli appaiono mobili, spesso invisibili, come viene dichiarato in premessa: «Livelli mobili scompaiono alterni». Scandendo i transiti, gli attraversamenti, le contaminazioni nei tre specifici stadi in progressione. «Verso radici senza immagini»: lungo le impronte e le tracce dei passaggi e della scrittura nell’estensione orizzontale delle acque, delle strade, dei fogli e dei loro sostrati oscuri, in ‘low’. «Fra gli sguardi del corpo»: attraverso gli affioramenti di natura e civiltà, da cui emergono le luci e «la voce sfarina», nella dimensione corporea, in ‘medium’. «Nel volo avveduto di sole arie»: tra orbite e «nubi oscure all’aria / Invisibili al segno terrestre», nella tensione verticale verso la sospensione e l’assenza di gravità, in‘high’.
Attraverso la compressione essenziale del senso e il distillato della parola, Alberto Mori prosegue la sua ricerca nel concentrare elementi concreti e rarefatti, quali stazioni e silenzi, vagoni container e balzi d’umore, creando microtesti densi e ariosi al tempo stesso: «Valichi bianchi sopra il foglio / La mano mancina scrive aria / Rarefa grafia esitata e ripresa». Dove i movimenti poetici coinvolgono la percezione della realtà esterna come della corporeità, della mente, dell’inconscio. E anche, nei suoi diversi livelli, della parola: scritta, a voce, pensata. Se l’oralità è il punto di forza dell’autore, gli altri livelli, di pensiero e scrittura, sono ugualmente e intensamente presenti. Quale in basso e quale in alto? Come per l’albero di Kikuo Takano, nella poesia si incontrano, fino a coincidere in un’unica forza, i desideri della terra e del cielo, delle profondità e dei voli, delle radici e delle cime della parola.
Da: Low
Prelude attesa per bikers
Immagine franta dai tempi espositivi
Struscia sfreccio curvo del passaggio
Crome sfocate nella pedalata sottile del ritmo
***
Le ruote ormai improntano il foglio
Fra le tracce sulla carta
scrive di non conoscere gelosia per lei
La ama da sempre
Lo scritto resta a perire sulla ciclabile
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Le spalle delicate
Valichi bianchi sopra il foglio
La mano mancina scrive aria
Rarefa grafia esitata e ripresa
***
La stazione disgrega inagibile
Qui preme tempo naturale
Incrina strati
Accorda piccoli sterpi nei sassi
dove fra efflorescenze sparse
respirano silenzi d’aria e polvere
Da: Medium
Corpo seduto Capelli disciolti
Dalla nuca equilibrio in riannodo
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Dove sticker non incolla & scrosta
il millimetro mancato sillaba
La voce sfarina sulla pellicola del muro
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Qui puro balzo d’umore vitreo
materia traluce spaiata dai bagli
L’altro lato senza ottica rifrange
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Nell’aria umida profondano margini bui
La piccola strada discende e risale
Le luci affiorano vicine e lontane
Da: High
Gravità dissolta
Tempo dismesso
Perdura vacante
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Il buio dilegua alla prima luce
La terra allenta ombre
Depone arie accese
Concresce cielo
Millimetri di spazio
Corpi migrati dalle sillabe bianche
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Tratto illetto
Nuvola illesa
Piogge papille
Lingua nasconde
Ripassa veglia
Neutro crea
Sapore del cielo
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Ondulo diviene solco radiale
L’anello ruota ad accerchio
Orbita
Porta nubi oscure all’aria
Invisibili al segno terrestre
Alberto Mori, Crema 1962, poeta performer e artista, sperimenta una personale attività di ricerca nella poesia, utilizzando in interazione altre forme d’arte e di comunicazione.
Dal 1986 ha all’attivo numerose pubblicazioni. Nel 2001 Iperpoesie (Save AS Editorial) e nel 2006 Utópos (Peccata Minuta) sono stati tradotte in Spagna.
Per Fara Editore ha pubblicato: Raccolta(2008), Fashion(2009), Objects(2010), Financial (2011), Piano(2012), Esecuzioni(2013), Meteo Tempi (2014), Canti Digitali (2015), Quasi Partita (2016). Minimi Vitali (2018), Levels (2020). Nel 2017 Direzioni (edizioni del Verri). Dal 2003 partecipa a Festival di Poesia e Performing Arts fra i quali: V Settimana della Lingua Italiana nel Mondo (Lisbona, 2005), Biennale di Verona (2005 e 2007), IX Art Action International Performance Art Festival (Monza, 2011), Bologna in Lettere (2014, 2015 e 2016 e 2018). La produzione video e performativa è consultabile nell’archivio multimediale dell’Associazione Careof / Organization For Contemporary Art di Milano.