DISFORME vuole affermare, ricordare, che viviamo in un incessante movimento, in un tempo relativo, dentro innumerevoli forme e dimensioni che non possono essere definite, concluse e sigillate, ma possono essere ininterrottamente percorse, accolte, congedate
DISFORME vuole scavare dentro l’altro lato delle cose, cercare le forze che si nascondono dietro le apparenze, e dietro la confortevole e ingannevole illusione di poter nominare qualsiasi cosa
DISFORME vuol dire ascolto, sguardo, possibilità, flessibilità, attenzione e sentimento di fronte alla forma, visibile e invisibile
DISFORME vuole sganciare le catene di ogni ordine, orizzontale o verticale che sia, per tornare nella pace del caos e dei suoi elementi, e rassicurare le anime che le origini di ogni singolo 'sentire', non sono un errore, un pericolo, un'anomalia, ma un nutrimento, di sé e dell'altro da sé
DISFORME il segno che vogliamo tracciare seguendo le tensioni di tutto ciò che dall'uno tende al molteplice, e che dal molteplice tende all'uno
in un continuo urto e flusso, in un ininterrotto incompiuto divenire
DISFORME cerca la prima nudità dello sguardo, davanti al nulla, davanti al tutto, davanti a specchi incrociati, davanti alla luce e al buio di ogni singolo giorno, interroga la circolarità dei sensi dentro la quale tutto sembra possibile
DISFORME è la prospettiva che nasce dai nostri sguardi uniti in questo piccolo luogo da dove abbiamo deciso di partire per attraversare insieme gli infiniti lati di questo mondo, generando tele esistenziali, cercando e scavando la preziosità di ogni forma possibile, visibile e invisibile, piccola e grande che sia
DISFORME è la scelta, il desiderio, l'inevitabilità di dover entrare nella tensione intima che muove ogni forma, che muove il prima e il dopo di ogni cosa, che genera il punto dove evento e essenza delle cose per un attimo coincidono
DISFORME è il nostro punto di vista, la nostra mutevole empatia con l'esistente, il costante tentativo di interrogare il destino, individuale e collettivo, è il nostro punto di estinzione, il nostro rinascere continuo.
Qui le bio degli autori Carlotta Cicci e Stefano Massari:
E qui una bella intervista di Francesco Tomada: