Poesia dell’inizio, potremmo definire questo poemetto, che mette al centro la nascita della lingua, nella consapevolezza di sé e del mondo, affinché non si debbano “lasciare parole prive di storia”. Così lo sguardo dell’autrice si colloca nel tempo mitico (ma ancora ben vivo nella sua dimensione di svolgimento, crescita e anche inabissamento) delle antenate: madri e figlie che sviluppano la tela della conoscenza come punto di pensiero poetico iniziale e finale. Un intreccio extra-ordinario di sensi che crescono in sinestesie vere e reali. Perché in questo movimento “la veggenza”, scrive Rosati, “percorreva la trama e l’urgenza era l’ordito”. Dunque una parola di sensi plurali, dove il linguaggio prende vita dagli occhi, poi dal suono, per dare voce a una poesia intrisa di colori e lampi mobili nel canto.
dalla sezione, οι μητέρες - e l’inizio era svolto nel suo nome
*
ci rivolgevamo agli alberi quando
le ossa perdevano il sostegno della tenerezza
mulinelli d’acqua sorgiva
si annidavano nel midollo spinale
la massa scheletrica appariva fluorescente
con piccoli coni di luce che
stillavano dai pori cutanei
eravamo pura meraviglia e non
somigliavamo a nulla
ci coglieva lo stupore quando
potevamo sfiorarci ed emettevamo
leggeri suoni bluastri
dal vago sapore di felci
il verde non era ancora stato codificato
vagavamo tra il giallo sole e il blu acqua
*
quando i suoni divennero parole
conoscemmo la memoria e la dimenticanza
le grosse maglie del tempo scesero fra noi
imparammo a tessere dai ragni
la veggenza percorreva la trama
l’urgenza era l’ordito
iniziammo a costruire templi e coltivare grano
piccole sfere di storia si andavano disponendo
οι κόρες - le figlie della narrazione non diventano madri
*
ma la mia gola non narra
e non si nutre
le parole scritte assumono la
forma paradossale di una verità
cosi antica che ormai non
importa piu a nessuno e tutto
e coperto di polvere
e non c’e piu un corpo a
testimoniare o ad accusare
tutto e diventato antenato
e io sono qui costretta nel
mio ruolo perche un varco
almeno si apra e possa
iniziare a nutrirmi
Sofia Demetrula Rosati vive a Roma. Collabora con varie riviste, tra cui “Poesia”, ed è presente con suoi testi su vari siti online. Ha pubblicato su svariate raccolte antologiche e partecipa a reading di poesia. Traduce poesia dal greco moderno.
Ha pubblicato il volume L’azione è un’estroversione del corpo, edito da Cierre Grafica nella collana di poesia Opera Prima, diretta da Flavio Ermini.