Del tutto, del niente
Quale luogo irrompe, con impeto dolente, nella raccolta Del deserto in cui Lina Salvi spalanca il suo orizzonte conoscitivo e poetico, con versi protesi, al limite del noto e del tangibile, nella loro necessità di dire?
Non il deserto vissuto attraversandone le geografie, l’autrice lo precisa in nota, né il deserto interiore di un sentire dilatato e disadorno. E neppure lo spazio che si fa metafora della sua infinitudine.
Un luogo, piuttosto, che realmente pretende di venire allo scoperto, nel pensiero e nel corpo dell’autrice, che fisicamente chiede di esistere nella sua voce e nella sua parola. E che si mostra nelle sue incursioni, in uno sguardo spaesato, nelle ferite del vivere, nei pensieri scomodi sul morire, nelle esperienze quotidiane, “dal deserto al tiglio del giardino”, fino a “quel gusto / di cenere del cielo, che è Milano”.
Soprattutto in una messa a nudo di sé, in cui il deserto incarna una tensione al vero, colto in un attimo a mezz’aria, nel percepire del luogo “l’ombra a un passo”, nel cercarne la faccia nascosta, “quasi un suo rovescio”, nel porsi sul crinale, “essere sul precipizio”.
E la parola che si mette a nudo, mentre consente al deserto di prendere voce, del deserto assorbe la violenza e l’incanto, la vitalità e l’assenza, oscillando tra i “versi cannibali” e i “nomi sconosciuti”, tra lo scrivere “per i morti / e per i vivi” e la scelta del silenzio. Poiché per Lina Salvi “ogni parola / può essere sepolta, dimenticata, / ogni parola potrà il tutto, sarà il niente”.
*
Del deserto non ho voglia
della sua violenza calma
cavalcate ai margini del cielo,
nel deserto già ci sono:
ahlan wa salan°,
nel deserto popolato di uomini
buie città, annuvolate,
assediate di ogni specie animale,
alberi con rami tondi, bocche infuocate.
Della tundra, nel polare,
che dico? Se non quel volteggiare
in aria, terra, affondare
il piede in una zolla
del viaggiatore la sua ombra
così lunga, così distante.
° (saluto di benvenuto)
*
Con palle di fuoco ho assaltato una rocca, con le parole di Emily D. con il fucile carico, l’allegro-malvagio mantiene il suo scrigno, non so cosa cercare in strade di eterni carnevali, signori impazienti nonostante le rose, per cellule anomale. Tende di lana scura punteggiate, sete, tempesta di sabbia, vigile rassegnazione, sul bordo inferiore del labbro, quel sorriso dolcemente a scavalco, dal deserto al tiglio del giardino. Nell’inverno uno sterco di animale, inclinazione alla verità puntuale. * Del deserto l’ombra a un passo senza sosta in un caravanserraglio, un ronzio di pace la melodia dai Cafè Anatolia, un canto levantino per una rotta impropria, seguirà dal nero infinito e chi fotografa teste, un fucsia legato alle stelle, dei fianchi non immobili dormono in luce piena. * Sono scesa sul fiume ad aspettare che l’acqua si placasse e il vento tutto, onda, onda d’urto mio corpo, e abbiamo parlato d’altro del nero infinito, di tecnica mista su faesite, paesaggi che vedrai, senza titolo. * 4 gennaio 2014 commuove e tinge di bianco un bosco, la neve può dire il gelo, dei visi morti. Non voglio dire niente, ogni parola può essere sepolta, dimenticata, ogni parola potrà il tutto, sarà il niente. Lina Salvi nasce a Torre Annunziata nel 1960, vive e lavora in provincia di Lecco. In poesia ha pubblicato, oltre che sulle seguenti riviste letterarie: La Mosca di Milano, Il Segnale, Gradiva, le seguenti raccolte: Negarsi ad una stella, Dialogolibri, Olgiate Comasco, 2003, con prefazione di Giampiero Neri, Abitare l'imperfetto, La Vita Felice, Milano, 2007, vincitrice del Premio Donna e Poesia 2007, Socialità (Edizioni d’if, Napoli , 2007- Premio Miosotis). Nel 2010, con la raccolta Dialogando con C.S., ha vinto il Premio Sandro Penna per inediti, pubblicata a cura del premio nel 2011 dalle Edizioni della Meridiana di Firenze, con prefazione di Elio Pecora; Lettere Dal deserto, con un’incisione di F. Giudici, per la collana Fiori di Torchio, curata dal Circolo Seregn De la Memoria, Seregno 2014; Del Deserto (Puntoacapo 2017- Finalista Premio Letterario Internazionale Città di Como, 2° Premio Città di Umbertide 2017). È presente in diverse rassegne antologiche, tra cui la recente Il Rumore delle Parole, a cura di G. Linguaglossa, Edilet, Roma 2015; Poezia edita a Bucarest (Romania), SUD – I POETI (MACABOR EDITORE), ed è risultata vincitrice del Premio Astrolabio 2016 per inediti.
La neve non è per chi non c’è più,