L’eco del prima
Sono in effetti residui, lasciati scoperti nel loro essenziale esporsi, i testi di Avanzi Nudi. Alessandro Mazzi vi esprime la tensione e la nostalgia verso un prima intenso e significante e insieme l’orfanità della condizione attuale. Un tornare indietro: all’alba del mondo, anche se vi restano solo silenzi corrosi; all’evoluzione della specie, benché sia perduta la forma originaria; all’anteriore rispetto a sé, a quella tribù lasciata prima della nascita. A un’unità perduta. A un’identità smarrita.
Una messa a nudo dell’esistere colma i versi, benché la parola tenti di tornare alle sue origini: al silenzio che la precede. E benché non possa non manifestare la sua afasia a dire, soprattutto rispetto alle possibilità di ricomporre l’identità perduta e di trovare unità nell’altro.
Cosa resta allora, di tutto quanto aveva senso e appartenenza? Cosa sopravvive? Il dolore del vivere, innanzitutto, comune a cose e viventi. Le fratture e le frantumazioni subite. E una speranza: “Sfiorare l’altrove / coi rigonfi del vivere”.
O con la parola: in fondo Alessandro Mazzi dà ancora credito al dire, non nella sua pienezza - la pienezza è del silenzio, così come dell’unità originaria - ma negli avanzi che lascia affiorare, nei residui a cui può dare ancora voce, fossero solo echi di incontri, sonori di corpi, “memorie / cantate al mare”.
1
Non c’è più un mondo
ma un tempo che scalda
la siepe,
rovinose vene ramificano
sugli scogli del dolore,
scaviamo un silenzio eroso
gettato in un vaso
di foschia
4
Suonano l’aria i corpi,
piovono le memorie
cantate al mare,
una torre di pietre
unisce cielo e terra,
l’asse delle schiene
sfiora il pelo
dell’anima tigrata
7
Di tanti mari piangiamo
le acque nelle acque,
avessimo una proboscide
saremmo animali saggi?
Sfiorare l’altrove
coi rigonfi del vivere,
nostalgia della coda
noi primati
11
In me combatto
la parola e il silenzio,
l’una mi vuole cantore,
l’altro confessore.
Non sono gemelli?
Il poeta è finzione
del muto.
17
Costretto a vivere
rinascite su rinascite,
cerco maestri negli alberi
e padri nelle onde,
questo è il dolore
degli orfani
19
Cos’è quella differenza
che permette la comunione
ma accenna appena
all’identità?
Anche volessi
non saprei nominarla
Alessandro Mazzi nasce a Pompei il 17 Aprile 1990. Si laurea in Estetica all’Università “L’Orientale” di Napoli con una tesi originale su Hölderlin e il Taoismo, sotto la supervisione del prof. Giampiero Moretti. Dopo un periodo in Islanda, continua lo studio della filosofia e delle scienze pure all’Università di Urbino, dove è attualmente laureando. Collabora con diverse testate online, tra cui La Tigre di Carta e L’Indiscreto, e tiene seminari filosofici all’università.