Sono minimi ma non trascurabili eventi questi trascritti da Alberto Mori, appunti di un quotidiano che registra piccoli, continui, significativi scarti di varia geometria vitale.
Sono fotogrammi che si spalancano in paesaggi o, più spesso, dilatano piccoli particolari e curiose apparizioni visive, catturando in contrappunto bisbigli, fruscii, movenze…
Sono fotogrammi che generano soste e attese. Sono gesti-ideogrammi a frugare dentro pieghe
d’ odori, frasi che rigano la luce, coni d’ombra, perimetri a macchia, gocce sospese per un attimo.
Sono fotogrammi come rinnovati risvegli dell’occhio e della parola, quando il cortocircuito sguardo-suono-mano-pensiero riflette, per un attimo, nel frammento, qualcosa di compiuto.
*
Fra due rettangoli bianchi
un suono elettronico
varia geometria vitale
*
Il passaggio del suono
sale acuito
In modulato debole
si spegne
Il fischio resta aperto
nell’aria della pioggia finita
*
Oltre
Vicino al binario
Vede scavo concluso
Una base cubica
Qui il palo sale liscio nella luce
*
Riassetto tenue
Neppure nulla immagina
Alberto Mori, poeta e performer, ha sperimentato l’interazione di diversi linguaggi artistici: poesia sonora e visiva, installazione, video e fotografia. Numerose le pubblicazioni editoriali, tra le più recenti Canti digitali (2015), Quasi partita (2016), Direzioni (2017).