Nell’alternarsi di sé
Quali movimenti del pensiero e del sentire dispiega Daria De Pellegrini in Altalena sui larici? Nell’oscillare da una stagione felice a una spaesata, da momenti desideranti ad altri dolenti del proprio vissuto?
Un andare e tornare tra le memorie dell’infanzia e un presente smarrito, un affondare e riemergere tra gli scorci di una natura aspra e il rimpianto per le figure parentali, un altalenare di sentimenti tra sfide e rapine, aperture e ferite, come fioriture precoci o tardive.
La spinta che si prendeva sui rami dei larici per lanciarsi in volo e poi tornare, finendo spesso rovinosamente a terra, non appare solo un ricordo di giochi d’infanzia: i versi sono tutti attraversati da questa tensione, nel desiderio di alzarsi in volo, come a inseguire “un corpo vivo di donna” e insieme dalla necessità di riportarsi al punto di partenza “per restituirmi a me stessa / tornando”. E, ancora, dal continuo franare, compiere il movimento sbagliato, venire sbalzati a terra. Esemplificati anche dalla rapina dei frutti, dalla presenza rapace della “morte che dura e respira”.
E non solo: l’altalenìo colma i testi del suo movimento, nell’oscillazione del ritmo e dei versi, attraversati da continue cesure grafiche a rimarcare la caduta, lo spezzarsi del dire. In una spinta poi, di nuovo, tesa a ritrovare parole sospese, mezze frasi che Daria De Pellegrini definisce “un lavoro incompiuto”, nella sua sofferta e desiderante sfida poetica: quasi una fioritura fuori stagione. O meglio: in una “quinta stagione”.
Da: LA QUINTA STAGIONE
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è la nostra quinta stagione / io
lei / le zanzare / nessun altro ad agosto
in giardino / il caldo / troppo / strappa
vive le foglie dei pioppi / vago il gesto
dal petto alla fronte / scomposta poi
la mano rinuncia / invoca muta
il cristo che sa / com’era fiorire
e vedersi prendere i frutti
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inatteso / un guizzo di serpe increspa
lo stagno / vigile torna tra le alghe
lo sguardo / anche la voce ritrova
le sillabe / mezze parole fanno
quasi una frase / chiede scusa come
per un lavoro incompiuto
Da: ALTALENA SUI LARICI
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l’aria ha pensieri in forma di foglie
altalena sui larici fioritura
di abeti / frassino messo a frenare
la frana sotto il fienile / susini
insidiosi a scalarsi / non si dava
la grazia di arrivare ai frutti maturi
la strada ha disfatto il giovane
bosco che mio padre sognava
foresta / resta ramaglia / cortecce
ruvide e rughe scavate / eppure
continuo ragazza nel gioco / sfide
e pretese / incollare di resina
e miele la lingua al palato / spargere
arachidi sui sentieri dell’orso
amare la bestia che patisce la gabbia
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velenosa questa fioritura
ad ottobre / trattengo la lingua
nella chiostra dei denti / non dire
l’affetto / la pena
l’offesa / le voglie
altalena continua / colchico ha nome
il fiore tardivo / fiorisce sbagliato
sentendo febbraio
nella brina d’autunno
Da: ALLA PORTA DEL SONNO
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anima di avanzi di stoffa / inseguo
un corpo vivo di donna / nel grigio che sale da terra a spegnere la fiducia dell’alba / viene radente dalla palude uno stormo di uccelli / non aveva segnali tra gli equiseti il pozzo scavato di frodo Daria De Pellegrini è nata a Falcade (Belluno) nel 1954. Ha insegnato Italiano e Storia negli Istituti Tecnici dal 1976 al 2014 (nel quinquennio 2003-2008 in un liceo tedesco). È autrice di romanzi (tra gli altri La locanda dei folli, Campanotto 1994, Fiorenza, Mobydick 2002, Ragazzi nel Bosconero, Mobydick 2002, e Marion, Nuovi Sentieri Editore 2011) e di racconti (con Se fu tuo destino ha vinto il Gran Giallo Città di Cattolica nel 1998, con Nelle case dei Dorf il Premio nazionale letteratura per l’infanzia “Sardegna” nel 2005, con Das Ersatzkind il Premio Frontiere-Grenzen nel 2017). Occasionalmente ha scritto testi poetici nel ladino-veneto arcaico del suo paese natale, vincendo diversi premi, tra cui nel 2015 il “Premio Città di Corridonia” e il Premio “Poesia senza confine” di Agugliano E appunto dal 2015 scrive poesie in italiano. Con la silloge inedita Fare il pane ha vinto la Sezione Poesia del Premio “Leone di Muggia” nel 2016. Con la prima raccolta Spigoli vivi (Interno Poesia Editore 2017, prefazione di Franca Mancinelli) si è classificata al terzo posto al Premio Nazionale di Poesia “Luciana Notari” e ha vinto il Premio di Poesia “Città di Legnano – Giuseppe Tirinnanzi”.